Sebastiano Vernazza, La Gazzetta dello Sport 8/9/2016, 8 settembre 2016
DI FRANCESCO
& C., SE LA CLASSE È SCRITTA NEL DNA – «Padri e figli» è il titolo di un vecchio film di Monicelli e di un romanzo di Turgenev. Padri & figli rappresenta un classico del calcio: più bravo il papà o l’erede? L’ultimo caso è stato servito caldo dalla cronaca di questi giorni: Federico Di Francesco, primogenito di Eusebio, ha «spaccato» nell’Under 21, con la grande prestazione di martedì a la Spezia. Avversario risibile, Andorra, ma ulteriore conferma delle qualità del ragazzo: ci si chiede se il giovane sia destinato a oscurare il genitore.
TUTTI ESTERNI Di Francesco senior da giocatore era esterno, Di Francesco junior idem, ma c’è di più: Di Francesco senior, da allenatore del Sassuolo, ha un figlio «adottivo», Domenico Berardi, esterno pure lui. Una filiera pazzesca e viene da pensare che ci sia lo zampino di Eusebio, bravo, anzi bravissimo a trasmettere ai due azzurrini le password del ruolo. Va fatto un distinguo. Di Francesco padre era un esterno di centrocampo, Di Francesco junior e Berardi sono esterni di attacco, però tutti e tre condividono il territorio, la fascia e i suoi rinnovati meccanismi: tagli, inserimenti, con Zeman pensatore di riferimento. Una volta l’ala aveva come missione primaria il dribbling, nei nostri anni molto è cambiato. Difficile stabilire oggi se figlio e figlioccio faranno meglio del papà e del «padrino». Forse non tutti ricordano che Di Francesco ha vinto uno scudetto con la Roma e accumulato 13 presenze in Nazionale, curriculum di rispetto. Di sicuro Di Francesco figlio, oggi al Bologna, potrebbe giocare benissimo in una squadra allenata da suo padre. A dirla tutta, sembra disegnato apposta per raccogliere l’eredità di Berardi al Sassuolo.
MAZZOLA & MALDINI Premessa: gli esempi di padri & figli nel pallone sono una marea e qui non li troverete tutti elencati, questa non è una lista della spesa. I Cudicini, i Vieri, i Savoldi e tanti altri, ma in Italia pochi dubbi, i Mazzola e Maldini rappresentano gli esempi migliori del pallone come «vizio» di famiglia: per qualità tecnica; per quantità di trofei; per spessore internazionale; per continuità di ruolo. Valentino Mazzola è stato l’uomo simbolo del Grande Torino precipitato a Superga. Suo figlio Alessandro ne ha onorato il cognome in giro per il mondo. I sacri testi di storia calcistica raccontano di come Valentino sia stato con Giuseppe Meazza il miglior giocatore italiano dell’era pre-moderna: Sandro non si offenderà se lo mettiamo in scia a suo padre. Da tempo è passato il messaggio che Paolo Maldini, il figlio, sia stato migliore di Cesare il padre, scomparso di recente. Per numero di successi, senza dubbio: Paolo ha vinto di più, per esempio cinque Coppe Campioni/ Champions contro una, ma Cesare ha costituito uno dei primi prototipi di difensore moderno, ha contribuito all’evoluzione del ruolo e questa non è cosa di poco conto. Paolo più bravo, però... Da c.t. della Nazionale, e dell’Under 21, Maldini senior ha convocato il figlio, lo ha fatto giocare, perché era impossibile tenerlo fuori, e gli ha dato la fascia di capitano perché gli spettava. Nessun imbarazzo, il campo come unico giudice, che non mente mai.
PIPA E PIPITA Nell’attuale Serie A, non solo Di Francesco: ci sono diversi figli d’arte. Per esempio Luca Antonelli, terzino del Milan, erede di Roberto, detto «Dustin» per la somiglianza con l’attore Dustin Hoffman. Antonelli senior vinse lo scudetto della stella, Antonelli junior non ha ancora vinto nulla... C’è chi dal padre ha preso cognome e soprannome. Per esempio, Gonzalo Higuain, che ha mutuato il nomignolo Pipita da papà Jorge, detto Pipa perché aveva (ha) un naso importante. Jorge Higuain è stato un classico difensore argentino, ha giocato nel San Lorenzo, la squadra di Papa Francesco, e ha insegnato a Gonzalo i trucchi del mestiere. In un’intervista a Sportweek di due anni fa il Pipita ha raccontato: «Da piccolo, su consiglio di papà, ho giocato tanto per strada. “E’ lì che si impara il mestiere”, diceva. Mi ha dato dei suggerimenti, sì: “Se fai questo movimento, dai fastidio al difensore” oppure “Se proteggi la palla così, diventa difficile togliertela”». Per il bene del figlio, Higuain senior ha tradito la categoria dei ruvidi stopper svelandone i trucchi: che cosa non si fa per la prole. Tra i giovani della Fiorentina spiccano Federico Chiesa, figlio di Enrico, ex bomber di Samp, Parma e Viola stessa, e Ianis Hagi, romeno e figlio di Gheorghe, il «Maradona dei Carpazi» del Brescia Anni Novanta. Ianis è cresciuto nell’accademia calcistica del padre. «Mio figlio diventerà più forte di me - dice sempre Gheorghe - io alla sua età non ero così bravo». Esagerazioni dettate dall’amore paterno? Presto lo scopriremo.
I PIU’ GRANDIDi Stefano, Pelé, Maradona e Cruijff sono riconosciuti come i migliori giocatori di sempre. Nessuno dei quattro ha avuto figli capaci di emularne le gesta. D’accordo, erano eredità impossibili da raccogliere, però un conto è il gene, nel senso dei cromosomi del sistema genetico, e un altro il genio assoluto, materia prima unica, non trasmissibile via Dna. I tantissimi figli d’arte del calcio si spiegano con una banalità: se hai un papà (ex) calciatore, che ti spiega come calciare e come muoverti, hai più possibilità di farcela rispetto a chi nasce da padre scarpone.