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 2016  settembre 12 Lunedì calendario

APPUNTI SULLA SALUTE DI HILLARY CLINTON – PAOLO MASTROLILLI, LA STAMPA 12/9 – Hillary Clinton ha la polmonite

APPUNTI SULLA SALUTE DI HILLARY CLINTON – PAOLO MASTROLILLI, LA STAMPA 12/9 – Hillary Clinton ha la polmonite. È la diagnosi rivelata dal suo medico personale, dopo che ieri è stata costretta ad abbandonare la cerimonia di commemorazione degli attentati dell’11 settembre a New York, quasi svenendo mentre saliva sulla sua auto. Secondo la dottoressa Lisa Bardack si è sentita male per il caldo e la disidratazione. La polmonite è curabile ma l’episodio è stato drammatico, e Trump lo userà per sostenere che non è nelle condizioni di salute per fare il presidente. Ieri mattina alle otto Hillary è andata a Ground Zero per partecipare al ricordo delle vittime degli attentati di al Qaeda, insieme al candidato repubblicano Donald Trump. Verso le nove e mezza, però, si è allontanata. La prima a dirlo è stata la tv conservatrice «Fox», riportando le dichiarazioni di alcuni membri delle forze dell’ordine che avevano testimoniato il suo malore. Per circa un’ora e mezza l’entourage della Clinton non ha detto nulla, ma poi il portavoce Nick Merrill ha ammesso il problema: «Durante la cerimonia si è sentita sovraccaldata, e quindi è andata a casa della figlia. Ora sta molto meglio». Chelsea infatti abita a Madison Square, vicino Ground Zero. Verso le undici e quaranta Hillary è uscita dall’appartamento della figlia indossando gli occhiali da sole e camminando senza aiuto. Ha salutato la folla, scattato una foto con una bambina, e ha detto: «Mi sento alla grande. È una bella giornata a New York». Quindi è partita per tornare nella sua villa di Chappaqua, a Nord di New York, dove è arrivata intorno all’una del pomeriggio. Poco dopo l’incidente, però, è stato pubblicato un video del momento in cui Clinton ha lasciato la cerimonia, testimonianza molto drammatica. Hillary è sostenuta da due persone, sembra di non essere in grado di camminare da sola, e inciampa mentre sale sopra il van. Oggi doveva partire per un viaggio elettorale in California e Nevada, che però è sospeso. La questione della salute della candidata democratica gira dal dicembre del 2012, quando era segretario di Stato. Allora ebbe una forte influenza intestinale, e poi cadde mentre era al bagno, subendo una contusione alla testa. I medici fecero le analisi, e scoprirono un trombo vicino al cervello che aveva richiesto l’intervento chirurgico per rimuoverlo. Dopo l’operazione Clinton era tornata al lavoro, indossando però gli occhiali speciali «fresnel prism» che avevano attirato l’attenzione dei media, perché si usano in genere quando una persona vede doppio. La campagna di Donald Trump, che ha 70 anni, ha molto insistito nelle ultime settimane sul tema della salute di Hillary, in particolare sottolineando alcune occasioni in cui la tosse l’ha costretta a interrompere i suoi comizi. L’ultima volta è successo durante il Labor day all’inizio di settembre. L’ex sindaco di New York Giuliani era stato particolarmente duro, invitando tutti ad andare su Internet per vedere i video che dimostrerebbero i problemi di salute della Clinton. Il giornale scandalistico «National Enquirer» ha pubblicato nell’ultima edizione una copertina in cui sostiene che lei è gravemente malata, e anche il marito Bill sarebbe in fin di vita per problemi di cuore. Si specula persino sulla capacità di Hillary di arrivare al voto, e la necessità di sostituirla in corsa col vice Kaine, o con personaggi tipo Joe Biden e John Kerry. I portavoce di Clinton avevano liquidato questi attacchi dicendo che lei soffriva di allergia, in particolare a Trump. La campagna del candidato repubblicano però aveva risposto chiedendo che rilasciasse più informazioni sulla sua salute, nonostante Donald abbia pubblicato solo un breve e vago certificato medico. Hillary ha 68 anni e nel luglio scorso il suo medico, Bardack, aveva scritto che «è in una condizione fisica eccellente e adatta a servire come presidente». Il certificato di due pagine diceva che la Clinton soffre di ipotiroidismo e allergie stagionali al polline, quindi prende l’Armour Thyroid per