di Luciano Mondellini, MilanoFinanza 17/9/2016, 17 settembre 2016
MARCHIONNE D’ORIENTE
Sergio Marchionne e John Elkann sembrano ormai aver indirizzato verso l’Estremo Oriente il dossier-alleanze dell’intera galassia che fa capo a Exor. Mentre resta immutato l’interesse per Magneti Marelli (società controllata da Fca) da parte del colosso coreano dell’elettronica Samsung (guidato da Jae Yong Lee, che siede come membro indipendente nel cda della stessa Exor), nel corso dell’ultima settimana è emerso chiaramente che i vertici del Lingotto in questa fase stanno guardando soprattutto all’area Asia-Pacifico per fare affari. Anche perché sanno bene che, con le Americhe e l’Europa ben presidiate, il continente asiatico è il mercato dove Fca (ma anche Cnh Industrial) appare più in ritardo rispetto ai principali concorrenti.
A dare il via alle danze nei giorni scorso è stata Cnh Industrial: il gruppo dei camion e dei macchinari agricoli lunedì 12 ha siglato un’alleanza strategica decennale nel campo dei mini-escavatori con Hyundai Heavy Industries, colosso coreano dell’industria pesante. In base all’intesa le due aziende beneficeranno di sinergie nello sviluppo di prodotto, nell’approvvigionamento e nella produzione, oltre che di possibili opportunità future per quanto riguarda motori e trasmissioni. Inoltre Cnh Industrial avrà l’opportunità di produrre modelli di mini-escavatori fino a 5 tonnellate nei propri stabilimenti. In tal modo, quando l’intesa con Hyundai verrà completata, l’offerta di Cnh Industrial presenterà una gamma che coprirà tutte le fasce di mercato. Sul mercato poi non è mancato chi, facendo balenare suggestioni da m&a, ha sottolineato che Hyundai Heavy Industries non è una società qualunque ma una casa automobilistica, al pari del Lingotto. L’azienda coreana infatti è legata al processo di ristrutturazione e separazione per settori della conglomerata Hyundai, processo che negli anni ha prodotto le seguenti aziende operative: Hyundai Heavy Industries, Hyundai Development, Hyundai Department e Hyundai Marine and Fire Insurance. E soprattutto Hyundai Motor Group, tra le principali case automobilistiche a livello mondiale tramite i marchi Hyundai e Kia.
La notizia più intrigante però è arrivata a metà settimana da Pechino, dove il Lingotto ha avviato colloqui con una delle maggiori case automobilistiche cinesi, ossia Baic (Beijing Automotive Industry Holding Company), per capire se esiste la possibilità di mettere in piedi una joint venture nel Paese asiatico. La trattativa è ancora in uno stadio embrionale ma l’intento strategico è già evidente: contribuirebbe infatti a ridurre notevolmente il ritardo di cui ancora soffre il Lingotto nei confronti dei principali concorrenti in Cina, ovvero il maggior mercato automobilistico del mondo. Nel Paese asiatico infatti il Lingotto è presente soprattutto attraverso la joint venture con Guangzhou Automobile Group, che produce per il mercato locale la Jeep Renegade, la Fiat Viaggio e la Fiat Ottimo. Si tratta di un’alleanza siglata nel 2010 ma che soltanto negli ultimi tempi ha cominciato a dare risultati apprezzabili; le vendite di veicoli della jv sono infatti quasi quadruplicate a 75.834 unità nei primi sette mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2015, secondo i dati della China Association of Automobile Manufacturers. Inoltre l’anno scorso l’intesa è stata ampliata alla produzione della Jeep Cherokee nell’impianto di Changsha, nella provincia di Hunan.
Detto questo, va comunque sottolineato che il ritardo in Cina del Lingotto nei confronti dei concorrenti (e in particolar modo delle grandi case tedesche) è ancora notevole e un eventuale accordo con Baic avrebbe un grande valore strategico. Marchionne però sa bene che una mossa del genere va valutata con estrema attenzione. La legge cinese infatti da un lato permette alle case automobilistiche straniere di siglare joint venture con partner locali per la produzione a livello locale in modo da evitare pesanti tasse di importazione (il tutto con l’obiettivo di stimolare il trasferimento tecnologico e il know-how operativo), dall’altro lato però vieta alle case straniere di essere coinvolte in due accordi contemporaneamente. Pertanto, se l’operazione Baic dovesse realizzarsi, Marchionne avrebbe esaurito il proprio spazio di manovra in Cina. Perciò appare improbabile una decisione a breve termine, tanto più che le negoziazioni con Baic (che già produce per il mercato cinese veicoli per Daimler e Hyundai) si trovano a uno stadio talmente iniziale che non sarebbero ancora stati avviati nemmeno i colloqui in merito ai modelli da produrre e ai progetti da avviare. Al proposito va comunque rilevato che sul mercato si ipotizza che i colloqui possano vertere intorno alla produzione di un paio di autovetture, la Dodge Dardo e la Chrysler 200, dopo che la produzione negli Stati Uniti è stata fermata per reindirizzare la capacità produttiva verso i Jeep suv e i camion pick-up.
Intanto, come accennato, sullo sfonda resta l’interesse di Samsung per la Magneti Marelli. Un interesse emerso quest’estate e portato avanti da un manager come Jae Yong Lee, che gode di grande stima da parte di John Elkann non solo per il suo lavoro di amministratore indipendente nel board di Exor. Marchionne ha comunque fatto sapere che qualsiasi decisione su Magneti Marelli verrà presa in base soltanto a ragioni strettamente industriali a prescindere quindi dagli ottimi rapporti che intercorrono tra il numero uno di Samsung e la famiglia Agnelli-Elkann. Allo stesso tempo il manager italo-canadese ha dichiarato che ci sono numerosi pretendenti all’acquisto della società attiva nella componentistica, lasciando intendere che Magneti Marelli potrebbe essere nel mirino dei grandi fondi di private equity. In realtà, secondo quanto trapela, al Lingotto preferirebbero (sempre ammesso che Magneti Marelli verrà poi ceduta) un operatore industriale. In particolare, secondo alcuni osservatori, Magneti Marelli avrebbe al suo interno alcune attività, come quelle dell’illuminazione e della raccolta dati, che potrebbero rappresentare una chiave importante per consentire al gruppo Fca di siglare alleanze strategiche. Soprattutto con le aziende hi-tech, tipo Google o Apple, in un settore che sembra andare sempre più velocemente verso l’auto interconnessa.
di Luciano Mondellini, MilanoFinanza 17/9/2016