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 2016  settembre 08 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - A ROMA SALTA ANCHE DE DOMINICIS REPUUBLICA.IT ROMA - L’ex procuratore generale della corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis, risulta indagato dalla procura di Roma per l’accusa di abuso di ufficio

APPUNTI PER GAZZETTA - A ROMA SALTA ANCHE DE DOMINICIS REPUUBLICA.IT ROMA - L’ex procuratore generale della corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis, risulta indagato dalla procura di Roma per l’accusa di abuso di ufficio. Secondo quanto si è appreso, il procedimento è seguito dai pm che si occupano di reati in danno della pubblica amministrazione. Il giorno dopo la tregua armata sancita con Grillo, una nuova tegola si abbatte sulla giunta della Capitale. Virginia Raggi, prima che si diffondesse l’indagine a carico di De Dominicis, aveva annunciato che Raffaele De Dominicis non avrebbe fatto l’assessore al Bilancio. "In queste ore - aveva scritto la prima cittadina su Facebook - ho appreso che l’ex magistrato e già procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio (Raffaele De Dominicis) in base ai requisiti previsti dal M5s non può più assumere l’incarico di assessore al Bilancio della giunta capitolina, pertanto di comune accordo abbiamo deciso di non proseguire con l’assegnazione dell’incarico. Siamo già al lavoro per individuare una nuova figura che possa dare un contributo al programma della giunta su Roma". Raggi non aveva precisato, però, quali requisiti, nel dettaglio, avessero reso un ex magistrato della corte dei Conti (esperto di contabilità pubblica) incompatibile con la carica di assessore al Bilancio della Capitale. Raggi: "Non mollo". In mattinata, aveva ostentato normalità, la sindaca. "Nessun incontro con Beppe", fa sapere lo staff del Campidoglio, mentre Raggi va a Porta San Paolo a fare gli onori di casa alla cerimonia con il Capo dello Stato per il 73esimo anniversario della Difesa di Roma. Per lei piccolo bagno di folla. "Io non mollo, non mollo", risponde ai cittadini che si avvicinano. "Non mollare", le gridano alcuni. Roma, 8 settembre: ressa per Raggi, sostenitori le dicono ’’non mollare’’ Condividi "La Resistenza è un momento fondamentale della nostra storia e della nostra identità di italiane e di italiani", dice dal palco. Il mini-direttorio romano annuncia le dimissioni in massa: "La macchina amministrativa è partita ed è giusto che ora proceda spedita. Per questo, riteniamo che oggi il nostro compito non sia più necessario", scrivono Paola Taverna, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli, assicurando che " non faremo mai mancare il nostro sostegno e il nostro contributo" alla giunta Raggi. Grillo-Di Maio: pace fatta. Dopo il comizio di mercoledì sera a Nettuno con i big del M5s, Grillo è arrivato all’Hotel Forum di Roma, la sua base nella Capitale. Lo hanno raggiunto Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico e Carlo Sibilia del direttorio. "Anche noi facciamo qualche cazzata, ma siamo pronti ad andare avanti. Tutti insieme", scrive il leader su Facebook e sul suo blog compare il testo integrale dell’intervento di Di Maio a Nettuno. Segno che tra i due la pace è scattata, dopo le scuse del vicepresidente della Camera per aver taciuto l’avviso di garanzia a carico dell’assessore Muraro. "Ieri è stata una bellissima serata", spiega Di Maio. "Anche se da qualche giorno ho la febbre". Caso Muraro: le indagini proseguono. L’assessora all’Ambiente Paola Muraro - aveva già annunciato Raggi mercoledì in un video - resta al suo posto, almeno fino a quando dalle indagini non emergeranno elementi più chiari. Sviluppi che potrebbero essere molto rapidi, visto che già oggi i carabinieri del Noe potrebbero presentarsi in Campidoglio, in Regione e alla sede dell’Ama per prelevare documenti utili alle indagini. Carte che riguardano non solo il ruolo di Muraro come consulente Ama, ma anche alcuni atti svolti come assessore. Compresi gli incontri riservati a giugno con i vertici Ama e alcuni rappresentanti della società Colari di Manlio Cerroni che si sono tenuti nello studio di un collaboratore del deputato M5s, Stefano Vignaroli. Le mosse di Raggi. La sindaca, in ogni caso, cerca di voltare pagina. La tregua con i vertici M5s resta fragilissima, prova ne sia che la stessa Raggi si è già mossa con