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 2016  settembre 08 Giovedì calendario

IL TALK SENZA SHOW, L’EREDE DI BALLARÒ TARGATO SEMPRINI

Voltare pagina: si fa presto a dirlo, un po’ meno a realizzarlo. Prendete il debutto di Politics – Tutto è politica, il nuovo talk show di Rai3 sorto sulle ceneri di Ballarò, il programma-simbolo della rete storicamente legata all’attualità. A sentire il direttore di Rai3, Daria Bignardi, avrebbe dovuto rivoluzionare la famosa narrazione della politica, giunta ormai agli ultimi respiri. Invece martedì sera, all’alzarsi del sipario, il conduttore Gianluca Semprini si è scoperto alle prese con un problema non troppo differente da quello di Virginia Raggi. Prima ha beckettianamente mostrato la sedia vuota su cui avrebbe dovuto sedersi Luigi Di Maio, l’ospite di apertura che invece aveva dato buca. Ma la crisi capitolina dei 5Stelle andava affrontata comunque e anzi a maggior ragione – dàgli al grillino.
E allora Semprini si è consegnato al direttore del Foglio Claudio Cerasa e quello dell’Espresso Tommaso Cerno. Ovvero, alle stesse facce, alle stesse domande e agli stessi periodi ipotetici del terzo tipo da cui Politics aveva promesso di voler fuggire. Che farà la Raggi, chi è la Muraro, cosa deciderà il direttorio… Altro che storytelling 2.0. Era il ronron del teatrino della politica che sopravviveva alla sua morte annunciata, il talk senza nemmeno lo show.
E sopravviveva in ottima salute. Sia quando si è trattato di commentare un servizio filmato dove una signora dei Parioli si lamentava delle condizioni del suo quartiere (“la Raggi avrà fatto pulire a Centocelle”: dàgli al Grillino); sia quando il conduttore ha preso a lanciare un servizio, diviso in più blocchi, su riciclaggio e smaltimento dei rifiuti in Veneto, mentre il duo Cerasa-Cerno continuava a disquisire sui destini pentasellati del Comune di Roma. Da Beckett a Ionesco.
Sembra facile voltare pagina, ma attenzione a non tornare alla pagina precedente. L’uomo senza faccia Gianluca Semprini, anti-tribuno di scuola Sky allergico alle arene, nei promo del programma aveva promesso “risposte precise a domande precise”. E in effetti, quello è sempre stato il suo stile di mezzobusto tutto d’un pezzo, negli speciali di Sky. Ma si vede che l’aria di Viale Mazzini fa strani scherzi.
A domanda precisa sulla politica economica del governo, Giulio Tremonti esordisce con un: “Vede Semprini, da Platone a Machiavelli, la politica non è tutto”. Poi, quando gli si ricorda la celebre affermazione “Con la cultura non si mangia”, il professore nega: “Questo non l’ho mai detto. Comunque si mangia con i prodotti agricoli”. A domande precise, risposte fumose.
Altro che voltare pagina, qui si rischia di cambiare canale. A meno che il vero obiettivo di Politics non sia solo quello, dichiarato, di smontare il vecchio talk, sottoporlo a liposuzione e ridurlo alla durata di 90 minuti. Fin qui potremmo essere d’accordo; ormai il vecchio Ballarò durava più di Via col vento. Peccato che poi Rai3 lo abbia rimontato tale e quale in scala uno a due; forse per eseguire nei fatti quel ridimensionamento invocato da Matteo Renzi, ridimensionamento puntualmente conseguito anche negli ascolti (5.5 di share, meno di quanto faceva Massimo Giannini, e senza avere contro Floris).
Passando senza soluzione di continuità dai 5Stelle all’emergenza rifiuti, dall’economia al dopo sisma, Politics è apparso un Ballarò low cost, un contenitore modello Ryanair che taglia gli ospiti ma non rinnova né volti né temi, che elimina il contraddittorio ma conferma i piantoni del salotto, con l’unica eccezione dell’intervista similbarbarica al sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, il momento migliore del programma con il reportage di Eva Giovannini. Troppo poco per voltare pagina; ma se invece si vuol dimostrare che il racconto televisivo della politica è alla frutta, Politics può essere una buona pietra tombale.
di Nanni Delbecchi, il Fatto Quotidiano 8/9/2016