di Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 18/9/2016, 18 settembre 2016
SOLE 24 ORE, LA MAXI-PERDITA CHE MINACCIA CONFINDUSTRIA
L’appuntamento per la resa dei conti è già fissato per giovedì prossimo, 22 settembre, alla riunione del consiglio direttivo della Confindustria. Il presidente Vincenzo Boccia ha scelto la strada della voluntary disclosure: a nove anni dalla quotazione in Borsa del Sole 24 Ore per la prima volta gli industriali si sentiranno raccontare – a porte chiuse – la verità sui conti del loro prestigioso quotidiano. Boccia, che pure è uomo prudente, non poteva far altro dopo che l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio gli ha presentato la sua diagnosi. Del Torchio, entrato solo tre mesi fa al posto di Donatella Treu, ha trovato nei conti del Sole 24 Ore le classiche cose che “voi umani non potete nemmeno immaginare”.
I conti semestrali, la cui approvazione è stata rinviata al 30 settembre con un comunicato che lasciava presagire tempesta, presentano, stando alle indiscrezioni di queste ore, una perdita di 30 milioni di euro. L’anno scorso la semestrale si era chiusa con un rosso di 8 milioni, ma a fine 2015 la perdita era esplosa a 24. Stavolta Del Torchio, dicono nei corridoi aziendali, vuole scrivere nella semestrale una previsione per fine anno più contenuta, con una perdita di 45 milioni su tutto il 2016 contro i 30 per sei mesi.
Non avrebbe alternative. Il patrimonio netto (capitale sociale più riserve) del Gruppo Sole 24 Ore, eroso da un’emorragia mai fermata dalla quotazione, è sceso a 80 milioni e non è più in grado di sostenere il peso di perdite così elevate.
L’operazione verità decisa da Boccia porta al massimo la tensione dentro il Sole 24 Ore e nella stessa Confindustria. Del Torchio sta facendo le bucce alla gestione della Treu, e ha fatto capire di non escludere di chiederle conto nelle forme dovute di alcune scelte poco comprensibili. Ma nel clima incandescente sono coinvolti il direttore del quotidiano confindustriale Roberto Napoletano, l’ex presidente della società editrice Benito Benedini e il suo successore Giorgio Squinzi, che da presidente di Confindustria aveva benedetto la filiera Benedini-Treu-Napoletano.
In particolare venerdì è esplosa la grana della super buonuscita (si parla di 4 milioni di euro) riconosciuta al direttore con una lettera firmata dal solo Benedini il 3 febbraio 2015 . Dopo tre mesi di braccio di ferro Del Torchio ha ottenuto da Napoletano la rinuncia a quel privilegio “per sensibilità a fronte della situazione economica della società”.
La mossa di Del Torchio conferma l’orientamento di arrivare in tempi rapidi alla nomina di un nuovo direttore. Del Torchio addebita a Napoletano la responsabilità di aver gestito, in stretta collaborazione con la Treu, l’operazione degli abbonamenti digitali multipli venduti a una misteriosa società di Londra e che sono stati censurati dall’Ads (Accertamento diffusione stampa) come un modo di dopare i dati diffusionali del giornale, e con essi il prezzo di vendita delle pagine pubblicitarie. La perdita di 30 milioni in sei mesi indicata da Del Torchio è il risultato di una verifica dei conti e delle spese della gestione precedente, i cui risultati sono apparsi così imbarazzanti da indurre lo stesso Del Torchio a segretarli.
Napoletano venerdì stesso ha spiegato alla redazione che quella garanzia gli era stata riconosciuta dall’allora presidente dopo che la modifica del contratto giornalistico aveva ridotto il massimo delle mensilità di indennità (da 32 a 20) riconosciute ai direttori in caso di licenziamento senza giusta causa. Queste sono le delizie che ci riserva la Confindustria: prima predicano l’inevitabile compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori, poi ottengono contratti di lavoro peggiorativi delle condizioni dei loro dipendenti, operai o giornalisti che siano, però proprio a chi si è maggiormente distinto nella predica sul rigore (per gli altri) si restituisce sottobanco ciò che si è tolto a tutti.
Altra delizia. Quotano in Borsa il Gruppo Sole 24 Ore, si fanno dare 250 milioni da 27 mila malcapitati risparmiatori e dal quel giorno il Sole perde sempre e usa i soldi chiesti alla Borsa per tappare i buchi dell’allegra gestione e i mega stipendi dei direttori maestri nelle prediche sul rigore. Oggi quei 27 mila risparmiatori hanno perso il 90 per cento del loro capitale, e il Sole continua a fare la predica sugli sprechi del settore pubblico e delle municipalizzate. Adesso pare che Del Torchio abbia scoperto che il Sole è la municipalizzata personale di lorsignori. A spese degli altri, naturalmente.
di Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 18/9/2016