un legale di fiducia per capire quali siano i margini di manovra consentiti dal contratto firmato prima della candidatura con i vertici M5s, che prevede una penale da 150mila euro nel caso in cui l’eletta disattenda ai principi fondamentali del Movimento nelle decisioni principali di governo. A partire dal caso Olimpiadi, che mercoledì sera in piazza a Nettuno i vertici del M5S hanno cancellato definitivamente dalle ipotesi. Malessere tra i senatori. Lo tsunami continua a produrre strascichi anche ai vertici del Movimento. Il direttorio a 5 con Di Maio, Di Battista, Ruocco, Fico e Sibilia, nonostante il tentativo di mostrarsi unito davanti alla piazza, ha mostrato i suoi limiti: scarsa comunicazione interna, rivalità, deficit di leadership. Tanto che per tentare di uscire dalla crisi romana Beppe Grillo è dovuto arrivare di persona nella Capitale, per trattare con la Raggi l’emarginazione dei suoi fedelissimi Marra e Romeo, e serrare le fila. Tra i senatori c’è malessere contro i ragazzini "immaturi" che rischiano di portare il M5s alla deriva. Grillo è preoccupato, Davide Casaleggio sta pensando di riorganizzare il direttorio, allargandolo, e togliendo tutte le deleghe, a partire dagli Enti locali, a Di Maio, Di Battista &C. La senatrice Barbara Lezzi, intervistata dal Fatto, sponsorizza la creazione di un organismo direttivo di 30-40 persone. "Cinque persone non possono gestire da sole un Movimento così grande, bisogna allargare il direttorio ai sindaci, consiglieri regionali. Lo voleva fare anche Gianroberto". Nelle parole di Lezzi non c’è spazio per le teorie del complotto e dell’accerchiamento che hanno tenuto banco sulla piazza di Nettuno: "Di Maio è stato superficiale, Raggi e Muraro devono scusarsi per non aver rivelato l’indagine a carico dell’assessora". L’ex capogruppo in Senato Gianluca Castaldi parla di "errori in buona fede". "Nessuno ha rubato un centesimo, ma ci sono state delle pecche organizzative a Roma. È chiaro che dobbiamo collaborare di più per far funzionare meglio le cose". Su Facebook duro intervento della senatrice bolognese Elisa Bulgarelli, considerata vicina a Pizzarotti: "Il votante grillino medio, quando ha messo la scheda nell’urna, esprimeva attese diverse rispetto alla nuova classe dirigente. Non era una questione di meno peggio, o un po’ meglio. Il nodo era che si reclamava un ceto politico radicalmente diverso da quello che lo aveva preceduto". "A me chi giustifica, mi fa tristezza", aveva scritto mercoledì. "Chi giustifica perchè tanto gli altri son peggio, mi fa rabbia; chi vuole fare finta di niente e mettere tutto sotto il tappeto, mi fa tenerezza. Al di là della coerenza, la differenza la facciamo se sappiamo ammettere gli errori e impariamo da questi. Poche cose son rimaste di quello che doveva essere il Movimento...". Sempre sui social si scatena la rabbia della senatrice Paola Taverna, componente del mini-direttorio romano, che aveva informato via mail Di Maio a inizio agosto dell’indagine a carico della Muraro. Mercoledì sera Taverna non è salita sul palco di Nettuno, ma ha avuto modo di confrontarsi con Grillo e il direttorio."Non riuscirete a metterci gli uni contro gli altri e chi oggi sta facendo certe insinuazioni definendosi uno del 5 S Stelle può trovare altra collocazione. Ho già provveduto a far smentita pubblica a chi si è permesso di dire che sono stata io a passare mail ed sms alla stampa e sono pronta a querelare chiunque lo affermi nuovamente! Chiaro? Il M5s è la mia vita e per quello che è in mio potere lotterò fino alla fine per veder realizzato quel sogno". Sul direttorio piovono ancora critiche dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti, sospeso dal M5s da maggio proprio per non aver comunicato tempestivamente un’indagine a suo carico per le nomine al Teatro Regio: "Il Direttorio ha inciampato troppe volte: penso a ciò che è successo a Gela, a Quarto, da noi a Parma e ora a Roma. Serve una seria autocritica rispetto al Direttorio che non può essere buono solo per andare sul palco, ma deve avere regole chiare e condivise da tutti. Gli attivisti storici di M5s ormai sono stanchi e sfiduciati. Il problema del Direttorio è come è nato. Un problema iniziale che nessuno ha voluto mai sanare". Secondo Pizzarotti, dalla vicenda romana "escono indeboliti Raggi e Di Maio", ma soprattutto il M5s. "Per me che ne faccio parte dall’inizio e