Alex Frosio, La Gazzetta dello Sport 20/9/2016, 20 settembre 2016
IL SASSUOLO È DI POLITANO
E adesso come si fa, senza Domenico Berardi? Se lo sono chiesti in tanti quando, nei minuti finali del match con il Pescara, il super-talento del Sassuolo è rimasto a terra dopo un contrasto con Cristante. Fin lì, il 25 aveva vissuto e aveva fatto vivere ai tifosi neroverdi un’estate esaltante: 6 partite, 7 gol, un assist, la qualificazione ai gruppi di Europa League, persino le polemiche per la mancata convocazione con la Nazionale maggiore. E adesso come si fa, senza Berardi? La risposta è stata semplice e immediata: si fa con Matteo Politano, che di Berardi sembra sempre più la controfigura. E così Eusebio Di Francesco può aspettare con più calma e tranquillità il rientro del suo uomo copertina. «L’assenza di Domenico pesa, anche se io e i miei compagni cerchiamo di non far pesare la sua mancanza», ha spiegato Politano dopo il successo sul Genoa. Per ora, ci stanno riuscendo piuttosto bene.
SIMILI Anche perché nel giro di quattro giorni, Politano ha fatto due cose alla Berardi. Contro l’Athletic Bilbao in Europa League movimento da destra verso il centro, poi controllo e sinistro rasoterra all’angolino. Tre a zero ai baschi. Contro il Genoa, invece, si è incaricato di uno dei compiti che di solito toccano al 25 neroverde: il calcio di rigore. Eseguito e trasformato con freddezza e precisione: uno a zero e partita svoltata. Il confronto ravvicinato tra Politano e Berardi ha ragione di esistere non soltanto per il medesimo ruolo, largo a destra per due giocatori entrambi di piede mancino. In campionato concludono con la stessa frequenza (tre tiri a partita) e con la stessa precisione (67%) ma Domenico resta superiore per numero di occasioni create (2,5 a 1) e per l’efficacia del dribbling (Politano ne sbaglia il doppio). Ma del resto Berardi è al top del ruolo e resta insostituibile perché è uno di quei giocatori capaci di cambiare la partita in qualsiasi momento, Matteo è ancora in fase di evoluzione. E all’inizio della stagione era stato impiegato come sostituto di Nicola Sansone, passato al Villarreal, quindi a sinistra, con Berardi al solito posto a destra. E già s’era visto che la cosa poteva funzionare, anche se Di Francesco ama schierare le ali con il piede buono verso l’interno, perché così possono andare più facilmente al tiro. E s’era già visto che dopo un anno di apprendistato (solo 11 volte da titolare nella scorsa stagione, 28 presenze totali e 5 gol) il posto da titolare non gli sarebbe pesato.
MATTEO SA C’entra il talento ma c’entra forse di più il lavoro di Di Francesco. Cresciuto alla valente scuola tecnica della Roma e passato da Pescara, due posti dove la tecnica viene coltivata come una preziosa orchidea, a Sassuolo Politano è entrato all’università della tattica. «Matteo è con noi da più di un anno ormai e conosce bene quello che voglio io», ha raccontato il tecnico neroverde paragonandolo agli altri due esterni impiegati contro il Genoa, Ragusa e Ricci, che invece hanno appena iniziato il processo di educazione. E quello che vuole Di Francesco sono quei movimenti dal centro verso l’interno, per inserirsi tra le linee e attaccare la porta. «Ai cross devono pensare i terzini e le mezzali allargandosi», aveva spiegato Di Francesco in Gazzetta. Aggiungendo: «Berardi è il numero uno nell’interpretazione dei movimenti. E Sansone viene subito dopo». Uno non ce l’ha più perché è andato in Spagna, l’altro non l’ha avuto per qualche partita perché si è infortunato. Ma tanto si è capito come si fa, no?