Vittorio Malagutti, l’Espresso 18/9/2016, 18 settembre 2016
COSI’ I CLUB DEL CALCIO HANNO FATTO IL BUCO NEL PALLONE
Peggio dei guai col fisco. Peggio della lite infinita con Antonio Cassano. E peggio perfino della sconfitta su rigore con la Roma alla terza di campionato. Per il patron della Sampdoria, Massimo Ferrero, è appena arrivato da Londra un filotto di brutte notizie che mette a rischio l’equilibrio dei conti, già piuttosto precario, della squadra genovese.
Il problema si chiama Gable, una piccola compagnia di assicurazioni in gravi difficoltà finanziarie. A tal punto che lunedì 12 settembre la società ha annunciato l’intenzione di ritirarsi dalla Borsa inglese. Niente a che fare con l’Italia, a prima vista, se non fosse che Ferrero, e come lui molti altri patron del calcio nostrano, sono costretti a seguire con grande attenzione i prossimi sviluppi della Gable story.
Il motivo di tanto interesse sta scritto in un file di documenti riservati che "l’Espresso" ha potuto consultare. Le carte dimostrano che almeno un terzo delle 60 squadre di Lega Pro, la vecchia "serie C", ha potuto iscriversi al campionato grazie alle garanzie, in gergo tecnico fideiussioni, siglate nel giugno scorso dalla compagnia che ora si trova sull’orlo del fallimento. I contratti, regolarmente depositati in Federcalcio, riguardano anche club dalla lunga e blasonata storia come Mantova, Modena Reggina e Venezia. Tutti si sono affidati a Gable, per un totale di 20 polizze del valore di 350 mila euro ciascuna. E secondo indiscrezioni l’elenco dei clienti comprende anche alcune società di serie B. Tra queste c’è di sicuro il Bari.
La Sampdoria ha invece bussato alla società quotata a Londra per ottenere una garanzia sui debiti del calciomercato che ammontano in totale a circa 12 milioni di euro. Nessun segreto, sta tutto scritto nel bilancio 2015 della squadra blucerchiata, pubblicato nelle settimane scorse. La società di Ferrero, meglio noto al grande pubblico come "viperetta", non se la passa molto bene. L’anno scorso, l’aumento di oltre il 50 per cento dei ricavi complessivi, grazie alla crescita dei proventi da diritti tv e alla vendita di calciatori come Manolo Gabbiadini, non è bastato per raggiungere il pareggio nei conti, chiusi in perdita per oltre un milione. Eppure, ad alleggerire il passivo, erano anche arrivati proventi straordinari per circa 8 milioni sotto forma di indennizzo pagato dai precedenti proprietari della squadra, i petrolieri Garrone.
Adesso per Ferrero arriva la grana supplementare delle fideiussioni della Gable, una compagnia d’assicurazioni che corre da sempre sul filo del rasoio, sospesa tra la City di Londra e il mondo offshore. Gable holding, capofila del piccolo gruppo finanziario, batte bandiera di un paradiso fiscale caraibico, le Isole Cayman. La società che vende le polizze, invece, ha uffici a Londra ma la sede legale si trova a Vaduz, in Liechtenstein, minuscolo principato alpino notoriamente non proprio all’avanguardia in fatto di trasparenza.
In Italia però, gli organi di controllo della Federcalcio (Figc) non hanno avuto nulla da obiettare di fronte alla proliferazione di polizze targate Gable. «Tutto regolare», è stato il verdetto di luglio al termine dei controlli di rito. Eppure, già a maggio, la compagnia aveva lanciato un primo segnale d’allarme correggendo al ribasso le anticipazioni sui risultati del 2015 pubblicate a fine marzo. Giusto un paio di mesi dopo si è scoperto che il bilancio dell’anno scorso è andato in perdita per 25 milioni di sterline, quasi 30 milioni di euro, con mezzi propri ridotti al lumicino: circa 3 milioni di sterline (3,5 milioni di euro). Per tirare avanti, il piccolo gruppo assicurativo ha quindi bisogno urgente di nuovi capitali.
La ricerca di finanziatori è in corso da mesi, per ora senza successo. E allora i conti restano in bilico. La compagnia ha di fatto interrotto l’attività commerciale, quindi non venderà nuove polizze, anche se dichiara di essere in grado di onorare gli impegni con gli assicurati. Sul mercato però la fiducia è al minimi, come dimostra il prezzo di Borsa del titolo Gable, crollato del 90 per cento nell’arco di un anno, da 24 a 2 sterline. A questo punto nel mondo del calcio molti si chiedono quale valore possano avere le garanzie prestate da una società con i conti così disastrati.
D’altronde Ferrero e gli altri patron del pallone nostrano camminano sulle sabbie mobili. Non sono molti gli operatori finanziari disposti a firmare fideiussioni a favore di squadre di calcio, soprattutto quelle delle serie minori. Da anni la Lega Pro deve fare i conti con i guai di bilancio di decine di squadre. In estate ben 12 club hanno dato forfait o sono stati esclusi d’autorità ancora prima dell’inizio del campionato. In luglio è così partita la corrida dei ripescaggi con l’obiettivo di formare i tre gironi regolamentari da venti squadre ciascuno. Le norme federali impongono una fideiussione da 350 mila euro per accedere al torneo di Lega Pro, che diventano 800 mila per la "B". Sono poi previste garanzie supplementari per le società che non rispettano alcuni parametri di bilancio come per esempio quelli che riguardano il rapporto tra i ricavi e il costo del lavoro, cioè gli ingaggi dei calciatori.
Per presentarsi con le carte in regola alla scadenza di fine giugno, i manager di molte squadre hanno dovuto fare i salti mortali. A volte, come per esempio nel caso del Pisa, l’ammissione al campionato di "B" è stata raggiunta solo in extremis a metà luglio dopo un primo verdetto negativo. La ricerca di un garante si sarebbe rivelata ancora più difficile se l’anno scorso l’Antitrust non avesse ribaltato una precedente delibera della Figc che aveva ristretto alle sole banche la possibilità di emettere fideiussioni a favore di squadre di calcio. Risultato: dal 2015 anche le compagnie di assicurazioni e le altre società finanziarie autorizzate da Bankitalia possono avallare gli impegni dei club per l’iscrizione al campionato.
Liberi tutti, allora. E a quanto pare la Gable ha fatto da mattatore sul mercato del pallone, dove pure sono attive altre compagnie semisconosciute come la Elite Insurance di Gibilterra o la bulgara Nadejda. I prodotti dell’assicurazione con sede a Vaduz sono stati acquistati da decine di squadre anche grazie all’intervento di intermediari italiani. Tra questi ha svolto un ruolo importante la Essebi srl, minuscola società (solo 10 mila euro di capitale sociale) fondata a Roma a gennaio del 2015 da un imprenditore di Eboli, Emilio Vignola De Martino.
Fin da principio, non tutto è filato liscio. A luglio la Guardia di Finanza si è presentata nella sede del Bari per verificare l’autenticità della fideiussione siglata dalla squadra pugliese con Gable. A gennaio infatti un comunicato dell’Ivass, l’ente di controllo sulle assicurazioni, aveva segnalato che circolavano "polizze fideiussorie contraffate" intestate alla compagnia quotata a Londra. «Il nostro contratto è autentico», rispose a suo tempo un portavoce del Bari.
Del resto, proprio in quei giorni, la squadra pugliese aveva già ottenuto il via libera della Federcalcio per l’iscrizione al campionato di serie B. A quanto sembra, però, a Roma nessuno si era accorto che la Gable rischiava seriamente di affondare. Con tanti saluti al calcio italiano.