varie, 6 settembre 2016
DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 5 SETTEMBRE 2016
Carmela Aparo, 64 anni. Residente in Brianza, dagli anni Ottanta aveva una tormentata relazione con Attilio Berlingeri, 56 anni, originario di Rosarno, vicino al clan calabrese degli “Zingari”, alle spalle condanne per traffico di droga e violenze, in cura per problemi psichiatrici. Nel 2015 l’aveva denunciato per lesioni e l’aveva lasciato. L’altra sera lui le diede appuntamento in un parcheggio a Seregno per un chiarimento, ma ben presto scoppiò una lite e l’uomo, tirata fuori una Smith & Wesson, sparò due colpi nel petto dell’ex. Quindi prese dal portabagagli un’accetta e con quella colpì più volte la donna che rantolava.
Sera di lunedì 29 agosto in un parcheggio a Seregno, in provincia di Monza.
Gianna Del Gaudio, 63 anni. Originaria di Avellino, insegnante da poco in pensione, «sempre sorridente e disponibile», «benvoluta da tutti», appassionata di cucina, sposata con Antonio Tizzani, 68 anni, ex capostazione, due figli ormai adulti. La coppia, molto devota a Padre Pio, viveva a Seriate, grosso centro alle porte di Bergamo, da oltre trent’anni. Qualcuno li aveva soprannominati «i fidanzatini»: erano sempre insieme, lui percorreva anche quaranta chilometri per andare a prenderla all’uscita da scuola, lei dopo 37 anni di matrimonio scriveva ancora sotto le foto del marito su Facebook: «È bellissimo, il mio amore». E durante la festa per la pensione aveva precisato che era felice soprattutto perché così avrebbe potuto «trascorrere più tempo con la famiglia», in particolare coi nipotini avuti dal primogenito Paolo che abita a una ventina di metri dalla villetta dei genitori. Tornati mercoledì da un pellegrinaggio sui luoghi di Padre Pio, su Facebook lei aveva postato una foto del marito e la scritta: «Io e il mio amore siamo in albergo». Venerdì scorso la donna e il consorte cenarono con un figlio e la moglie. Quaranta minuti dopo la mezzanotte lei fu uccisa con una coltellata alla gola. Il marito ha raccontato agli inquirenti che si trovava al piano superiore della villetta a schiera affacciata sul parco comunale quando ha sentito gridare la moglie. È corso a controllare: la donna era a terra con la gola squarciata, e un uomo con un cappuccio in testa che stava frugando nel soggiorno si è subito dato alla fuga. Alcuni aspetti del suo racconto non convincono gli inquirenti, tanto che l’uomo è stato iscritto a piede libero nel registro degli indagati: atto dovuto, precisa il pm, per potere svolgere alcuni accertamenti.
Notte tra venerdì 26 e sabato 27 agosto in una villetta a schiera in via Montecampione a Seriate, alle porte di Bergamo.
Pompeo Piserchia, 34 anni. Di Foggia, pregiudicato, aveva per vicino di casa un Alberto Donato Riccio, 32 anni, anch’egli con precedenti penali, che l’altro giorno, inviperito perché a suo dire il Piserchia aveva parcheggiato male l’auto ostruendogli il passaggio, gli infilò un coltello nel torace e nell’inguine.
Alle 20.30 di sabato 27 agosto in via San Giovanni Bosco, zona Candelaro, periferia di Foggia.
SUICIDI
T. A. 50 anni. Carabiniere in servizio a Este, nel padovano, stimato e benvoluto da tutti, separato, una figlia. Da qualche tempo era coinvolto in un processo a Rovigo per stalking e ingiurie nei confronti dell’ex convivente. Nel giugno 2009, al termine di una relazione iniziata nel 1994, aveva mandato alla donna una serie di sms che l’avevano convinta a denunciarlo. Mercoledì notte, in caserma, si puntò alla tempia la pistola d’ordinanza e fece fuoco.
Notte di mercoledì 31 agosto nella caserma dei carabinieri di Este, Padova.
Alberto Flores d’Arcais, 61 anni. Milanese, primario da dieci anni del reparto di Pediatria dell’ospedale di Legnano dopo aver lavorato per vent’anni al San Raffaele, pubblicato decine di studi, partecipato a missioni umanitarie a Baghdad nel 2001 e nel Sudest asiatico flagellato dallo tsunami all’inizio del 2005. Ai domiciliari da metà luglio con l’accusa di aver fatto sesso con diciotto bambine, si era sempre giurato innocente. L’altra mattina aprì una finestra di casa e si buttò di sotto. Volo di sei piani. Nessun biglietto.
Alle sette di mattina di venerdì 2 settembre in via Belgirate a Milano.
Alfonso Russo, 57 anni. Vigile di Pagani (Salerno), di recente si era separato dalla moglie e non si era mai ripreso dalla misteriosa morte del primogenito Francesco, trovato cadavere, nel febbraio 2011, in un dirupo sul valico di Chiunzi (nonostante si sia sempre parlato di suicidio, una versione ufficiale non c’è mai stata e in famiglia nessuno aveva mai creduto che il ragazzo si fosse tolto la vita). Lunedì sera andò al cimitero e portò al figlio un mazzo di fiori bianchi. Quindi, seduto sulla sua tomba, si coprì la testa con la giacca, si puntò alla tempia la pistola d’ordinanza e fece fuoco. Un biglietto: «Così potrò capire cosa ti è successo sul valico di Chiunzi».
Sera di lunedì 29 agosto nel cimitero di Pagani (Salerno).