che vedo questo cambiamento, è una sofferenza. Lo spirito iniziale era diverso". Nonostante la tregua armata, il M5s resta dunque un vulcano in eruzione. Raggi appare desiderosa di tirare dritto per la sua strada, sottolineando il suo profilo istituzionale e limitando al minimo la "vigilanza" che Grillo vuole operare sul suo lavoro in Campidoglio. Il rischio, per lei, è che gli sviluppi dell’inchiesta che coinvolge Muraro possano rendere difficile, se non impossibile, l’agognata ripartenza. Alla sindaca arriva una mano dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti ospite di Unomattina: "Io aiuterò Roma, noi aiuteremo questa amministrazione comunale perché non è giusto che i problemi si scarichino sui cittadini: chi aspetta l’autobus, chi vuole la città pulita, chi vuole un lavoro. A prescindere da chi governa, le istituzioni devono collaborare. Ma al M5s chiedo più umiltà. Non cerchino un capro espiatorio, i poteri forti, balle sui nemici. C’è stato un problema che riguarda questo partito e mi auguro che venga superato. Un po’ di verità non fa male". Il retroscena: cos’è accaduto, cosa sta accadendo. Il Movimento sta attraversando una forte fibrillazione: dal 7 luglio la giunta romana annaspa, perde colpi. La base protesta in rete per le troppe polemiche, per gli scandali, per la crisi che sembra non avere via d’uscita. La sindaca è inciampata su varie criticità. La revoca della nomina del capo di gabinetto, Carla Raineri, già finita al centro delle polemiche per il suo mega stipendio da 193mila euro l’anno. Ha subito una sfilza di dimissioni: dell’assessore al Bilancio, Marcello Minenna, legato alla magistrata della Corte dei Conti. Del dg Atac Marco Rettighieri, dell’amministratore unico Armando Brandolese. Del neo presidente di Ama Alessandro Solidoro. Ha affrontato la gaffe dell’assessore in pectore al Bilancio Raffaele De Dominicis che ha ammesso di essere stato chiamato “dal suo amico Pieremilio Sammarco” (fratello del legale di Cesare Previti), titolare dello studio dove lavorava Raggi. Ha gestito le complicate polemiche che hanno avuto come protagonisti il vicesindaco Daniele Frongia, il vicecapo di gabinetto - ex braccio destro di Gianni Alemanno e Renata Polverini - Raffaele Marra, il dipendente del Campidoglio promosso a capo della segreteria politica Salvatore Romeo. Attorno a tutto questo caos, è in corso uno scontro dietro le quinte tra due fazioni grilline. Prima di Nettuno, da una parte erano schierati Raggi, Muraro, Marra, Frongia, Romeo, Di Maio. Dall’altra, Grillo, Taverna, Lombardi, Vignaroli, Ruocco, Fico (con Di Battista collocato in una posizione a sé stante). Il diktat di Grillo era stato: "Il Movimento deve rimanere unito adesso più che mai perchè Roma è troppo importante". Parole che avevano lasciato trapelare il timore del leader e fondatore che il Movimento potesse sfaldarsi. Dopo Nettuno gli equilibri sono cambiati. Grillo ha ripreso in mano tutto, ha deciso di salvare Di Maio e di toglierlo dai guai. Il mini direttorio romano si è dimesso. Raggi è rimasta sola con i suoi (Muraro, Marra, Frongia, Romeo). E il direttorio con l’incontro avvenuto all’indomani di Nettuno sta cercando di mettersi intorno alla leadership di Grillo. Ma con il “Vigileremo su Roma", cercano di separare i loro destini da quelli della sindaca. Intanto, Raggi dice: ”Non mollo”. Punta sul fatto di essere prima cittadina neo eletta. In sintesi: nel M5s, prioritario è salvare la classe dirigente. Ma va registrato che tra i senatori ci sono critiche al direttorio, da tempo cavallo di battaglia di Pizzarotti, sindaco di Parma. Simone Canettieri e Stefania Piras per “www.ilmessaggero.it” Si vedono ai Parioli. No a casa di Daniele Frongia, il vicesindaco, sull’ Appia. Macché, fermi tutti, Beppe Grillo incontrerà Virginia Raggi in Campidoglio. Niente di tutto questo. RAGGI RAGGI Il leader del M5S non vede di persona la sindaca, preferisce ricompattare «i suoi ragazzi del direttorio» alle porte di Roma che metterci la faccia con la grillina, vissuta ormai da gran parte del movimento come «un corpo estraneo». Allora c’ è solo una telefonata tra «Beppe» e «Virginia» da raccontare, avvenuta dopo pranzo, che dal Campidoglio definiscono «cordiale» e «in sintonia». Non è così. Il comico è «infuriato». Vuole entrare nel merito dei tanti dossier dopo aver fatto il punto con il direttorio: dall’ assessore Paola