Fabrizio Roncone, IoDonna 10/9/2016, 10 settembre 2016
UNA RICETTA PER NON DIMENTICARE – Ho seguito, da cronista, molti terremoti. E so come va: dopo il dolore e lo sgomento, dopo le preghiere e le promesse, spesso la solidarietà scompare e le popolazioni terremotate restano sole, un po’ dimenticate
UNA RICETTA PER NON DIMENTICARE – Ho seguito, da cronista, molti terremoti. E so come va: dopo il dolore e lo sgomento, dopo le preghiere e le promesse, spesso la solidarietà scompare e le popolazioni terremotate restano sole, un po’ dimenticate. Così, di ritorno da Amatrice, voglio accendere subito una candelina: e vi faccio raccontare dalla signora Virginia Bacci, di 87 anni, sopravvissuta al crollo della sua abitazione, la ricetta della pasta alla amatriciana. Innanzitutto la padella dev’essere di ferro. La fiamma, sotto, lavora tutto in un altro modo. S’affetta il guanciale. A me piace a pezzi piuttosto grossi, così in bocca lo senti. Continui, signora. Io, nella padella, un filo di olio ce lo metto. Quindi aggiungo il guanciale e... mhmm... non so se... Cos’altro aggiunge? Sa, ad Amatrice tutti abbiamo un piccolo segreto e il mio è mezza cipolla. Ma tagliata finissima, che poi si scioglie. Quindi: guanciale, cipolla e peperoncino a piacimento. A quel punto accendo e faccio andare. Quando il guanciale è diventato croccante e la cipolla s’è sciolta, sfumo con il vino bianco. E mette il pomodoro. I o uso il pomodorino ciliegino in barattolo. Fuoco vivace per mezz’ora. Anzi, no: fuoco vivace finché, a occhio, non ci si accorge che il sugo è legato. Tipo di pasta? La mezza manica. Si manteca meglio. E mentre mantechi, aggiungi il pecorino misto a parmigiano, se no è troppo forte. L’amatriciana è la pasta più buona del mondo. E Amatrice è il più bel paese del mondo.