Camille Eid, Avvenire 15/9/2016, 15 settembre 2016
DABOQ, LE PROFEZIE E LA RIVISTA ARMAGEDDON IN SALSA DAESH
Dabiq è un’ossessione. Una delle più “coltivate” dagli ideologi del Daesh. Commentando nei giorni scorsi l’intervento militare turco nel nord siriano, molti giornali arabi hanno sottolineato il fatto che la data prescelta da Erdogan coincideva esattamente con il quinto centenario della battaglia di Dabiq tra Ottomani e Mamelucchi, la quale ha aperto ai primi le porte della Siria.
Pochi, invece, hanno messo in risalto il fatto che l’Esercito siriano libero, sostenuto da Ankara, si trovi ora trincerato a pochissimi chilometri proprio dalla stessa località di Dabiq, un centro a 45 chilometri a nord di Aleppo e a ridosso del confine turco. E questo non tanto per la sua importanza storica come luogo dello scontro avvenuto nel 1516, bensì per il nesso che il Daesh ha costantemente stabilito tra questa città e uno dei più famosi «Segni dell’Ora ». È, infatti, a Dabiq che la narrativa apocalittica musulmana contenuta in varie raccolte di hadith (detti di Maometto, ndr) situa il luogo dello scontro finale tra musulmani ed eserciti nemici. Un sorta di Armageddon che aprirà al Califfato le porte dell’Occidente, quindi del mondo intero.
In verità, lo hadith in questione fa riferimento ai Rum, il nome con cui gli Arabi indicavano i Bizantini, i nemici storici dei musulmani, ma gli “esperti” del Daesh non esitano a interpretare il termine come sinonimo di infedeli, non importa se siano americani o occidentali in generale, tanto meno se siano russi, turchi o altri “apostati” musulmani. I jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi sono talmente ossessionati da tali «profezie» apocalittiche, tanto che hanno chiamato Dabiq la loro famosa rivista online in lingua inglese. Esattamente come hanno chiamato Rumiyah (Roma) la loro nuova pubblicazione multinlingue, in riferimento all’altra «profezia» che parla di una conquista di Roma, successiva a quella (già avveratasi) di Costantinopoli. Le notizie in arrivo dal fronte sono contraddittorie. Alcuni corrispondenti parlano di preparativi del Daesh per bloccare ogni avanzata dei ribelli verso la «loro» località-simbolo. Gli uomini di Baghdadi avevano lottato disperatamente, nell’agosto 2014, pur di strappare Dabiq alle formazioni ribelli siriane, che l’avevano tolta a loro volta ai lealisti di Bashar al-Assad. Altri cronisti parlano, invece, di un ripiegamento di gran parte dei miliziani verso la città al-Bab, uno degli ultimi avamposti del Califfato in provincia di Aleppo.
È, infatti, verso al-Bab che sono confluiti i jihadisti cacciati via prima da Manbij (ad opera dei combattenti curdi) e poi da Jarablus (operazione condatta dai ribelli filo- turchi). E il «nostro appuntamento a Dabiq » così tanto evocato nei messaggi minatori del Califfato all’Occidente? Aspetterà un’altra occasione, magari una prossima controffensiva dei jihadisti. «L’Ora» è solo rinviata.