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 2016  settembre 13 Martedì calendario

UN BONATTI MAI VISTO – Sono passati 5 anni dalla sua scomparsa, ma il mito di Walter Bonatti è sempre vivo

UN BONATTI MAI VISTO – Sono passati 5 anni dalla sua scomparsa, ma il mito di Walter Bonatti è sempre vivo. Come scrisse Reinhold Messner in quel tristissimo 13 settembre 2011, Bonatti è un cristallo la cui luce sarà per sempre il limpido riferimento cui guarderanno gli innamorati della vera avventura. Anche per costoro la Rizzoli ha appena pubblicato una novità che è un imperdibile gioiello. Una sorpresa di grande formato e di ben 384 pagine in cui perdersi felicemente. Perché perfino chi pensa di sapere ogni cosa di Bonatti, avendone letto tutti gli scritti, resterà incantato dalla pioggia di novità che questo libro propone grazie al meticoloso e appassionato lavoro di Angelo Ponta. Come scrive Michele Serra nell’incipit della sua introduzione: «Questo è un libro meraviglioso.... Lo dico perché è vero, ed è vera la meraviglia». MINIERA Come è possibile tutto ciò? Angelo Ponta ha avuto la fortuna di essere chiamato ad affiancare Rossana Podestà quando la compagna di una vita di Bonatti decise di fargli il suo regalo postumo: un libro fotografico in cui raccontarne la storia (Walter Bonatti, una vita libera, Rizzoli 2012). Ne uscì un’opera bellissima, anche grazie alla possibilità di scegliere fra tutte le fotografie dell’archivio del grande scalatore-esploratore-giornalista-scrittore. Un archivio che ha poi dato modo all’agenzia Contrasto di costruire la magnifica mostra (WB fotografie dai grandi spazi) che ancora ha successo in giro per l’Italia. Bonatti era estremamente meticoloso: le sue diapositive — molte decine di migliaia — costituivano una miniera ordinatissima in cui erano documentati gli anni della fama alpinistica e, soprattutto, quelli dei grandi viaggi di esplorazione e avventura per la rivista Epoca. Era il frutto del Bonatti adulto. Ma che ne era del Walter dei primi anni, quello degli inizi da scalatore dopo la breve passione per la ginnastica? Quello di Monza e del gruppo “Pell e Oss”, con ancora vivi i ricordi e le sofferenze della guerra, senza soldi e con un’attrezzatura approssimativa? Anche quel giovane Walter era documentato negli scaffali della casa di Dubino, piccolo centro all’imbocco della Valtellina scelto come “buen ritiro” della innamoratissima coppia Bonatti-Podestà. Ma il materiale era conservato senza alcun ordine. Nemmeno lo stesso Bonatti aveva voluto o potuto andare alla riscoperta di se stesso. Ponta ha avuto la costanza di “navigare” in mezzo a tutte quelle vecchie e inedite stampe in bianco e nero senza indicazioni sul retro, o a diapositive non intelaiate: centinaia di foto inedite! E poi ai giornali e ai quaderni con minuziose relazioni di scalate: quelle dei primi anni sorprenderanno i lettori più attenti e curiosi. TESTIMONI Poteva essere un lavoro infinito e poco produttivo. La chiave che lo ha trasformato in questo gioiello è stata la scelta di Ponta di mettersi sulle tracce di chi ancora poteva offrire testimonianze dirette degli anni fra la fine dei ‘40 e la metà dei ‘60 e sistemare nel tempo e nello spazio quei ricordi confusi. Sono dodici le testimonianze contenute nel libro, una più preziosa dell’altra. Da quella di Dino Perolari, che ci dice di quanto forte fosse da subito la determinazione di Walter, a quella di Marco Zappelli, il figlio di Cosino, che fu l’ultimo compagno di cordata del Bonatti scalatore. Per non parlare dei “Pell e Oss” Florio Casati e Camillo Barzaghi. Insomma, un ritratto davvero nuovo, ben inciso e fedele del fenomeno Bonatti. D’altra parte che altro poteva essere, se non un fenomeno, un giovane al quale la prima intervista televisiva, imbarazzata (da ambo le parti), la fece un certo Gianni Vattimo? Sì, il filosofo, che nel 1955, ancora studente, aveva un contratto in Rai. E che andò con Bonatti a scalare su un palestra di roccia. Altri tempi. Altri uomini.