Danilo Taino, La Lettura 18/9/2016, 18 settembre 2016
SESSANTA BANANE ALL’ANNO PER OGNI ITALIANO
Un italiano in media mangia ogni anno 60 banane. Con una produzione interna praticamente nulla (è un frutto che ha bisogno di un clima tropicale, anche se sono state avviate piccole coltivazioni in Sicilia), per soddisfare gli appetiti nazionali bisogna ricorrere all’estero: per questo vengono importate tra le 650 mila e le 700 mila tonnellate di banane all’anno, con una spesa di circa 300 milioni di euro. Più dell’80% delle banane presenti sulle nostre tavole proviene da tre Paesi: Ecuador, Colombia e Costarica. Poco arriva dall’India, che da sola produce quasi un quarto delle banane del mondo, perché i consumi interni ne assorbono la quasi totalità, e solo negli ultimi anni sono riprese le esportazioni dalla Somalia, fornitore privilegiato degli italiani per decenni. Con l’eccezione di qualche specialità di nicchia e molto delicata che vola in aereo, le banane viaggiano in nave. Sono per la quasi totalità frutti della varietà Cavendish, che ha soppiantato la Gros Michel, decimata negli anni Cinquanta dal cosiddetto «fungo di Panama». Arrivano nei negozi gialle ma partono verdi, ancora acerbe. Peculiarità della banana è la possibilità di indurne la maturazione a migliaia di chilometri dalla raccolta. Ma per poterne avviare il commercio è stato necessario aspettare che verso la fine dell’Ottocento venissero introdotti mezzi di trasporto adeguati a impedire che i frutti marcissero durante il viaggio. Adesso le banane vengono inserite, separate per evitare danni con gli urti, in container refrigerati e trasportate fino alle «navi bananiere», che assicurano costanti condizioni di ventilazione, umidità e temperatura (intorno ai 14 gradi). L’inibizione della maturazione e quindi la sua riattivazione attraverso un trattamento con etilene, gas che anche le banane emettono naturalmente, permettono che arrivino nelle condizioni migliori per la vendita.