di Virginia Della Sala, il Fatto Quotidiano 11/9/2016, 11 settembre 2016
PER CHI SUONA LA CAMPANELLA, SUONA PER LA #BUONASCUOLA
Come ogni anno la complessità che la scuola mette in moto scatena preoccupazioni. L’anno scolastico inizierà tra pochi giorni regolarmente, e la mobilità l’abbiamo gestita nella sua complessità”. Parola del ministro dell’istruzione Stefania Giannini. Per lei, la legge 107 ha dato la possibilità a tutti i docenti di fare domanda di trasferimento. “E ricordo che la percentuale di insoddisfazione è inferiore al 2 per cento”, ha precisato. Eppure, proprio la legge 107, la cosiddetta Buona Scuola approvata nel 2015, ha provocato una lunga serie di contraccolpi. Un anno dopo, le conseguenze si riversano su alunni e in docenti proprio al suono della prima campanella. Altro che soddisfazione.
NORD CONTRO SUD, VUOTO CONTRO PIENO
Cattedre piene al sud e vuote al nord: è il primo nodo del nuovo anno scolastico. Mentre nelle regioni meridionali le cattedre saranno quasi tutte coperte già dal primo giorno di scuola (meno cattedre e più richiesta) al nord si rischia invece di averne migliaia senza docenti di ruolo che se ne incarichino definitivamente. Subentrano i supplenti, allora? In teoria sì. In pratica, invece, potrebbe accadere che ci siano difficoltà anche a reperire i supplenti, almeno per le prime settimane, a causa dei ritardi che si sono accumulati lungo tutto il sistema di arruolamento. Un po’ di numeri: sui posti comuni messi a disposizione tra primaria, secondaria di primo e di secondo grado – 18.865 – 2.036 sono nelle regioni del Sud, 12.864 al Nord e 3.965 al Centro. In Lombardia, ad esempio, ci sono circa 4.951 cattedre, quasi un quarto del totale. Alle elementari, invece, il ministero assumerà 3.859 maestri, di cui nessuno al Sud.
L’ORDA DEI DOCENTI IN MOVIMENTO
Tra le cause di questo squilibrio, c’è la mobilità straordinaria, ovvero la possibilità per tutti i docenti di trasferirsi da una parte all’altra d’Italia in deroga al vincolo triennale di permanenza sulla stessa cattedra. Un’eccezione approvata a febbraio 2016 e che ha causato centinaia di migliaia di richieste di trasferimento in una volta sola, soprattutto verso le regioni del Sud. A questo spostamento di massa, vanno sommate le richieste delle cosiddette assegnazioni provvisorie, cioè la possibilità (con determinati requisiti, dalla 104 a un figlio neonato) di chiedere di non spostarsi qualora spediti lontano dalla regione o dalla provincia in cui ci si trova. E così, quest’anno il Miur ha dovuto gestire circa 207mila trasferimenti e in alcuni casi (come per la scuola primaria) il cervellone informatico che regola le richieste è andato in tilt, generando errori nelle assegnazioni di cattedra e costringendo il ministero a conciliare con i docenti danneggiati e a provvedere manualmente a operazioni che di solito sono svolte con processi informatici.
LA MEGA SELEZIONE È ANCORA IN RITARDO
Secondo gli ultimi dati di TuttoScuola, a una settimana dal 15 settembre, termine ultimo per le nomine in ruolo (ovvero per l’assunzione dei docenti a tempo indeterminato e l’assegnazione definitiva di una cattedra) per l’anno scolastico 2016-2017 sono state approvate soltanto 462 graduatorie finali di merito (regionali, in cui vanno a finire i docenti vincitori di concorso), poco meno di un terzo di quelle previste. Significa che, nonostante le rassicurazione della Giannini – “A settembre tutti in cattedra” diceva a gennaio ai 150mila concorrenti – l’iter del concorsone non è stato concluso in tempo utile per l’inizio dell’anno scolastico. In Lazio, ad esempio, si stanno ancora svolgendo le prove. In Puglia, il calendario dell’esame orale per la classe di lettere è stato pubblicato cinque giorni fa. E il concorso è iniziato a maggio. Insomma, la maggior parte dei docenti che quest’anno credeva di poter porre fine al precariato dovrà contare su chiamate che arriveranno o a metà anno scolastico o, peggio, a partire dall’anno prossimo e per soli due anni: le graduatorie del concorso, infatti, valgono tre anni. Dopo, tocca ripeterlo.
LA “SUPPLENTITE” VIENE AGGRAVATA
Gli alunni sono i primi a subire. Questo insieme di problemi fa sì che, all’8 settembre, ci siano almeno 3mila posti vuoti (dati Tuttoscuola), solo contando quelli destinati alle graduatorie di merito del concorsone (il 50 per cento del totale). Quando il concorsone sarà finito, si prevede saranno almeno 19mila. Cosa succede allora? Che quei posti, inizialmente riservati ai vincitori di concorso, saranno occupati dai supplenti delle graduatorie d’istituto (qualora siano esaurite le cosiddette “Gae”, graduatorie a esaurimento figlie delle graduatorie permanenti istituite dalla Moratti).
Finito l’anno, dovranno lasciare la cattedra a chi ne ha diritto, con buona pace della continuità scolastica degli studenti. Senza contare che tutti i trasferimenti determinati dalla mobilità (più del doppio rispetto agli altri anni) interromperanno comunque, già quest’anno, il percorso didattico degli alunni.
LA VITA COMPLICATA DEI NUOVI PRESIDI
Sono sempre più sovraccarichi e obbligati a dividersi tra più istituti (spesso comprensivi di più scuole). Nei giorni scorsi sono state assegnate “in reggenza” a dirigenti scolastici che già gestivano altri istituti, più di 1500 scuole. Tradotto: almeno 1.500 dirigenti hanno più di un plesso da gestire. Una scuola su tre (in totale ci sono circa 8.200 scuole) insomma, non gode di un preside esclusivo. Il ministero non ha ancora indetto il bando per nominarne di nuovi (è stato annunciato più volte come imminente) e si è esaurita la graduatoria dei vincitori dell’ultimo concorso (2013). Due giorni fa il senatore di FI Giovanni Piccoli ha depositato un’interrogazione parlamentare in cui segnala, solo in Veneto, la necessità di almeno 150 nuovi presidi.
BONUS LIBRI, STUDIARE COSTA
Secondo un rapporto di Save The Children, in 17 regioni d’Italia le famiglie hanno il carico totale dell’esborso per i libri scolastici. Solo Valle d’Aosta, Trentino e Friuli-Venezia Giulia assicurano il comodato d’uso gratuito a tutti gli studenti delle scuole medie (alle elementari sono invece già gratuiti in quasi tutta Italia). A questo, si sommano forti ritardi nell’erogazione di bonus e rimborsi, procedure di assegnazione poco flessibili e sussidi che non coprono quasi mai la spesa reale documentata dalle famiglie. E così, secondo il report, al suono della prima campanella molti alunni non avranno a disposizione tutto il materiale didattico. Il problema è che il fondo per la fornitura dei libri di testo viene ripartito tra le Regioni dal Miur e solo quattro Regioni su venti (Valle d’Aosta, Trentino, Friuli e Lombardia) gestiscono autonomamente i sussidi con le famiglie. Le altre sedici Regioni ridistribuiscono ai Comuni la parte del fondo e affidano loro il compito di assegnare il contributo. Ma in quasi nessun caso si riesce a coprire il totale della spesa.
di Virginia Della Sala, il Fatto Quotidiano 11/9/2016