di Antonio Lusardi, MilanoFinanza 3/9/2016, 3 settembre 2016
PER UN GOLLETTO IN PIÙ
Se è vero che il calcio è sempre più un business e sempre meno un gioco, allora la Serie A ha visto chiudersi la parte di stagione in prospettiva più importante, quella degli investimenti. Si è da poco chiuso infatti il calciomercato, momento chiave per i club per cercare di migliorare la propria competetività e, di conseguenza, i loro ricavi. Senza dimenticare di tenere un occhio sul bilancio, visto come gli anni delle spese folli dello scorso decennio hanno trasformato i conti di molte società in veri e propri buchi neri. Il calciomercato estivo 2016 è però stato anche il secondo consecutivo con un investimento in crescita, segno di come i club abbiano capito che anche un’eccessiva parsimonia finisca per affossare i ricavi nel medio termine. Le società della Serie A hanno investito in questa sessione di mercato 711 milioni di euro per tesserare nuovi giocatori, il 20% in più rispetto ai 589 milioni della scorsa estate, quasi il doppio rispetto al record negativo del 2014, quando i club investirono meno di 360 milioni di euro.
Si tratta di un esborso medio di quasi 34 milioni di euro a squadra, anche se la maggior parte delle spese vengono fatte dai top team: Juventus, Roma, Napoli e le due milanesi. La maggior parte dei team di media e bassa classifica usa il mercato per puntellare i bilanci: pochi acquisti a basso prezzo, tanti realizzi sui giocatori che meglio hanno figurato nel campionato appena concluso. Per molti di questi piccoli e medi club le plusvalenze sui cartellini sono la principale singola fonte di ricavi, più dell’introito dallo stadio e a volte perfino più dei diritti tv. Qualcuno ha fatto delle plusvalenze una vera e propria arte: l’Udinese, sotto la gestione della famiglia Pozzo, ha totalizzato 650 milioni di plus/minus in 24 anni. Nell’ultimo bilancio i ricavi da plusvalenze dell’Udinese valevano circa quanto l’intero fatturato ordinario. Risultati economici che da un lato premiano la lungimiranza e l’abilità dei nostri club nell’individuare e sviluppare i talenti, dall’altro rivelano la grande debolezza dei ricavi caratteristici delle società, costringendo i proprietari a continue iniezioni di liquidità.
Di tutt’altro segno sono i bilanci dei trasferimenti dei top team: -12 milioni di euro per il Milan, -34 milioni per la Roma, -8,5 milioni per la Lazio, addirittura -100 milioni per l’Inter targata Suning. Juventus (+1,2 milioni) e Napoli (+20 milioni) sono rimaste in positivo, grazie alle due cessioni da record di Pogba e Higuain. Le prime due classificate del campionato 2015-16 hanno però rispettivamente investito 162,5 e 78,5 milioni di euro, cifre vicine al 50% del loro fatturato annuale.
Come fanno i bilanci delle società ad assorbire tali livelli di spesa? Senza contare come le cifre dei ricavi da cessioni, tra clausule, commissioni per i procuratori e contributi di solidarietà, non rappresentano l’effettivo introito nelle casse della squadra (ad esempio, il passaggio di Pogba al Manchester United per 105 milioni porterà nelle casse della Juventus meno di 80 milioni effettivi).
Qual è quindi il vero impatto della campagna acquisti 2016 sui bilanci dei club? Per calcolarlo serve prima di tutto aggiungere i costi degli ingaggi dei giocatori a quelli delle spese e dei ricavi dei cartellini. Gli stipendi rappresentano una voce molto importante del bilancio delle società e beneficiano molto di rescissioni e termini di contratti che non figurano nei bilanci del mercato. Ad esempio, il mercato in entrata della Juventus si tradurrà in 41 milioni di nuovi stipendi nel bilancio bianconero 2016-17, mentre le cessioni e il termine dei contratti faranno risparmiare 27 milioni.
I due club che hanno beneficiato di più del mercato 2016 sul fronte del costo del lavoro sono però Milan e Roma: rispettivamente risparmieranno 35 e 37 milioni di euro di ingaggi grazie a cessioni e giocatori svincolatisi. I rossoneri, ad esempio, si sono liberati dei pesanti stipendi di Menez (4,8 milioni di euro l’anno), Alex (5) e Diego Lopez (5). Il saldo complessivo sul monte-ingaggi (compresi i nuovi contratti in entrata) è di 17 milioni risparmiati per il Milan, oltre 20 per la Roma. Al contrario Inter e Juventus vedranno aumentare le loro spese per stipendi rispettivamente di 17,5 e 14 milioni di euro.
Ci sono poi gli ammortamenti. Come qualunque investimento di una società industriale o dei servizi, il costo cartellini viene ammortato su più anni di bilancio, in particolare quelli di contratto del giocatore. Alcune società spalmano il costo in parti uguali sugli anni di contratto, altre, come il Napoli, spesano quasi metà del cartellino sul primo anno di contratto. Nelle stime l’impatto è rilevante: i 161 milioni di euro di costo cartellini della Juventus si traducono in 40 milioni di impatto sul bilancio 2016; i 108 milioni di euro di investimento dell’Inter pesano solo per 24 milioni. Allo stesso modo le cessioni permettono a volte di risparmiare ammortamenti altrimenti mettere in conto: la Juventus risparmierà così quasi 15 milioni.
Grazie ad ammortamenti e risparmi sul monte ingaggi, l’impatto del calciomercato 2016 sul bilancio delle sei maggiori squadre italiane dovrebbe essere positivo. La Juventus, nonostante i 90 milioni di euro spesi per Gonzalo Higuain (e il relativo ingaggio faraonico da 15 milioni annui lordi), dovrebbe vedere un risultato positivo delle operazioni di mercato per 60 milioni circa. Impatti positivi anche per Roma, Milan, Lazio e Napoli. Unica a non sorridere sarebbe l’Inter, che viste le poche uscite, si ritrova con un nuovo segno meno nel bilancio, stimato in circa 27 milioni con gli ingressi di Gabigol, Joao Mario e Candreva.
di Antonio Lusardi, MilanoFinanza 3/9/2016