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 2016  settembre 11 Domenica calendario

MENARINI, FRODE (QUASI) PERFETTA. LE ASL RESTANO A MANI VUOTE

Omeprazolo. Chi, leggendo della condanna della Menarini per i 500 milioni sottratti al fisco, fosse preso da un’ulcera, sappia che per frodare lo Stato sarebbe stato usato anche il principio attivo contro il mal di stomaco.
Passa da qui, dalla cresta sui principi attivi dei farmaci, e da 900 conti bancari all’estero la “frode fiscale del secolo” per cui sono stati condannati in primo grado Lucia Aleotti (10 anni e mezzo) e suo fratello Giovanni (7 anni e mezzo). Cade, invece, l’accusa di truffa (con una formula che equivale alla vecchia insufficienza di prove). Così le asl costituite parti civili non avranno risarcimento. Agli Aleotti, però, è stato confiscato oltre un miliardo sui conti esteri. E pensare che quattro anni fa era già stato scongiurato il commissariamento dell’azienda con una transazione – record italiano – con l’Agenzia delle Entrate: 372 milioni.
Una frode che, secondo i pm, sarebbe andata avanti dal 1986 al 2010. Permettendo agli Aleotti di sottrarre al fisco oltre mezzo miliardo, procurando al Sistema Sanitario un danno di 860 milioni.
Il primo passo era stato costituire una selva di conti esteri. Quasi mille. E uno in Liechtenstein che è risultato fatale: 460 milioni intestati al capostipite Alberto Aleotti (morto nel 2014, regista della frode secondo i pm), alla moglie Massimiliana Landini (assolta) e ai figli Lucia e Giovanni.
Da qui i carabinieri dei Noe sono risaliti alle 130 società offshore create per gonfiare i prezzi dei farmaci. Si trattava di “letterbox companies”, poco più di una cassetta della posta. Erano fiorite dall’Irlanda a Panama, dalle Isole Vergini al Lussemburgo. E qui ecco il secondo passo: le società avrebbero avuto il solo scopo di “mascherare i costi reali”, cioè di “sdoganare” attraverso documenti e fatture false un prezzo gonfiato. Che poi sarebbe servito per far sbarcare in Italia i principi attivi a tariffe fuori mercato (con aumenti fino all’80%). Secondo i magistrati l’escamotage ha “indotto in errore” il Comitato interministeriale prezzi e il ministero della Sanità che rilasciavano l’autorizzazione al commercio. È capitato per tante sostanze note agli italiani: pravastatina, fosinopril, prolina, captopril, aztreonam, omeprazolo, cefixime e miocamicina.
L’ultima mossa era cercare l’appoggio della politica. La famiglia Aleotti aveva contatti nel centrodestra come nel centrosinistra. Anche se soltanto la vicenda legata all’ex presidente della Commissione Industria del Senato, Cesare Cursi (archiviato, il Senato negò l’utilizzo delle intercettazioni), è stata ritenuta di rilievo penale. Ecco allora i dialoghi e gli incontri con mezzo governo Berlusconi. Magari ottenuti grazie ai buoni uffici della regina dei salotti romani, Maria Angiolillo. “Se ce la facciamo Maria, con il nostro grande Ministro, la vita diventa diversa” esordisce il capostipite Alberto Aleotti, riferendosi a Scajola. La Angiolillo segue con tanta partecipazione che in un’altra intercettazione confessa ad Aleotti: “Io ogni sera faccio una preghierina per il brevetto”. Ed è sempre lei che informa Alberto Aleotti che verrà contattato da Gianni Letta. Incontri, contatti, telefonate con il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio, il ministro alla Sviluppo Economico Claudio Scajola, il sottosegretario Raffaele Lauro. Ma anche con Raffaele Fitto, Maurizio Sacconi e Altero Matteoli.
Lo scopo degli Aleotti era far approvare un emendamento che difendesse i prezzi dei farmaci brevettati. E alla fine riescono a entrare in contatto direttamente con Silvio Berlusconi. È il 6 maggio 2009 quando Alberto Aleotti viene invitato a una cena organizzata dal premier a Villa Madama. Quello che accade, o almeno la versione del patron Menarini, viene così raccontato da Alberto Aleotti alla Angiolillo: “Il presidente mi ha voluto vicino, che è un onore che io non meritavo, ecco… poi a un certo momento ho avuto il coraggio di dire: ‘immagino, signor Presidente, che lei abbia anche influito su quella questione…’ E lui mi ha detto: ‘Aleotti! Ci abbiamo avuto addirittura un incontro a tre!…’”. Con Gianni Letta e Scajola. Sembrava fatta, ma ci si misero di mezzo i conti traballanti e il ministro Giulio Tremonti. E l’emendamento saltò.
Nel centrosinistra c’erano contatti con il governatore della Toscana, Enrico Rossi (a quei tempi coordinatore degli assessori regionali alla Sanità). Rossi fece arrivare una lettera a Scajola e una a Letta. I pm, però, nelle indagini scoprirono che le missive erano state scritte “dagli Aleotti, residuando l’attività di Rossi a quella di semplice postino”. Nessun rilievo penale. Fatti noti dal 2011. Ma questo non ha impedito a Matteo Renzi di portare con sé Lucia Aleotti al summit con Angela Merkel nel 2014.
Ferrucio Sansa, il Fatto Quotidiano 11/9/2016