Guido D’Ubaldo, Guerin Sportivo 10/2016, 13 settembre 2016
TOTTI, I MIEI PRIMI QUARANT’ANNI – E sono quaranta, quasi senza accorgersene, all’alba della sua venticinquesima stagione da professionista, le nozze d’oro con il pallone, quando le rughe cominciano a solcare il volto e un velo d’argento si nasconde tra i capelli biondi
TOTTI, I MIEI PRIMI QUARANT’ANNI – E sono quaranta, quasi senza accorgersene, all’alba della sua venticinquesima stagione da professionista, le nozze d’oro con il pallone, quando le rughe cominciano a solcare il volto e un velo d’argento si nasconde tra i capelli biondi. Francesco Totti ci è arrivato, come voleva lui. In campo a quaranta anni, Spalletti volendo. Si è conquistato la conferma in quelle notti (e qualche pomeriggio) di primavera, quando nessuno in società ci credeva o voleva. Ha strabiliato tutti grazie alla sua classe. Ha avuto un altro anno di contratto. E ora si è preparato per vivere un’altra stagione da protagonista. I suoi record non si contano più. Anche restando dentro il Grande Raccordo Anulare è il giocatore che ha segnato di più nella Stracittadina. Negli ultimi tempi non va più in gol come negli anni d’oro, o meglio della Scarpa d’oro (che ha vinto), perché è cambiato il suo modo di giocare, Totti si abbassa molto, spesso va a creare la superiorità numerica a centrocampo. Ma alla fine dello scorso campionato le sue reti sono state determinanti per centrare il terzo posto. Avrà sempre un posto speciale nei cuori dei tifosi. Francesco compie quaranta anni e comincia a pensare all’addio, come non ha mai fatto finora. Il suo sogno è quello di vedere scritto sulla maglia giallorossa ancora lotti: sulle spalle di suo figlio Cristian. A quaranta anni tutto va visto sotto un’altra prospettiva, anche la delusione di questo inizio di stagione consumato in panchina, ma l’entusiasmo è rimasto immutato. Ripercorriamo una carriera inimitabile, tutta d’un fiato, perché fermarsi e voltarsi indietro significherebbe lasciare spazio alla nostalgia. Il giorno che hai esordito in serie A avresti mai immaginato che la tua carriera sarebbe stata così lunga? «Per un giovane è difficile immaginare una carriera del genere, ma devo ammettere che sin da bambino ho avuto un solo sogno: quello di attraversare tutta una carriera con la sola maglia che ho sempre amato». Molti tuoi colleghi hanno smesso molto prima di te perché, come si dice, staccavano di testa. Invece a te cosa spinge a sentirsi ancora un atleta? «Io credo che il segreto del mio successo siano state la passione e le emozioni che mi trasmetteva il pallone. Per me non è stato un peso, anche se ho dovuto fare dei sacrifici. Ho sempre cercato di vivere la professione con un po’ di disincanto e con la capacità di divertirmi sul campo». Quanto è diverso l’ambiente a Trigoria da quando hai cominciato? «È normale che le cose cambino in tanti anni. Tutto si evolve, il calcio non si ferma più al rettangolo di gioco e Trigoria giustamente si è adeguata. La struttura e lo staff devono sempre essere all’avanguardia e la nostra società si sta facendo trovare pronta». Potrebbe essere stato il tuo ultimo precampionato. Hai faticato più degli altri anni? «No. Semmai ho messo tutto me stesso. Come sempre». La Juve, il Napoli e l’Inter si sono rinforzate. La Roma a che punto è? «La Juve viene da cinque scudetti consecutivi, si è rafforzata ed è normale che parta un gradino sopra a tutti. Ma noi non ci sentiamo certo sconfitti in partenza e faremo di tutto per ribaltare i pronostici e dare una grande gioia ai nostri tifosi. È chiaro che non dovremo guardarci da una sola squadra, perché come sottolineavate voi ci sono altri club in lotta». Riuscirai a ricominciare con l’entusiasmo che ti aveva permesso di fare l’exploit della fine dello scorso campionato? «E altrimenti che continuiamo a fare?!?». Adesso come sono i rapporti con Spalletti? «C’è massimo rispetto dei ruoli, sono sicuro che il mister possa fare grandi cose con noi. Io sono ovviamente a disposizione nel momento in cui mi dovesse chiamare in causa. Spero ci attenda una grande stagione insieme». Cosa ti ha detto Pallotta a Boston? «Il presidente è sempre stato affettuoso quando ci siamo incontrati. Non sempre bisogna parlare la stessa lingua per percepire il feeling umano». Stai pensando alla partita di addio o preferisci non farlo? «È ovvio che prima o poi dovrò pensarci, ma per ora non voglio farlo». Cosa ti aspetti da questo campionato? «Mi aspetto una stagione intensa dove daremo battaglia. In generale spero che possa essere un campionato più equilibrato rispetto agli ultimi». Il giovane che nella Roma ti ha colpito di più? «Non voglio fare un nome solo, abbiamo tanti giovani interessanti in più ruoli. Mi piace però ricordare che siamo campioni d’Italia con la Primavera. Credo che i nostri giovani possano crescere accanto a chi ha più esperienza». Quale sarà la squadra rivelazione? «Non so se si può parlare ancora di rivelazione, ma credo che il Sassuolo del mio amico Di Francesco possa essere una mina vagante». Guido D’Ubaldo, Guerin Sportivo 10/2016