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 2016  settembre 15 Giovedì calendario

MPS, L’INSTABILITA’ AL VERTICE RISCHIA DI FRENARE I PIANI DI RILANCIO

Un nuovo scossone inatteso turba il rilancio di Mps, alle prese con un complesso piano di rilancio che invece richiederebbe stabilità. Sei giorni dopo l’annuncio dell’uscita dell’amministratore delegato Fabrizio Viola, ieri anche il presidente Massimo Tononi si è dimesso. Pur senza polemiche esplicite con il Governo, che attraverso il Ministero dell’Economia è il primo azionista della banca con il 4%, Tononi lascia dopo lo «strappo» consumatosi la settimana scorsa con il Tesoro sull’uscita di Viola. Una decisione maturata non all’interno del consiglio di amministrazione, ma tra Roma e le sedi delle grandi banche d’affari che hanno in «cura» Mps. Un interventismo che ha depotenziato il ruolo dell’attuale consiglio di amministrazione e indotto Tononi a lasciare, pur dopo aver gestito la transizione manageriale con la nomina di un manager stimato (anche da Tononi) come Morelli.
L’essenziale è che ora la banca, alle prese con un piano di rilancio non facile, ritrovi rapidamente stabilità ai massimi vertici. In primo luogo, per dare certezze all’intera struttura di management, ai dipendenti. In secondo luogo, per entrare nella fase di attuazione di un piano di riassetto che ha come base la ripatrimonializzazione per 5 miliardi e la cessione di sofferenze per 27 miliardi lordi. Ma che deve anche poggiare su un piano industriale che sia efficace in termini di redditività e attrattivo per gli investitori della nuova «good bank» che nascerà dopo lo scorporo degli Npl.
Il piano è in fase di elaborazione da luglio e il nuovo ceo potrà apportare le necessarie modifiche. Ma difficilmente la macchina organizzativa che è stata messa in moto, e che necessariamente subirà un rallentamento, potrà essere interrotta o rimessa in discussione. Perchè il piano vada in porto con successo (mercati permettendo) serve che tutta la squadra di vertice di Mps e degli advisor da ora in avanti marci in modo compatto, superando le divisioni che sono emerse negli ultimi tre mesi. Ed è auspicabile che quando Tononi lascerà formalmente la carica, nell’assemblea che per il momento è calendarizzata per la fine di ottobre, i soci scelgano un presidente che si muova in sintonia con il nuovo ceo per affrontare con pieno spirito di squadra i vari passaggi - compresi quelli regolamentari in Bce, a partire dall’interlocuzione in vista degli esami Srep di fine anno - che li attendono nei mesi futuri, prima della ricapitalizzazione che ridisegnerà anche l’azionariato.
L’interesse generale del Paese e del sistema economico è che la terza banca italiana esca rapidamente dalla crisi riemersa dopo i pur discutibili stress test dell’Eba. In caso di scenario avverso, Mps è risultata tra le peggiori banche di Europa con un Cet 1 negativo del 2%. Prima che diventasse inevitabile un intervento diretto dello Stato, si è preferito tentare un complesso piano privato che, anche grazie all’intervento del fondo Atlante, può concludersi con successo se vi saranno condizioni di mercato favorevoli. Ma perchè questo avvenga è necessario che tutti i soggetti coinvolti, a partire dal Governo che è primo e influente azionista di Mps, si muovano con compattezza per ridare stabilità alla banca. Superando le tensioni delle ultime settimane, che certo non hanno migliorato la reputazione della banca senese.