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 2016  settembre 15 Giovedì calendario

UDINESE MULTIETNICA. L’ITALIA ACCERCHIATA DA ALTRE 14 NAZIONI

Questo è l’ombelico del mondo, dove convergono le esperienze e si trasformano in espressione. Facce meticce da razze nuove. Ma, parafrasando Jovanotti, queste facce stanno già ballando e domenica lo hanno fatto a San Siro (secondo successo di fila) dove l’Udinese non vinceva dal maggio 2007. Un pizzico di fortuna sì,ma anche merito di Beppe Iachini, il condottiero ascolano che ha sposato il nuovo progetto di Gino Pozzo.
Il responsabile del mercato bianconero qualche settimana fa ha voluto precisare che l’Udinese non smobilita, non vende, non è una succursale del Watford, ma sta costruendo un nuovo ciclo, basato sui giovani di prospettiva. Un miscuglio di razze nuove, appunto, 15 nazionalità diverse per 29 calciatori che compongono la rosa. Penaranda ‘97 è venezuelano, De Pual ‘94 argentino, Ewandro ‘96 brasiliano. come Samir ‘94. Balic ‘97 e Perica ‘95 sono croati, Fofana ‘95 francese, Jankto ‘96 ceco. Gli italiani incidono pochissimo: due sono portieri di riserva, uno, Faraoni, verrà ceduto quando guarirà, Lodi non ha più spazio, il solo Angella fa il cambio dei difensori. Fin troppo facile che Iachini si trovi a schierare 11 uomini tutti di paesi diversi. Se non fosse che la collaudata coppia difensiva Danilo-Felipe è brasiliana , succederebbe spesso.
I risultati delle prime tre giornate danno ragione a Gino Pozzo e ingigantiscono i meriti di Iachini che con l’ultimo arrivato, il regista belga Kums, ha sistemato la mediana: «E’ l’uomo che fa al caso nostro. Ci dà equilibrio e ha qualità» spiega il tecnico ascolano. Il trequartista De Paul è quello che finora si è inserito al meglio, domenica nelle ripartenze ha fatto male al Milan. Corre e dà profondità: «E’ il più integrato. Ma ha fatto bene il ritiro e ha giocato nella Liga. Lo aiuta», dice Iachini. Ma come allena il tecnico tutte queste personalità di nazionalità diversa. «non è facile, ma è il calcio di oggi. Mi arrangio con qualche parola di inglese e francese, i ragazzi che sono qui da più tempo, Danilo, Felipe, Heurtaux e Thereau danno una mano, ma quel che conta è il linguaggio del campo e io lì devo farmi capire. Poi uso lavagna e video anche per situazioni individuali». Insomma, Iachini non è un poliglotta, ma sa come si fa. Il ds Nereo Bonato, invece, parla inglese. «E sto studiando lo spagnolo. E’ fondamentale per il processo di integrazione al quale lavoriamo. E’ la cosa più importante per i nostri ragazzi che devono far gruppo e studiare l’italiano e lo fanno con un insegnante con i turni predisposti». I più indietro sono Fofana, Penaranda ed Ewandro. Urgono già le ripetizioni.