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 2016  settembre 09 Venerdì calendario

WAUGH E L’AMORE CHIACCHIERATO AI TEMPI DI OXFORD

Non c’è arrosto senza fumo, questa è la legge universalmente taciuta che regola ormai da tempo il rapporto del pubblico con l’artista. Lo scandalo è così passato da pittoresco elemento laterale a elemento centrale delle biografie e, contemporaneamente, chiave d’interpretazione dell’opera e, soprattutto, prova della genialità dello scrittore. Gli incauti che hanno scritto magnificamente senza nascondere qualche scandalo nelle pieghe della loro vita saranno puniti. Ormai l’autore e l’opera vanno a braccetto e devono essere una bella coppia. Si digerisce di più una vita turbolenta con un’opera modesta che il contrario. Non vogliamo neanche pensare cosa ne sarebbe di Modigliani senza l’alcol, le droghe e il suicidio della giovane moglie.
Forse per questo, nel cinquantesimo anniversario della sua morte, gli eredi di Waugh hanno, a quanto sembra, commissionato a Philip Eade, una nuova, divertente biografia, Evelyn Waugh: A Life Revisited, Orion. Evidentemente snobismo e alcolismo non bastavano a tenere viva l’attenzione e Wade ha dedicato un consistente numero di pagine all’analisi dell’omosessualità giovanile di Evelyn.
Certo a Oxford e a Cambridge quella omosessuale era anche un’affettazione, una posa elegante e un modo di opporsi alla banale normalità. Ricordando quei giorni e la sofisticata cerchia di Waugh, Graham Greene gli aveva scritto: «Se le nostre strade non si sono incrociate a Oxford è perché io facevo parte di un gruppo di studenti ostentatamente eterosessuali, mentre la vostra strada vi spingeva provvisoriamente nell’altro campo».
Waugh non aveva mai considerato la bohème dorata di Oxford come una fase di passaggio, ma come un periodo a sé. Lì, oltre a incontrare gli amici di una vita, aveva imparato a andare in bicicletta, a fumare la pipa e soprattutto a ubriacarsi. Una scoperta essenziale per dominare le sue angosce.
Le pressioni ambientali erano forti. Alcuni docenti brillanti e influenti come il filologo Maurice Bowra sostenevano che l’omosessualità era la condizione naturale delle persone intelligenti. Ma la cosa doveva essere ambigua se Waugh, che detestava il decano di Balliol, quando lo vedeva passare diceva ad alta voce: «Il decano va a letto con gli uomini».
Il giovane Evelyn era «un piccolo fauno vivace, appena travestito dagli abiti odierni. Gli occhi distanti e sempre pronti ad accendersi sotto le sopracciglia inarcate, le labbra sensuali, i capelli di un rosso tendente all’arancione». Apparentemente addomesticato, era sempre pronto a esplodere o a immalinconirsi, ricorda il suo mentore Harold Acton, palesemente gay, noto per le sue camicie di seta nera e i larghi pantaloni viola.

Identità incerta. Segretario del Club degli Ipocriti, Waugh gareggiava in sbornie e schiamazzi. Gli studenti indossavano ostentatamente abiti in stile vittoriano: bombetta, giacche a grandi revers, pantaloni ampi come la cravatta. Nel ritratto di Henry Lamb, il ventenne Evelyn tiene languidamente la pipa tra le labbra, lasciando intravedere i gemelli dei polsini e ostentando uno spericolato accostamento tra il rosso della cravatta a grossi pois e il viola della giacca.
Il principale modello di lord Sebastian Flyte, il protagonista di Ritorno a Bridshead era Alastair Graham, «la personalità più spiccata del primo anno grazie alla sua straordinaria bellezza e alle eccentricità della sua condotta che sembrava ignara di qualsiasi convenzionalità». Piccolo e bruno, Alastair, assomigliava straordinariamente a Waugh, ma era anche, ricorda Anthony Powell, «tremendamente bello». Quando la madre, visti i suoi insuccessi scolastici, lo aveva ritirato da Oxford, Alastair, grande bevitore come l’amico, aveva continuato a venirci e a fare lunghe gite con Waugh nella sua auto di lusso. Un giorno Alastair aveva accluso a un invito a bere insieme in un «luogo bucolico» una sua foto in una posa piccante. Non si sa cosa sia successo, ma da quel giorno Evelyn aveva cominciato a staccarsi dall’amico che invece era pieno di nostalgia.
Waugh aveva confidato agli intimi il suo desiderio di trovare una fidanzata. Il primo tentativo, con un’allumeuse diciottenne, Olivia, era stato una delusione. Evelyn, irritato, aveva reagito scottandole una mano con una sigaretta. Intanto i rapporti con Alastair si erano diradati. Dopo un giro in Francia aveva commentato: «Penso di avere visto troppo Alastair negli ultimi tempi».
Waugh non nascondeva il suo passato. Greene ricorda: «Aveva avuto un’esperienza omosessuale a Oxford e, per quel che mi riguarda, non ero abbastanza curioso da imitarlo. Mi ha detto che la mia sessualità era incompleta, ma era una specie di scherzo».
Quando Waugh si era sposato con l’omonima Evelyn, una deliziosa giovane donna dal taglio di capelli mascolino, gli amici avevano approvato. Ma il matrimonio era durato poco ed era finito con uno scandalo, quando She-Evelyn come l’avevano soprannominata, si era fatta cogliere in flagrante adulterio non dal distratto marito, sorpreso e amareggiato da quella rottura per lui imprevedibile, ma da una rivista scandalistica. Waugh ne aveva sofferto. «Non sapevo che si potesse essere così infelici e continuare a vivere», ma Acton lo aveva rimproverato: «Sei talmente maschio nel senso del possesso? Sono confuso nel vedere intorno a me tutti gli uomini correre dietro le sottane». Più tardi She-Evelyn l’aveva accusato, cosa non rara nelle separazioni, di non essere portato al sesso.

