Stefano Vecchia, Avvenire 9/9/2016, 9 settembre 2016
NEPAL, ANCORA TROPPE SPOSE BAMBINE
Restano profonde in Nepal le cicatrici del doppio terremoto del 25 aprile e del 12 maggio 2015 che hanno segnato un drammatico spartiacque in un Paese segnato da incertezza politica, povertà e disillusione. La ricostruzione stenta e gli aiuti interazionali, pure resi disponibili, faticano a concretizzarsi in progetti abitativi, strutturali e di sviluppo. Di conseguenza, la riabilitazione delle aree terremotate rischia di essere un’occasione perduta davanti a carenze e burocrazia ma anche a imprevisti ostacoli di carattere culturale. Ieri Human Rights Watch (Hrw) ha lanciato l’allarme per la persistenza del fenomeno dei matrimoni infantili. Il 10 per cento delle donne continua a sposarsi prima dei 15 anni, nonostante i tentativi del governo di eliminare la pratica.
Il censimento 2011 ha evidenziato che il 41 per cento delle ragazze si sono sposate prima dei 18 anni e in modo poco differente il dato si ritrova in statistiche aggiornate dell’Unicef: 37 per cento. Che la situazione sia condivisa con i vicini India e Bangladesh, con percentuali di unioni minorili ancora maggiori, non conforta, anche perché proprio il caso nepalese, in cui su un territorio relativamente ridotto agiscono un gran numero di organizzazioni benefiche, di impegno civile e per i diritti umani evidenza le carenze nella volontà politica e nel sistema legale locale.
Il rapporto “Our Time to Sing and Play” (Il nostro tempo di cantare e giocare) segnala come, nonostante la pratica sia illegale dal 1963, la stessa polizia raramente interviene in caso di matrimoni infantili o apre indagini contro i responsabili a meno che non ci sia una denuncia formale. In contrasto ancora maggiore con le pretese governative, che solo recentemente ha disposizione una legge che proibisce il matrimonio legale prima dei vent’anni per entrambi i sessi, «funzionari governativi spesso registrano ufficialmente i matrimoni anche se si tratta di atti illegali», denuncia il rapporto.
Una situazione che accentua anche aspetti discriminatori sul piano sociale, dato che la maggior parte dei minori che sono uniti in matrimoni appartengono alle comunità “dalit” (intoccabili) o alle minoranze etniche, accentuando una tendenza di lungo corso connessa a altri fattori negativi come povertà, analfabetismo, lavoro minorile, dote.