il primo problema, gli antistaminici per il secondo, e l’anticoagulante Coumadin per evitare altri trombi, oltre alla vitamina B12. Alcune di queste medicine, sommate al forte caldo di ieri a New York e alla disidratazione, possono provocare svenimenti. Dopo l’episodio di ieri, però, quelle che sembravano solo speculazioni politiche sono diventate preoccupazioni reali, e la campagna ha sentito la necessità di rispondere subito. La dottoressa Bardack ha visitato Hillary a Chappaqua, e poi ha rivelato che aveva diagnosticato la polmonite già venerdì scorso, prescrivendo antibiotici e consigliando riposo. La campagna è andata avanti, ma lei non ha retto, e lo svenimento l’ha costretta a rivelare la verità. *** PAOLO MASTROLILLI, LA STAMPA 12/9 – Oltre alla salute, Hillary Clinton comincia ad avere problemi seri anche con i sondaggi. Non solo perché nell’ultimo mese il suo vantaggio su Donald Trump a livello nazionale si è molto ridotto, ma anche perché i due rivali ora sono testa a testa in parecchi Stati contesi, i cosiddetti «battleground states», che in teoria non dovevano essere così incerti. Questo discorso vale per Hillary in Nevada e New Hampshire, ma è vero anche per Donald in Georgia e Arizona, rendendo ancora più imprevedibile l’esito della sfida. Ad agosto, subito dopo le due Convention, Clinton aveva preso il largo, arrivando a distaccare Trump di circa 8 punti nei rilevamenti nazionali. La Casa Bianca però si conquista vincendo nei singoli Stati, che assegnano i 270 voti elettorali necessari ad ottenere la presidenza, e soprattutto qui Hillary aveva una forte posizione di vantaggio, dalla Pennsylvania alla Florida, passando anche per l’Ohio e il Wisconsin. Nel mese di agosto, però, Clinton ha lasciato quasi interamente il campo al suo avversario. Lei si è dedicata soprattutto alla raccolta dei fondi elettorali, tenendo pochissimi comizi ed eventi pubblici. La campagna di Trump ha insinuato che questo avveniva per problemi di salute, ma comunque ne ha approfittato, occupando le prime pagine dei giornali e le dirette televisive, ad esempio con iniziative tipo il viaggio in Messico. Il risultato è stata una rimonta, che a questo punto a livello nazionale ha portato Donald a circa 3 punti da Hillary, secondo la media dei vari sondaggi stilata da Real Clear Politics. Solo il «Washington Post» ieri dava Clinton avanti ancora di 5 punti, sottolineando però che il livello di entusiasmo tra gli elettori democratici è pericolosamente basso. Ora un rilevamento fatto dal «Wall Street Journal» e da Marist indica una tendenza particolare anche al livello dei singoli Stati, dove le distanze si stanno accorciando pure in regioni che sembravano fuori dalla competizione. Nel New Hampshire e nel Nevada, ad esempio, Hillary è avanti a Donald di un solo punto, rispettivamente 42 a 41%, e 45 a 44%. Questi erano stati che Obama aveva vinto facilmente nelle ultime elezioni, e i democratici davano per scontato di ritrovarli dalla loro parte. Invece il testa a testa, oltre ad essere in generale preoccupante, allarga la mappa delle regioni dove bisogna combattere, costringendo ad investire tempo della candidata e soldi della campagna, in comizi, spot televisivi ed altro. Il discorso vale anche per Trump, che in Arizona è avanti di un punto, 42 a 41%, e in Georgia di tre, 46 a 43%. Questi sono Stati che i repubblicani avevano vinto nettamente nel 2012, nonostante la sconfitta generale subita poi da Romney. Donald è anche più debole di quanto non lo fosse Mitt in Texas, ma è molto difficile che questo Stato entri davvero in gioco. Anche in Florida, Iowa e North Carolina i due candidati sono separati da meno di un punto. A meno di sessanta giorni dal voto questa situazione è molto incerta, ma sembra più preoccupante per Hillary, perché solo un mese fa lei era in netto vantaggio, però non è riuscita a chiudere la partita. La rimonta di Trump ora sta allargando la mappa degli Stati contesi, e questo complica la strategia della Clinton. La candidata democratica, infatti, non può più permettersi il lusso di concentrare le proprie energie e le proprie risorse economiche su pochi Stati decisivi, come la Pennsylvania, l’Ohio e la Florida. Deve difendersi anche nelle regioni