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 2016  settembre 09 Venerdì calendario

LA FIESTA DI HEMINGWAY NON È DAVVERO MAI FINITA

Ci sono libri che hanno avuto una preparazione così travagliata e poi un effetto talmente dirompente sul loro tempo, da meritare una biografia, come fossero dei re o, in questo caso, dei rivoluzionari. Fiesta, il romanzo d’esordio di Hemingway anima ogni riga della ricostruzione informatissima (settanta pagine di note), ma altrettanto accattivante, della giornalista americana Lesley M. M. Blume.
Aiutata da un team di ricercatori degno della Nasa, ha intitolato la sua ricostruzione Everybody Behaves Badly (Houghton Mifflin Harcourt), dalla frase del protagonista Jack Barnes: «Tutti si comportano male, basta dargli un’occasione».
Già dal titolo, s’intuisce quale sia stato il genere di tensione che ha portato Ernest Hemingway, dalle frustrazioni e miserie iniziali, e dopo un viaggio estenuante dentro il proprio stile, tra New York, Parigi e Pamplona, in mezzo a donne, amicizie e rapporti derubati con destrezza della loro intimità, a pubblicare, il 22 ottobre del 1926 The Sun Also Rises, il titolo originale che, con una frase dall’Ecclesiaste, definiva il romanzo simbolo della generazione perduta.
Hemingway arriva a Parigi nel dicembre 1921, accompagnato dalla moglie, la rossa e più grande di lui di otto anni Hadley Richardson, abbastanza ricca da permettergli negli anni seguenti di sopravvivere, non di più, agli stenti del romanziere che cerca la propria voce e non ha tempo per altro.
Il libro accompagna Hemingway, facile alle amicizie e spietato nel distruggerle, attraverso la scalata sociale e intellettuale della città dove sempre più americani ricchi di soldi o di sogni letterari si erano trasferiti. Fa base nei due, tre locali di Montparnasse: La Rotonde, Le Dôme, Le Select. Il futuro Premio Nobel allora ha solo 23 anni, collabora con il Toronto Star, ha qualche lettera di presentazione per il milieu giusto e le usa molto bene. Sale al vertice della comunità di espatriati chic, pittori di talento, nobili perditempo che si autoproclamava provocatoriamente “The Crowd”, la “folla”.
Non gli basta essere accolto da Ezra Pound o Gertrude Stein, entusiasti più che delle sue prove concrete, dalla passione che covava, dall’intransigenza. Vede con orrore il successo che, in patria, riscuote Fitzgerald. Si consola: sa che l’autore di Belli e dannati è un classico, la tradizione. La grande novità sarà lui.
Lo scoramento dell’autore inedito trova una ragione per esasperarsi. Nell’inverno del ‘22 Hemingway, povero in canna, accetta controvoglia gli incarichi da inviato del Toronto Star. Si trova a Losanna, dice alla moglie di raggiungerlo. Hadley, per una di quelle distrazioni tipiche di chi ha sempre fatto la cosa giusta, sale sul treno a Parigi e lascia incustodita per qualche minuto la valigia, in cui aveva messo tutte le uniche copie dei manoscritti – racconti, poesie e l’inizio di un romanzo – del marito. Tornata nel vagone, la valigia non c’è più, né si troverà.
È un ritorno a zero. Fu anche l’occasione, per Hemingway, che mostrò per la moglie disperata, più comprensione di quanto ci si potesse aspettare, di prendere una strada nuova.

Quel gruppo a San Firmin. Arrivano, per spingerlo in questa direzione la Spagna, e la passione per le corride. Ricomincia, è il 1923, a scrivere narrativa. C’è un altro “ostacolo”. Hadley è incinta. Decidono, Hemingway ne parla come di un lutto, di lasciare Parigi per Toronto, e quel posto fisso che il quotidiano per cui collabora, gli tiene in caldo. Nasce John Hadley Nicanor (in onore del torero Nicanor Villalta) Hemingway. Niente riesce a trattenerlo dal desiderio di essere pubblicato. Decide di tornare a Parigi, la povertà si aggrava – per campare andava a cacciare piccioni al Luxembourg – si sposta, come luogo di lavoro, a Le Closerie des Lilas, sempre a Montparnasse.
La pressione sale e lui reagisce dicendo: lasciamo che aumenti. L’ambizione è sconfinata. Il caso gli mette davanti incontri che si riveleranno fondamentali. Grazie a Ford Madox Ford, conosce Harold Loeb, scrittore, editore, e ricchissimo espatriato americano imparentato con i Guggenheim. Conosce Kitty Cannell, corrispondente di moda. Frequenta persone finalmente più simili a personaggi, con difetti insoliti e glamour. Comincia quel lavoro di spionaggio autoriale che gli permetterà di scrivere con il senso del vero.
L’altro aiuto è offerto di nuovo dalla Spagna, da una vacanza, quella del 1924, alla Fiesta di San Fermín. Insieme a Hemingway c’è lo scrittore John Dos Passos, l’amico Bill Bird, l’editore prima sfruttato e poi odiato Robert McAlmon. Il caldo selvaggio, la musica per le strade, l’alcol, l’arena, la cerimonia mistica della liberazione dei tori all’alba per le strade cittadine, l’Encierro: tutto diventerà nutrimento per Fiesta. Quella del 1924 è la prova generale, una vacanza felice e indimenticabile: manca lo scandalo, chi si comporti male.
Un piccolo editore americano, Boni & Liveright, pubblica una sua raccolta di racconti, In Our Time. È stato Loeb ad aiutarlo. Ma è poco: già nel telegramma di felicitazioni di Hemingway all’editore, si sente che è lui ad aver fatto un piacere a loro.
Il 1925 è l’anno delle donne. Conosce due sorelle americane molto à la page, Virginia e Pauline Pfeiffer, quest’ultima corrispondente dalla capitale francese per Vogue e presto intima dello scrittore. E soprattutto irrompe nel raggio d’azione e della fantasia di Hemingway l’inglese trentenne nobile, divorziata, Lady Duff Twysden, che si fa accompagnare da Pat Guthrie, presunto nobile, forse bisex. L’ambivalenza di seduttrice idiosincratica fa cadere ai piedi di Lady Duff, Loeb e, in un modo i cui confini non si saranno mai chiariti, lo stesso Hemingway.
Si crea un rinnovato salotto genere Madame Verdurin, solo con scandali più carnali, più alcolici e con la novità, fondamentale per l’immaginazione dello scrittore, meno per la moglie, del concetto di triangolo amoroso.