Vacanze greche. Durante la crociera nuziale la giovane moglie, convalescente da una pesante malattia, aveva guardato stupita la coppia gay formata da Alastair Graham e Mark Ogilvy-Grant, fratello di quell’Olivia che in precedenza aveva illuso Waugh. Il loro appartamento ad Atene, aveva deprecato Evelyn, era «di solito pieno di tremendi giovanotti che vanno a letto con la colonia inglese per 25 dracme a notte». Ma gli erano piaciute le risate con i due e la nuova moda da loro lanciata di parlare greco con l’accento cockney. Mark era «frivolo e adorabile, alleggerito dal fardello dell’obbligo di mantenere le apparenze». Alastair gli aveva preparato un rimedio per la sbornia che aveva preso con degli «affascinanti norvegesi». In seguito She-Evelyn aveva acidamente commentato: «Non penso che l’avrebbe fatto se mi avesse amato davvero». Sempre in quella navigazione Waugh racconta di essere stato insidiato da un greco che l’aveva invitato con una scusa nella sua cabina. «Gli ho detto che mi sarebbe piaciuto molto vederci sul ponte. Era bruttissimo».
Col tempo Evelyn ed Alastair si erano persi di vista. «Oh, aveva commentato Alastair, Evelyn era un tale ubriacone, un tale snob». Risposato e padre di sei figli, lo scrittore si dimostrava sarcastico con i gay dichiarati. In Declino e caduta aveva irritato molti conoscenti con i suoi sarcasmi su alcuni personaggi omosessuali.

Pregiudizi radicati. Il fotografo Milton Gendel, cui era stato chiesto se si vedeva che Waugh beveva molto, aveva risposto semplicemente: «Non si notava...e poi cosa vuol dire tra gli inglesi bere molto?» Lo stesso si potrebbe dire della sua presunta omosessualità. Per Evelyn era una fase della vita legata a Oxford, da ricordare con nostalgia in Ritorno a Brideshead, ma irrimediabilmente passata. Non a caso nelle sue memorie aveva definito un compagno di studi, Brian Howard, «un omosessuale irrecuperabile». In un’altra occasione aveva mostrato la sua perplessità: «Mi ricordo uomini vestiti da donna – Beaton, Byron ecc – in sere del 1927, ma non li chiamavano “drag”. Che strano nome». Cecil Beaton, espressione dell’omosessualità della café society, viene più volte preso in giro per le sue pose. L’insofferenza verso Somerset Maugham che viveva sulla Costa Azzurra con un compagno si manifestava in gaffe maliziose, come quando, a cena da lui, aveva definito una conoscenza comune un «frocio manierato». Era calato il gelo e persino i Picasso appesi al muro, scherzava Waugh, erano impalliditi, ma Maugham era rimasto impassibile.
Eppure nel 1949 aveva scritto: «Gli americani hanno scoperto l’omosessualità con un libro dal titolo Rapporto Kinsey (illeggibile) e la prendono molto sul serio. Tutte le opere teatrali di successo a New York parlano di pederasti, ma si suicidano tutti. L’idea di una checca felice per loro è inconcepibile».
In realtà uno dei moventi più rilevanti della vita dello scrittore è stata la sua ascesa nel mondo dell’aristocrazia. E il suo lungo amore platonico, l’affascinante duchessa del Devonshire, sorella di Nancy Mitford, con cui scambiava una fitta corrispondenza, lo lusingava molto. Molti anni dopo la duchessa si divertiva a mostrare la dedica di Evelyn su un libro che le aveva mandato: «In queste pagine non troverà una sola parola che possa turbare la sua simpatia protestante». Peccato che tutte le pagine del volume fossero bianche.