Clara Attene, il venerdì di Repubblica 16/9/2016, 16 settembre 2016
LA HACKER TRANS DI TAIWAN CHE DIVENTA MINISTRO PER IL DIGITALE
A 35 anni, Audrey Tang, una programmatrice originaria di Taiwan, che si definisce «un’anarchica conservatrice», è prossima a diventare, dal primo ottobre, ministro per il Digitale del suo Paese. Il suo incarico sarà quello di dare più trasparenza all’operato del governo e di favorire lo sviluppo di una Silicon Valley asiatica focalizzata principalmente sullo sviluppo di applicazioni per l’Internet of Things, vale a dire sensori e programmi in grado di far parlare tra loro diversi dispositivi dagli usi più disparati, dalle macchine industriali ai telefonini, fino agli elettrodomestici di casa.
Audrey, nata Autrijus, ha cambiato sesso nel 2005 ed è «in pensione» da due anni: la sua carriera informatica è cominciata infatti a 12 anni, quando rientrata a Taiwan con i genitori dalla Germania, dove il padre era dottorando e studiava il movimento di Piazza Tienanmen, ha abbandonato la scuola, dove non riusciva a inserirsi, e ha iniziato a programmare a tempo pieno in linguaggio Perl. Tre anni dopo, con alcuni amici mette in piedi la sua prima startup, un motore di ricerca in mandarino per i testi delle canzoni, che sarà finanziata da Intel. E poi, via, una dopo l’altra diventa creatrice seriale di aziende informatiche di successo, che poi rivende, finché due anni fa non decide appunto di «andare in pensione». Ora lavora dalla sua isola come consulente di aziende come Apple, pagata in bitcoin, la moneta virtuale più diffusa sul web.
Nel frattempo, Audrey ha avuto modo di bazzicare in lungo e in largo la comunità informatica open source e nel 2102, insieme a un gruppo di hacker, inizia a lavorare a un progetto per rendere pubblici i dati di bilancio del governo di Taiwan, partecipando a un movimento che prende il nome di gOv.tw, e che riuscirà a coinvolgere nella raccolta dati circa novemila persone solo durante il primo giorno di attività del sito. Da lì a partecipare al Movimento dei Girasoli nella primavera del 2014, il passo è breve. Nato dalla protesta degli studenti contro un accordo commerciale con la Cina, che si sospettava potesse aumentare notevolmente l’influenza di Pechino sull’isola, il movimento occupa il Parlamento. La protesta è pacifica, ma spinge il governo a rinunciare all’accordo e porta a nuove elezioni. In tutto questo, Audrey e i suoi colleghi contribuiscono a creare una piattaforma di e-rulemaking, cioè di democrazia partecipativa. «Ci siamo ispirati a un progetto dell’università americana Cornwell» racconta Audrey «perché vogliamo che le persone non dicano semplicemente sì o no a una proposta di legge già fatta, ma siano loro stesse a proporre le idee su cui il Parlamento dovrà lavorare».
Dell’appellativo «conservatrice» apparentemente Audrey ha proprio poco, ma nella sua chiave di lettura l’aggettivo ha un senso: «Ho vissuto l’anarchia e l’utopia del Web fin dall’inizio, ed è questa anarchia che voglio conservare».