Stefania Vitulli, Panorama 8/9/2016, 8 settembre 2016
50 SFUMATURE DI BONDAGE
Sulle pendici dei colli tortonesi, a meno di un’ora da Milano, immersa nei vigneti dell’Oltrepò, la location si sviluppa su tre piani. L’ampio giardino e il silenzio permettono al luogo di essere intimo e riservato. Le camere fresche, luminose ed eleganti, sono tutte dotate di punto di sospensione». Sulla pagina Facebook il post continua: descrizione delle camere, food and beverage, piano didattico e credenziali dei docenti. Potrebbe trattarsi di un ritiro di ashtanga yoga o di una masterclass di alta cucina. E invece è il programma di «Vigneti e kinbaku. Weekend di bondage a un’ora da Milano». Si è svolto, al completo di partecipanti, in piena estate, organizzato da abbraccidicorde.com, una delle tante (ma attenzione, non tutte sono ben strutturate, meglio verificare) associazioni e master che si dedicano all’insegnamento di questa pratica.
Nulla di eccezionale: è solo uno dei tanti corsi brevi sulla materia. E non ci si limita ai weekend: ci sono aperitivi con partecipanti di ogni età (a Milano, ogni terzo venerdì del mese al Kineo Cafè, aperto a tutti), performance pubbliche, serate e feste a tema che magari finiscono con un dibattito o uno spuntino comunitario. Insomma, un boom. Il bondage è il nuovo burlesque. Solletica i media. Non è disdegnato dagli accademici. Nei laboratori di psicologia della Northern Illinois University si raccolgono dati (a base di sondaggi, test cognitivi e campioni di saliva) sulla diminuzione dello stress nelle coppie consenzienti che praticano il «kinky sex», ovvero il sesso non convenzionale. Live Science sostiene che la pratica, specie se si riceve dolore, cambia il flusso di sangue nel cervello e porta a una sensazione di tranquillità e distorsione temporale, mentre mashable.com si spinge a chiamarla «schiavitù meditativa». Il bondage come lo yoga, dunque: produrrebbe uno stato alterato di coscienza per cui la mente si libera al punto che molti master consigliano di non guidare dopo una «sessione».
«Non accosterei questi corsi al sesso estremo come lo si intende, con pratiche anche pericolose e letali» commenta Marina Anzil, sessuologa. «Ci vedo più l’aspettativa di incontrare: dopo la solitudine del web, occasioni come queste creano delle comunità relazionali reali, con una legittimazione data dal corso o dall’aperitivo. Inoltre, oggi nella sessualità si cerca una dimensione seriale, non progettuale, per cui è facile accostarla alla pratica ginnica. Il sesso “eccezionale” ti diversifica dal resto dell’umanità». Bondage però significa sempre «schiavitù». Tra i suoi strumenti ci sono corde o catene, bende, manette, ganci, fino alla mummificazione. L’obiettivo è quello di immobilizzare un partner consenziente per provocare una costrizione e una dominazione. Insomma, non è il bondage a essere cambiato: siamo noi.
Certo, poi a ognuno la prima volta suscita reazioni diverse. La giornalista Selvaggia Lucarelli, alla richiesta inviatale da una studentessa di medicina che le chiede di rispondere al test sulle pratiche bondage e lesioni correlate, ci scrive un articolo per Il Fatto quotidiano. E riporta, con tono ironico ma lievemente scandalizzato, le domande dettagliate della ricerca: «Hai mai praticato la mummificazione, il pony play (gioco di ruolo in cui uno dei partecipanti è il cavallo o pony e l’altro il padrone), il figging (inserimento nelle parti intime di zenzero fresco per provocare bruciore) o il gerbilling (introduzione in orifizi di animali vivi di piccole dimensioni come roditori, pesciolini o anfibi)?». L’attore Paul Giamatti, invece, è stato «costretto» a provare il bondage perché il procuratore Chuck Roades, personaggio che interpreta in Billions (la serie sul mondo dell’alta finanza newyorchese trasmessa quest’estate da Sky Atlantic, che va già per la seconda stagione), è sposato con la psicologa Wendy, una «dominatrice». Legato e imbavagliato, pronto a sottoporsi alla scena di pratiche sadomaso in camera da letto, Giamatti si è addormentato davanti alla macchina da presa. Anche se poi su Entertainment Weekly ha dichiarato: «Di solito è considerato bizzarro, ma mi sono reso conto che un rapporto simile può fare davvero parte della vita di qualcuno. Non avevo mai fatto niente del genere prima d’ora». Eppure, pratiche bondage sono negli ultimi anni apparse in CSI, Desperate Housewives, House of Cards e persino nel più arcaico Dr. House. Per tacere delle Cinquanta sfumature, ovviamente.
Finita dunque l’epoca del «lo famo strano», è iniziata quella della normalizzazione: «Il tipo che si è più sviluppato di recente è il bondage con le corde, che prevede due stili: americano o western e giapponese, detto kinbaku o shibari» spiega Andrea, 38 anni, esperto di educazione sessuale e creatore del progetto sul bondage giapponese «La quarta corda», che organizza lezioni, corsi ed eventi a Firenze, in Italia e in tutta Europa. «La comunicazione che si crea con la corda può essere dosata a seconda del desiderio e l’aspetto tecnico è fondamentale, per questo i corsi sono necessari. A me piace legare persone che conosco, con cui ho un minimo di intimità, mentre c’è chi ama farlo con persone incontrate a un party. Si può scegliere uno stile più carezzevole o più intenso, con più o meno dolore o sospensione». E prosegue: «I motivi di questo boom? La bellezza della pratica e l’equilibrio nel dare il giusto messaggio: non è ascetica e avulsa dalla sessualità, ma nemmeno morbosa o perversa. Appartiene a un’idea di sessualità ampia, che non riguarda necessariamente il rapporto, ma può essere praticata anche da persone che non hanno una relazione sessuale».
Chi lega si chiama «top», chi si fa legare «bottom» e va slegato in qualsiasi momento lo chieda. Per cominciare bastano un paio di corde
da otto metri e una forbice di sicurezza. Si parte
dalle legature base, single e double column tie, insegnate di solito ai principianti, e si arriva a quelle più iconiche, come il gote shibari, già adatto a un corso intermedio. Si lavora sulla legatura di inguine, polsi, busto, su due arti insieme. Si può curiosare in coppia, portare
un amico, ma non arrivare soli: chi cerca un partner per il corso può rivolgersi alla scuola scelta. I costi dei corsi a cui si può arrivare in t-shirt, fuseaux e tappetino variano dai 100 ai
250 euro a coppia, le lezioni private dai 30 ai 50
euro a coppia l’ora. «Professionisti, impiegati, commessi, studenti: il bondage è trasversale, anche grazie ai social» spiega Kirigami (nickname di Federico, 28 anni, che ha scoperto il bondage da sette), docente di School of Rope, Milano. «Da noi l’aspetto erotico tradizionale, della dominazione, è più marcato di quello ginnico-estetico: noi cerchiamo la bellezza nella sofferenza, la persona che suda, con i capelli scompigliati, in posizione scomoda. Ma ormai gli stili sono tanti: c’è chi ama la ragazza legata che sorride mentre gira in aria, sospesa con moschettoni e cuscinetti a sfera». Come dire che i gusti sono gusti. E di certo questo, almeno nel bondage, non si discute.