Leonardo Martinelli, Panorama 8/9/2016, 8 settembre 2016
LE CREPE DI HOLLANDE
Ora che Emmanuel Macron, già ministro dell’Economia, ha abbandonato il governo, il re è rimasto solo. Solo davvero. François Hollande, chiuso nell’Eliseo, si appresta a trascorrere gli ultimi otto mesi di mandato. Ma i consiglieri più fidati sussurrano che lui «ci crede ancora». Che potrebbe partecipare alle primarie dei socialisti e poi, di nuovo, alle presidenziali. Con quale coraggio? Guardarsi indietro, all’ora dei bilanci, potrebbe rivelarsi per Hollande alquanto imbarazzante.
Nel 2012, quand’era stato eletto, le promesse più forti riguardavano l’economia. Quasi cinque anni dopo,
un milione e 80 mila persone si sono aggiunte
all’esercito dei disoccupati. Il deficit pubblico sul
Pil è calato dal 4,8 per cento nel 2012 al 3,5 per
cento nel 2015 (appena andato al potere, aveva pro-
messo il 3 per cento nel 2013 e la parità quest’anno).
Non è tutto. Nel 2014, 19,2 milioni di famiglie hanno visto aumentare le imposte mentre 4 milioni e 800 mila hanno beneficiato di uno sconto: una situazione solo parzialmente rivista negli anni successivi. Più o meno tutti concordano nel dire che per rilanciare l’economia occorre intervenire sulla flessibilità del mercato del lavoro. Hollande ha deciso di affrontare il tema solo qualche mese fa, con la legge El Khomri (dal cognome di Myriam, volenterosa ma inesperta ministra del Lavoro), mai discussa con i sindacati prima dell’inizio dell’iter parlamentare. A forza di compromessi, si è ridotta a un testo senza ambizioni, che ha scatenato la piazza con violenti proteste.
Hollande si è trovato di fronte un ostacolo imprevisto: il terrorismo. E ancora oggi la macchina dell’intelligence fatica a costruire un sistema di «infiltrati» negli ambienti jihadisti: ci ha messo mesi per capire che bisognava curiosare sui social network criptati come Telegram, dove giovani invasati si scambiavano tranquillamente informazioni per organizzare nuovi attentati. Dal presidente
socialista del Paese che si autoproclama «culla
dei diritti dell’uomo» qualcuno si aspettava una
politica forte e coraggiosa almeno sui migranti.
L’esempio vivente del fallimento francese è la
bidonville di Calais, la più grande concentrazione di migranti d’Europa (oltre 10 mila persone). In quasi cinque anni, Hollande non ci ha mai messo piede. Il «re solo» rimane chiuso all’Eliseo, macinando nuove strategie e improbabili rivincite. Senza voltarsi indietro. Meglio così.