di Stefano Feltri e Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 16/9/2016, 16 settembre 2016
“NOMINE ILLECITE” MA IN RAI NESSUNO RISCHIA IL POSTO
Ora tocca alla Corte dei conti del Lazio e al ministero dell’Economia pronunciarsi sulle nomine irregolari alla Rai, tra queste anche quella del conduttore di Politics su Rai3, Gianluca Semprini. Come anticipato ieri dal Fatto, l’autorità Anticorruzione (Anac) guidata da Raffaele Cantone ha terminato la sua analisi, dopo gli esposti dell’Usigrai, il sindacato della tv pubblica, e ha mandato in viale Mazzini un giudizio molto duro: “carenze formali e sostanziali” per 11 procedure su 12 di nomina completate dopo l’entrata in vigore del Piano per la trasparenza 2016-2018 della Rai, soltanto per una di queste procedure è stato usato il job posting, cioè la richiesta di candidature interne. Il capo della sicurezza Genséric Cantournet è stato selezionato dalla società di cacciatori di teste del padre. E non bastano le rassicurazioni dell’azienda sull’imparzialità della procedura, osserva Cantone, serve una “terzietà” oggettiva rispetto ai concorrenti.
L’Anac non manca di apprezzare gli sforzi della Rai per recepire le nuove norme sulla trasparenza e la corruzione, ci sono anche gli economi a Nicola Cerino, il responsabile Rai in materia. E il nuovo piano di trasparenza che la Rai si è data a febbraio per il triennio 2016-2018 è molto stringente. Il problema è che l’amministratore delegato Antonio Campo Dall’Orto non l’ha rispettato.
L’ad ha nominato dall’esterno 21 dirigenti, 12 di questi dopo l’entrata in vigore delle nuove norme anti-corruzione che la Rai si è imposta. In teoria la Rai, che ha 13mila dipendenti, deve giustificare in modo dettagliato perché assume dirigenti dall’esterno. Invece, si legge nel documento dell’Anac, le motivazioni riportare nelle procedure sono di questo tenore: “Profilo adeguato al ruolo e rispondente alle esigenze di esperienza, professionalità, in grado di fornire garanzie anche in relazione al rapporto fiduciario connesso al ruolo da ricoprire”. Che vuol dire tutto e niente.
Il punto è il “rapporto fiduciario”: si tratta in quasi tutti i casi di nomine scaturite dal rapporto diretto con Campo Dall’Orto e la compatibilità con il suo disegno aziendale (e il suo orizzonte politico, osservano i critici). Ma il problema è che la Rai stessa, nelle sue regole interne, si è imposta una trasparenza e una imparzialità della selezione che è incompatibile con la discrezionalità usata poi dal vertice. Un contrasto che si è visto nel caso della scelta di Gianluca Semprini: il direttore di Rai3 Daria Bignardi, la cui nomina rientra tra quelle censurate dall’Anac, vuole il giornalista di Sky per il nuovo programma Politics. Lui pone come condizione di avere un contratto a tempo indeterminato analogo a quello che lasciava, e gli viene data una posizione da caporedattore a Rainews24, anche se farà tutt’altro, cioè il conduttore. L’Usigrai ha avviato un contenzioso: i giornalisti devono essere assunti su proposta del direttore (Antonio Di Bella, in questo caso) e non paracadutati dall’azienda.
Quando il sindaco di Roma Virginia Raggi ha ricevuto il parere dell’Anac sul vizio procedurale nella nomina del capo di gabinetto dell’assessorato al Bilancio Carla Raineri, ha revocato l’incarico. Nel caso della Rai non sembra che succederà nulla di simile. “Per l’unica posizione che presenta caratteristiche di criticità l’azienda esaminerà a fondo la raccomandazione dell’Autorità”, dice la Rai in un comunicato. Che pare essere un riferimento al capo della sicurezza Cantournet. E ancora: “Sulle due ulteriori riferite irregolarità aprirà un confronto con l’azionista”, cioè il ministero del Tesoro. Le irregolarità riguardano in realtà 11 posizioni di vertice (tra queste la direttrice di Rai2 Ilaria Dallatana e quello di Raisport Gabriele Romagnoli). Ma il messaggio è chiaro: spetta al governo dire se devono dimettersi. E la risposta pare scontata.
C’è poi il più classico dei buoni propositi per l’avvenire: “Quanto alla necessità di migliorare gli strumenti e le procedure di analisi delle professionalità, la tracciabilità e chiarezza dei processi di selezione, l’azienda si impegna fin d’ora all’implementazione dei suggerimenti dell’Autorità, in particolare nella corretta definizione di utilizzo dello strumento del job posting”. Come dire: la prossima volta andrà meglio. Oppure basta fornire una “corrette definizione” di job posting che legittimi ogni discrezionalità nelle nomine.
di Stefano Feltri e Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 16/9/2016