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 2016  settembre 08 Giovedì calendario

LA GUERRA DI ROMA E I NUOVI EQUILIBRI

Lo spartiacque è l’audizione di Raggi e Muraro in commissione Ecomafie. C’era un Movimento 5 Stelle prima di lunedì pomeriggio e ce n’è un altro adesso, con equilibri interni improvvisamente capovolti. Impossibile, del resto, porre fine a una lotta intestina in corso da giorni con la compattezza di facciata imposta da Beppe Grillo a Nettuno. Anche perché l’ennesima metamorfosi pentastellata è ormai avvenuta ed è segnata soprattutto dal cambio repentino delle gerarchie. Il caso Roma - con la sua escalationdi dimissioni, indagini (note ad alcuni e nascoste ad altri), silenzi, omissioni e menzogne - ha fatto saltare gli schemi e ribaltato i rapporti di forza dentro lo spogliatoio grillino. Così accade che un blocco di titolari ora si ritrova catapultato brutalmente in panchina. Al contrario di tanti esponenti relegati per mesi ai margini della squadra e d’un tratto tornati prepotentemente in campo.
La mappa del potere nel M5S, insomma, necessita di un aggiornamento sul piano nazionale e romano. Vedere chi sale e chi scende nel borsino del Movimento, inoltre, aiuta a comprendere meglio l’influenza delle varie correnti sulla linea che Grillo e Davide Casaleggio stanno dettando per rimediare alla raffica di gol (e autogol) incassati nella partita del Campidoglio già a pochi minuti dal fischio d’inizio.
A essere travolto dagli eventi e – ancor di più – dal fuoco amico è Luigi Di Maio. Il volto istituzionale dei Cinque Stelle esce indebolito dal pasticcio romano. La vicenda della e-mail (ricevuta, letta e male interpretata) sulle indagini a carico dell’assessore Paola Muraro, non ha convinto l’ala ortodossa. Da parte dello stesso direttorio nazionale sono piovute accuse al vetriolo nei confronti del vicepresidente della Camera, tacciato di aver tenuto nascosta al resto del gruppo un’informazione tutt’altro che secondaria. In queste ore c’è chi mette in discussione persino la volata del giovane campano verso la candidatura a premier. Anche se, onestamente, non sembra esserci all’interno del M5S un’alternativa tanto forte da scalzare Di Maio dal ruolo di favorito nella corsa a Palazzo Chigi.
Se il vicepresidente di Montecitorio non vive i suoi giorni politici migliori, al contrario torna prepotentemente in auge la figura di Roberto Fico. Il presidente della commissione parlamentare di Vigilanza della Rai si è guardato bene dall’esporsi in questi primi due mesi di amministrazione dei Cinque Stelle a Roma. Il suo silenzio pubblico sulle scelte nella composizione della giunta Raggi va interpretato come ostile ad alcuni profili esterni inseriti nella squadra. Si è limitato a mantenere un filo diretto con Grillo, a cui ha espresso più di un dubbio sulle prime mosse romane. Alla luce di un avvio disastroso di governo nella Capitale, è logico che d’ora in poi i suggerimenti di Fico saranno molto più ascoltati sull’asse Genova-Milano.
Entrando nello specifico delle vicende politiche romane, è fin troppo lampante constatare la parabola discendente di Raggi. La prima cittadina, salita al Campidoglio con una valanga di voti e altissime aspettative, è inciampata in più di un’occasione e non ha saputo creare una squadra di governo compatta. Ora ha davanti a sé due strade: resistere fino in fondo e rischiare di subire un’uscita clamorosa dal Movimento o accettare di scendere a compromessi con i desiderata dei vertici. Al di là di quale sarà la via che sceglierà di prendere, nelle ultime settimane il suo peso dentro il M5S è calato. Chi si sta prendendo la sua rivincita, invece, dopo aver abbandonato lo staff romano in seguito a uno scontro totale con la sindaca, è Roberta Lombardi. La parlamentare romana si è rivelata Cassandra, avendo avvertito in tempi non sospetti dei rischi che si correvano nel portarsi in casa «chi con noi non c’entra nulla». Due giorni fa è stata proprio la prima capogruppo alla Camera ad anticipare l’impostazione del nuovo corso. In soldoni, Lombardi ha proposto la creazione di una squadra nuova e formata solo da gente con il simbolo pentastellato nel Dna. Senza intrusi e cancellando il ’Raggio magico’. A giudicare dalle prime richieste dei vertici del M5S per il nuovo team del Campidoglio devono averle dato retta.