Vita reale e fiction. È il giugno 1925. Hemingway si mette a scrivere un romanzo. Il titolo è Along with Youth. Ma c’è Pamplona, di nuovo, e questa volta la spedizione si dimostra un fallimento perché tutti, appunto, si comportano male, ma offrono allo scrittore, la tensione che mancava, il lato borderline, velleitario e volgare della Lost Generation.
C’è Lady Duff con Pat, c’è Loeb, tutti alloggiano al solito hotel Quintana. La star dell’arena è il 19enne Cayetano Ordóñez. Gelosie, tensioni erotiche, amour fou, manipolazioni, vigliaccherie e spavalderie: regali a scoppio ritardato.
Ma Hemingway non perde tempo: corre a Madrid, scrive come un forsennato. Lady Duff diventa Lady Brett Ashley, un’amazzone senza scrupoli e alcolista, tentazione perenne per gli uomini e imitazione obbligata per le amiche. I difetti di Loeb, che diventa il protagonista Robert Cohn, vengono esasperati. Così per i fallimenti esistenziali di Pat Guthrie, ribattezzato Mike Campbell. Nessuno è escluso. Compagni di Pamplona o dei caffè parigini, tutti si ritrovano dentro Fiesta.

Ritratti spietati. Quando il 21 settembre del 1925, dopo sette quaderni riempiti in due mesi e cinque città, il romanzo era finito, l’autore non aveva risparmiato neanche se stesso, e questo coraggio è stato fondamentale. Jake Barnes, il narratore, è impotente. Prova desiderio erotico, ma non può consumarlo. Scelta impegnativa per Hemingway, lui che, come aveva anticipato Fitzgerald, per ogni libro importante avrebbe avuto bisogno di una donna nuova al suo fianco.
Ordóñez diventa Pedro Romero, amato e subito scaricato da Lady Brett; l’hotel Quintana cambia nome in Montoya.
Gertrude Stein offre involontariamente un titolo, dicendo: voi che siete stati sotto le armi durante la Guerra siete tutti una Lost Generation. Dall’Ecclesiaste, Hemingway sceglie The Sun Also Rises (Il sole sorgerà ancora).
C’è ancora un problema. Hemingway vuole che il suo capolavoro sia pubblicato da Charles Scribner’s Sons, editore di Fitzgerald e Henry James. Ma il contratto che ha con Boni & Liveright, che aveva stampato In Our Times, blocca il romanzo. Hemingway è abile. A Boni & Liveright manda un altro libro,The Torrents of Spring, una parodia di Sherwood Anderson. Un testo quasi impubblicabile. L’editore lo rifiuta, reclama il romanzo. Il manoscritto arriverà a Scribner’s.
Dopo che il marito aveva provato a imporre un triangolo amoroso con Hadley e Pauline Pfeiffer, la moglie chiederà la separazione e poi il divorzio.
Lo scrittore ha un gesto di riconoscenza. I diritti di Fiesta andranno a lei e al figlio.
E uno poco delicato, nota Lesley M. M. Blume. Nella prima dedica aveva scritto i nomi di moglie e figlio, includendo il proprio cognome. Poi la cambia. Quella definitiva è «For Hadley and for John Hadley Nicanor». Non son degni di essere degli Hemingway.
Il 22 ottobre 1926 Fiesta è pubblicato in 5.090 copie. Sarà un “knock-out” come scrive il critico Edmund Wilson. Diventerà il ritratto perenne della Lost Generation, Hemingway era «felice come un re», e le paure dell’editore di essere sommerso da una pioggia di cause perché i protagonisti si sarebbero riconosciuti nelle pagine, si dimostrarono infondate.
Sei mesi dopo, The Sun Also Rises aveva venduto 19 mila copie. A quel tempo Hemingway sposa Pauline Pfeiffer e dà inizio al suo secondo romanzo, Addio alle armi. Ancora oggi la prova d’esordio vende qualche decina di migliaia di copie l’anno. Il linguaggio pulito all’osso e libero di Hemingway brilla ancora.