che sembravano sicure, come il Nevada o il New Hampshire, e contrattaccare in quelle repubblicane in bilico, tipo la Georgia e l’Arizona, per mettere in difficoltà Trump e complicare la sua offensiva nel proprio territorio. Tutto questo rende più faticosa e dispendiosa la sua campagna, proprio mentre sembra essere più debole fisicamente, e apre la porta a sorprese in vista del voto di novembre. *** ANNA GUAITA, IL MESSAGGERO 12/9 – In piedi un’ora e mezza, in una giornata calda e umida. Hillary non ce la fa, lascia la cerimonia e la telecamera impietosa la immortala mentre traballa e inciampa, e deve essere aiutata a salire nella limousine. L’incidente è avvenuto durante la commemorazione degli attacchi dell’Undici Settembre ed è stato praticamente seguito in diretta da tutte le tv, con un immediato esplosivo effetto in internet, dove le voci si sono subito scatenate nell’immaginare terribili malattie della candidata presidenziale. Per la verità Hillary si è mostrata in pubblico poco tempo dopo. Ha trascorso circa un’ora a casa della figlia, dove si è ripresa, e poi è scesa in strada e si è soffermata a farsi fotografare con qualche sostenitore, sorridendo, e ripetendo «sto bene, sto bene». I COMPLOTTISTI In serata è stato rivelato che venerdì scorso i suoi medici le avevano diagnosticato una polmonite, in una forma senza sintomi vistosi, come la febbre alta. E l’avevano invitata a riposare. Ma Hillary, sotto cura di antibiotici, non ha voluto rinunciare alla cerimonia. Se l’incidente di ieri fosse successo a chiunque altro non avrebbe suscitato grande interesse. Ma su Hillary e la sua salute si è creato a destra un movimento di teorici del complotto che assomiglia a quello che per anni ha sostenuto che Barack Obama non aveva il diritto di essere presidente perché «non era nato negli Usa». Come i birthers anti-Obama, gli health truthers anti-Clinton sostengono a loro volta che Hillary non deve essere eletta presidente perché soffre di una malattia degenerativa del sistema nervoso, tanto che la sua guardia del corpo porta in mano una siringa da usare in casi di crisi epilettiche. LA FOTO In realtà la foto della siringa si è rivelata essere la foto di una piccola torcia. E il medico di Hillary Clinton, la dottoressa Lisa Bardack, capo del dipartimento di medicina interna del Mount Kisco Medical Group, aveva già reso pubblico un anno fa il suo stato di salute, confermando che la signora soffre di allergie stagionali e di ipotiroidismo, e che prende il Coumadin, un fluidificante del sangue, da quando nel 2012 è caduta e ha riportato una lieve commozione cerebrale. «PUÒ FARE LA PRESIDENTE» La Bardack ha assicurato allora che Hillary era «perfettamente in salute e in grado di espletare il lavoro di un presidente». Ma durante la campagna, Donald Trump, che è stato uno dei birthers più accaniti contro Obama, ha abbracciato appieno la teoria che Hillary sia malata. Prima ha insinuato che la sua rivale «dorme troppo» poi ha detto che «non ha energia», poi ha detto che «è mentalmente instabile». Siamo arrivati al punto che bastava che Hillary tossisse, che Trump e i suoi sostenitori insinuassero che era la prova della sua pessima salute. CERTIFICATI MEDICI Finora Hillary è riuscita a tenere sotto controllo questo tsunami complottistico, ma il malore di ieri ha cambiato le carte in tavola. Le immagini non mentono: era instabile sulle gambe. E anche se un malore per il caldo e l’umidità era già verosimile, ora che il responso medico di tre giorni fa è stato reso noto, la vicenda avrebbe una spiegazione convincente. Che non basterà però probabilmente a zittire i teorici del complotto. Per questo sarebbe bene che venisse reso pubblico un rapporto approfondito e particolareggiato sul suo stato di salute. Un po’ come fece Obama quando si rassegnò a pubblicare il suo certificato di nascita. Per di più, se Hillary lo facesse, allora anche Trump sarebbe obbligato a fare lo stesso. Il candidato repubblicano ha solo offerto al pubblico una lettera del suo medico piena di aggettivi iperbolici sulla sua eccezionale salute. Lo stesso medico, Harold Bornstein, ha ammesso di averla scritta «in cinque minuti, mentre la limousine (di Trump) aspettava per strada». Anna Guaita