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 2016  settembre 15 Giovedì calendario

DA CAMORRISTA A INNOCENTE [Intervista a Stefano Graziano] – La ricerca è impegnativa. Il cellulare squilla una, due, tre volte di fila

DA CAMORRISTA A INNOCENTE [Intervista a Stefano Graziano] – La ricerca è impegnativa. Il cellulare squilla una, due, tre volte di fila. Alla fine risponde. La voce
è gentile ma non c’è nemmeno il tempo di dire buongiorno, l’interlocutore reagisce d’impeto: «Senta, io preferirei non parlare. Se vuole, ci vediamo pure, ma senza impegno». Perfetto. «Allora facciamo a casa mia all’ora di pranzo».
All’ingresso il primo pensiero va proprio alla casa. In fondo, per stabilire che Stefano Graziano non fosse un camorrista, sarebbe bastato visitare
la sua abitazione. Un piccolo trilocale senza lussi e sfarzi, al quarto piano di una palazzina anonima nel centro di Roma e, peraltro, privo di ascensore. Ci vive con la moglie Tiziana e la figlia di appena dieci mesi, Maria José, pelle chiarissima, due occhi color cobalto e sorrisi innocenti. Oggi, il 13 settembre, c’è pure la cognata. È un gran giorno e non solo perché Graziano compie gli anni. Il gip del Tribunale di Napoli, Laura Alfano, ha appena accolto la richiesta di archiviazione della Direzione distrettuale antimafia nei suoi confronti. Questo consigliere regionale e presidente (autosospeso) del Partito democratico campano per quattro mesi e mezzo è stato indagato per uno tra i più infamanti dei reati: il concorso esterno in associazione mafiosa. «Centotrentanove giorni di sofferenza, fango e silenzio, senza mai perdere la fiducia nella magistratura» commenta d’impatto lui, visibilmente emozionato, che si scioglie soltanto dopo aver ricordato un fatto: «Lei e Panorama, nonostante le distanze politiche, su di me siete stati gli unici a dimostrarvi graniticamente garantisti». Prima di parlare della sua vicenda giudiziarie, ho però un’altra domanda: perché proprio io? Perché sono qui, a condividere con voi momenti così intimi e importanti? Davvero non lo immagina? Lei e Panorama, nonostante le distanze politiche, su di me siete stati gli unici
a dimostrarvi graniticamente garantisti. Il garantismo non vale a giorni e personaggi alterni. O vale sempre o non vale mai. 
Dovrebbe valere sempre. Ricordo che la presunta Costituzione più bella
del mondo dispone che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. Nel mio caso è bastato un avviso di garanzia
per dipingermi come un criminale.
 La responsabilità è dei pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia?
 Proprio no. I magistrati hanno fatto pienamente il loro dovere. Davanti a un dubbio avanzato dalla polizia giudiziaria, hanno aperto un fascicolo che riguardava anche me. Io, da cittadino indagato, non sono scappato dai pm ma anzi sono andato da loro a chiarire quel dubbio, che hanno risolto in tempi anche celeri. Non posso che complimentarmi davanti a tanta professionalità. Quello che mi riguarda è un esempio concreto e visibile di buona giustizia. Semmai il problema è un altro.
 Quale? 
La qualità dell’informazione in Italia. Giornali e telegiornali hanno dedicato per due settimane i loro titoli principali alla mia vicenda, dipingendomi come un delinquente al servizio della criminalità organizzata. Chi mi conosce sapeva e sa che la camorra mi fa schifo. Ma come la mettiamo con il cittadino comune, bombardato da migliaia di titoli infamanti?
 Chiederà i danni alle testate che l’hanno attaccata? 
Certo che sì, non ho alcun dubbio. Spero anzi di poter diventare un esempio di svolta per un sistema mediatico che deve ritornare ad affermare un principio fondamentale: il garantismo serve per gli innocenti, non per i colpevoli. Suvvia, sia indulgente, sono pur sempre dei miei colleghi... Proprio no. Presunti autorevoli commentatori mi hanno dato direttamente del camorrista, infischiandone di qualsiasi sfumatura lessicale, piegando la realtà di un avviso di garanzia a tutela dell’indagato verso un giustizialismo gratuito e ingiustificabile.
 Che cosa si aspetta da loro? 
Più nulla. Sarebbero bastate delle scuse, ma è troppo tardi. Guardi questa rassegna stampa. C’è una sproporzione evidente tra la prima notizia, l’avviso di garanzia, e la seconda, cioè l’archiviazione. Oggi sui giornali ci sono, quando ci sono, poche righe nelle pagine interne. Se un medico sbaglia, paga. Certi giornalisti, invece, possono annientare la vita, anzitutto personale e familiare, di uomini indifesi e perbene, senza subire alcuna conseguenza. Però pure il mondo politico non è stato tenero con lei.
 È vero ma non vale per tutti. Per dire,
il centrodestra è stato molto solidale. I Cinquestelle, invece, si sono dimostrati feroci. Mi fanno una gran tristezza perché hanno usato l’inchiesta per tentare di distruggere un uomo soltanto per ragioni di bieca lotta politica. Per loro vale la lezione di Emmanuel Kant: «I calunniatori non vivono a lungo. La verità è figlia del tempo: presto la vedrai apparire per vendicare i tuoi torti». Beh, pure nel suo partito, il Pd, non sono mancati distinguo e attacchi. Mi fanno tristezza pure alcuni dem.
E comunque è vero, tra di noi ci sono persone che pensano più a distruggere che a costruire.
 Pure i vertici? Non si rammentano grandi dichiarazioni a sua difesa. 
La verità è che il primo giorno si sono tutti spaventati. Ma va anche riconosciuto che già dopo 48 ore Maria Elena Boschi, in diretta su La7, ha messo sulla strada giusta quasi tutto il partito. Graziano, lei si è prima autosospeso da presidente del Pd campano e poi
è rimasto in silenzio per tutto il periodo dell’indagine. Ora cosa farà? Tornerà, come si dice, su piazza? 
Per quanto mi riguarda, se un politico
è investito da un’indagine così seria,
ha il dovere dell’autosospensione e
del silenzio, per rispetto del lavoro dei magistrati e dell’opinione pubblica. Poi, certo, nel mio ruolo istituzionale, tornerò subito a lavorare per il territorio che mi ha scelto come rappresentante. 
La provincia di Caserta: un territorio difficile, il suo, dove la camorra spesso spadroneggia.
 Ma dove lo Stato c’è e fa il suo dovere contro i criminali. Perché, in conclusione, una cosa tengo a dirla con forza: il garantismo non è innocentismo.
In verità, la conclusione è un’altra. Si palesa quando arriva la torta, un tiramisù preparato dalla moglie. C’è pure una candelina, è accesa, dichiara 45 anni d’età. Stefano esprime un desiderio, soffia e guarda ammirato Tiziana. Che scoppia in un pianto liberatorio. Maria José la stringe con tutta la forza della sua età lieve.