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 2016  settembre 08 Giovedì calendario

DI NATALE: «È SAPONARA IL VERO 10 DELLA A» – Col numero 10 ha segnato valanghe di gol, incantato una regione, reso felici tante persone del mondo del calcio che conservano gelosamente la sua maglia dell’Udinese

DI NATALE: «È SAPONARA IL VERO 10 DELLA A» – Col numero 10 ha segnato valanghe di gol, incantato una regione, reso felici tante persone del mondo del calcio che conservano gelosamente la sua maglia dell’Udinese. Ma dal 15 maggio Antonio Totò Di Natale è in vacanza. Una vacanza lunghissima, in splendide località balneari, con la famiglia sempre al seguito e senza un’idea fissa su cosa fare domani. L’unica certezza è che ieri il figlio di Totò, Filippo, pronto per la terza media, ha svolto il primo allenamento con la maglia dell’Empoli. E lì, nella città di Ilenia, l’amore del campione, la famiglia Di Natale ha deciso di vivere. Perché da Udine nessuno si è più fatto vivo con chi ha fatto la storia del club con la numero 10 addosso. Di Natale, lei sta a guardare, ma anche tanti importanti 10 come Totti, Honda, Jovetic stanno seduti in panchina. E alla Juve, dopo la cessione di Pogba, la 10 non è stata neppure assegnata. Forse hanno fatto bene a Napoli a ritirarla... Lei che pensa del valore di questa maglia? «E’ una maglia molto pesante. Gestita da qualcuno che ha qualcosa di straordinario, fuori dal normale e che ha fatto cose importanti». Quella di Maradona è stata la 10 per eccellenza: giusto non darla a nessuno? «Giustissimo. Maradona è stato unico e per Napoli qualcosa di più. Pensa, indossare la “10” in uno stadio come il San Paolo dove se sbagli un passaggio e ti crolla tutto addosso». Quindi Insigne è meglio che non l’abbia mai presa.... «Insigne è fortissimo, ha talento, ma innanzitutto non è un vero 10, gioca più spostato sull’esterno. Meglio così, sarebbe stata una responsabilità troppo pesante». Chi è il vero numero 10 in A? «Saponara dell’Empoli. E non lo dico perché lo conosco bene, visto che sto a Empoli. E’ maturato, sa lanciare le punte, si inserisce in zona gol, tira, ha classe e qualità E, soprattutto, fantasia. Un trequartista vero». Altri buoni 10? «Joao Pedro del Cagliari lo è, l’ho seguito in B lo scorso anno, è un bel giocatore”. A Udine la sua 10 l’ha presa Rodrigo De Paul che molti non conoscevano. «Per quel che ho potuto vedere è un buon giocatore». Quando l’ha scelta, durante l’asta tra i giocatori c’è stato un attimo di silenzio, nessuno dei suoi ex compagni ha osato appropriarsene, ma lui lo ha fatto. «Evidentemente si è sentito di farlo. Probabilmente non conosce bene la storia di quella maglia a Udine, ma non gliene si deve fare una colpa. In questo caso le decisioni le prende la società, è la società che dice se sì dà o non si dà». A proposito: più sentito nessuno all’Udinese? «Assolutamente no». Torniamo ai numeri 10, in campo resta Totti... «Un amico, una bella persona, un giocatore straordinario, ho la sua maglia e ne vado fiero. Anche nel suo caso deciderà la società cosa fare della sua 10, io non la darei a nessuno». I più grandi 10 in serie A? «Oltre a Maradona? Platini, Baggio, Zola, Del Piero, Seedorf. Seedorf l’ho apprezzato tanto giocandoci contro. Come Baggio. Un onore sfidarlo, peccato non avere la sua maglia». Cassano? «Un campione con numeri di alta scuola, bravo a mandare in rete i compagni». C’è ancora spazio per i numeri 10, per i trequartisti? «Lo spazio c’è, ma vedo che quasi tutti giocano con due punte, una più rapida e una di peso. Alcuni fanno il 4-3-3, ma non è che il trequartista non te lo puoi permettere. Bisogna vedere se ci sono i trequartisti; si dice spesso che mancano certi ruoli, per esempio i terzini. Il problema semmai è un altro». Quale? «Che bisogna lavorare nelle scuole calcio, nei settori giovanili devono insegnare la tecnica. È questo troppo spesso non accade. Noi cerchiamo di farlo e ogni tanto qualche ragazzino emerge. E’ la gioia più bella». Sarà così anche per suo figlio Filippo che ieri ha cominciato la nuova avventura nell’Empoli, proprio come successe a lei? «Lui si deve semplicemente divertire. Non è stato facile farlo trasferire, dopo 12 anni belli a Udine, ma ora è contento come noi ed è quel che conta». Di Natale, lei quante «10» dell’Udinese ha regalato e quante ne ha fatte vendere? «Ne hanno vendute eh. Quante ne ho date? Mi creda: sarebbe impossibile calcolarle. La chiedevano tifosi, giocatori, campioni e giovani, allenatori, dirigenti, arbitri. Ma posso solo andarne fiero. L’ultima l’ho regalata a Castori, il tecnico del Carpi e sono felice che mi abbia ringraziato. È’ un uomo vero che lavora con tanta passione».