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 2016  settembre 14 Mercoledì calendario

PERCHÉ QUALCUNO SI ACCONTENTA DI BERE UN BICCHIERE MENTRE ALTRI CONTINUANO AD ABBUFFARSI DI ALCOLICI FINO ALL’UBRIACHEZZA? TUTTA QUESTIONE DI RECETTORI

La diffusione delle bevande alcoliche è in netto aumento tra i giovani. Le statistiche indicano che i comportamenti di consumo a rischio (consumo giornaliero non moderato, binge drinking o abbuffate di alcolici) riguardano più di otto milioni di persone.
I gruppi di popolazione che assumono con maggiore frequenza comportamenti a rischio sono gli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni (14,1 per cento dei maschi e 8,4 per cento delle femmine), e i giovani tra i 18 e i 24 anni (22,8 per cento dei maschi e 8,4 per cento delle femmine). Le stesse statistiche ci dicono che oltre il 15 per cento della popolazione giovanile (18-24 anni) pratica il binge drinking (21,8 per cento dei maschi e 7,9 per cento delle femmine), soprattutto durante i momenti di socializzazione. Infatti, il consumo smodato di alcolici è più diffuso tra i giovani che vanno in discoteca (31,9 per cento), rispetto ai coetanei che non la frequentano (7,8 per cento). Il fenomeno è in aumento anche quando si considerano i bambini al di sotto dei 12 anni, un fatto preoccupante se si valutano i danni che l’alcool provoca su un organismo in crescita, soprattutto su organi come il cervello e il fegato.
Il fenomeno del binge drinking rispecchia una trasformazione delle dinamiche sociali giovanili e della penetrazione delle mode. Ma può anche essere analizzato da un altro punto di vista, vale a dire la maggiore suscettibilità di alcuni rispetto ad altri: perché alcuni si fermano a una prima bibita alcolica e altri proseguono fino all’ubriachezza? Quando si consumano alcolici in modo ripetuto e continuo si verificano alterazioni della struttura e della funzione di alcuni neuroni dei gangli della base, un insieme di nuclei nervosi situati al di sotto della corteccia, responsabili di funzioni come la motricità, la memoria, la motivazione e così via.
Il consumo ripetuto di alcool si riflette in particolare sui cosiddetti neuroni spinosi dello striato, neuroni caratterizzati da ricche diramazioni su cui sono localizzati alcuni recettori sensibili alla dopamina, uno dei mediatori del sistema nervoso centrale. I recettori sono di due tipi, D1 e D2 e la loro stimolazione produce effetti opposti, per esempio può fare in modo che ci si arresti a un primo bicchiere di alcool o si prosegua con un’abbuffata. Una ricerca effettuata all’Università del Texas ha dimostrato che i recettori di tipo D1 inviano un segnale di tipo «go» (eccitatorio) mentre quelli di tipo D2 inviano un segnale di tipo «no go» (inibitorio). Più in generale, i recettori D1 spingono all’azione, quelli di tipo D2 scoraggiano l’azione, riducendo il bisogno di un rinforzo, nel caso di bevute alcoliche successive.
I risultati della ricerca, effettuata su animali di laboratorio, indicano che una maggiore attività dei recettori D2 riduce la tendenza a bere: il che spiega perché in alcuni individui vi sia una maggiore resistenza alle abbuffate alcoliche rispetto ad altri in cui i recettori D1 sono più attivi.
C’è però un problema che indica come le mode possono avere la meglio su aspetti della biologia: negli animali di laboratorio che alternano cicli di bevute a cicli di astinenza, i recettori D2 perdono gradualmente la loro forza mentre quelli D1 restano attivi e spingono al bere inducendo una progressiva dipendenza da alcool o altre sostanze d’abuso.
Nei giovani il binge drinking risponde a condizionamenti sociali, a incertezze, all’emulazione: il problema è che in molti casi può far emergere una forte dipendenza, un vero e proprio alcolismo. Finora i farmaci per controllare gli stati di dipendenza alcolica erano abbastanza aspecifici: da un lato viene impiegato il naltrexone, un antagonista degli oppioidi che riduce il desiderio, dall’altro alcuni antagonisti del glutammato, un mediatore nervoso la cui produzione viene stimolata proprio dall’attività dei recettori D1.
Il controllo farmacologico dell’alcolismo e di altre dipendenze è tutt’altro che facile. Ora però che conosciamo meglio il gioco che oppone i recettori D1 a quelli D2 sarà possibile mirare a un controllo più selettivo del desiderio compulsivo di alcolici.