Muraro al vice capo di gabinetto, Raffaele Marra da rimuovere. E poi c’ è il metodo, che non va. Si capisce che qualcosa sta per accadere quando scendono dalla scala della Lupa gli operatori del blog. Ecco, la sindaca farà, anzi posterà, un video. Il giallo E qui si capisce che il parto di una clip di 1 minuto e 39 secondi non è una cosa semplice. Perché racchiude in sé tutte le tensioni di queste ultime ore. Il video pubblicato sul profilo Facebook della Raggi è pieno di «tagli» e «cuci», pezzi ripresi e riattaccati. virginia raggi il vento e cambiato virginia raggi il vento e cambiato Nel post che lo accompagna su Facebook, inoltre, ci sono diversi omissis. La prima versione scritta, diciamo lo sbobinato, è in linea con il video. Dopo poco però viene aggiunto questo insert: «Inoltre, ho deciso di prendere dei provvedimenti per la riorganizzazione della macchina amministrativa». E cioè la richiesta del direttorio e di Grillo. Non a caso, sempre dopo, comparirà un Ps, dopo un’ ora, sia su Facebook che sul blog: «L’ attuale vicecapo di gabinetto Raffaele Marra sarà ricollocato in un’ altra sede». Un’ altra imposizione subita dalla Raggi in una giornata passata a capire come uscire dal «labirinto» dove si è ficcata, soprattutto adesso che Di Maio, «Luigi», il suo garante sembra essere depotenziato, dopo il caso della mail scoperto da Il Messaggero. La mossa RAGGI RAGGI Ecco perché nei giorni scorsi, quando da pezzi importanti del M5S le arrivavano messaggi del tipo «cambia o vai a casa», «di questo passo ti togliamo il simbolo», la Raggi è ritornata avvocato, un po’ stile difesa Muraro di queste ore. Anzi, ha fatto di più la sindaca: ha chiesto un parere legale sul contratto che ha firmato prima di candidarsi. Che la vincola ai vertici del M5S per prendere le decisioni più importanti (cosa finora mai avvenuta) e che, soprattutto, prevede una penale di 150mila euro in caso di inadempienze ai principi grillini, che passano sempre, contratto alla mano, dalla questione giudiziaria. L’ idea della Raggi, forse mossa dall’ esasperazione visto anche nel video di ieri il suo volto era provato e teso, è stata quella di cercare di capire se in caso di guerra atomica può svincolarsi, magari insieme alla sua maggioranza, dal contratto che Gianroberto Casaleggio pensò insieme a Roberta Lombardi, ritornata in queste ore molto influente, per gestire Roma. Unico caso. RAGGI DI MAIO RAGGI DI MAIO I ragazzi Tra Virginia e Luigi, alla fine Beppe ha scelto il vicepresidente della Camera. Nel senso che è lui che vuole guardare negli occhi appena arriva a Roma. Virginia la vedrà, forse, solo oggi. Si comporta da padre, Beppe. Appoggia la mano sulla spalla del trentenne di Pomigliano come a ricordargli Tranquillo, non ti sei bruciato che fa venire in mente Gianroberto Casaleggio quando parlava dell’ elezione online del candidato premier senza nominarlo (Tranquillo, non vogliamo bruciarti). Grillo sceglie di tornare leader a tutti gli effetti. Lo fa sul palco a Nettuno per l’ ultima tappa del tour Costituzione Coast to coast condotto per promuovere il No al referendum. Qualche caz...a ma facciamo anche noi dichiara al pubblico ammettendo le difficoltà di questi giorni convulsi. DI MAIO DI BATTISTA GRILLO DI MAIO DI BATTISTA GRILLO Frasi che restituiscono il lungo faccia a faccia tra il leader, il direttorio al completo e Paola Taverna, leader dello staff capitolino, che è cominciato ieri all’ ora di pranzo, fuori Roma, lontano da occhi indiscreti. La senatrice romana, sacerdotessa del grillismo più puro, ha avuto un ruolo fondamentale: ha denunciato l’ inchiesta sulla Muraro. Un caso che dovrebbe far scattare l’ articolo 9, quello delle sanzioni, del codice etico firmato da Raggi. Che sta sempre più stretto alla sindaca. ALFIO MARCHINI I cinque stelle vincono laddove un sistema finisce: a Roma come a Torino. Per questo i "pentastellati" sono ridicoli quando evocano i complotti dei poteri forti. Gli manca evocare la congiura "pluto-massonica" e il quadro sarebbe completo. La verità è esattamente l’opposto: hanno vinto perché il vecchio e defunto sistema è orfano di poteri forti, di idee forti e di una visione illuminata del futuro. Amo Roma e vorrei che il sindaco se ne prendesse cura. Lo facciano e non resteranno soli. Ma basta con questa personalizzazione dello scontro politico stile "beghe da condominio" a cui ci fanno assistere.