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 2016  settembre 05 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA MURARO SOTTO TORCHIO


LA MURARO INTERROGATA
Paola Muraro è indagata dal 21 aprile 2016. E lei ne era a conoscenza fin dal 18 luglio. Così ha detto in apertura dell’audizione in commissione Ecomafie il presidente Alessandro Bratti, dove si sono presentate la sindaca di Roma Virginia Raggi e l’assessora all’ambiente Paola Muraro. L’audizione è iniziata alle 17.20. La sindaca Raggi incalzata dalle domande ha ammesso di aver saputo che ci fosse un fascicolo aperto a nome di Muraro dalla fine di luglio, anzi "dal giorno successivo, probabilmente il 19 luglio": "Ma si tratta di una contestazione generica e non c’è ancora alcun avviso di garanzia e soprattutto abbiamo fatto questa valutazione in una riunione dove era presente anche l’ex capo di gabinetto che ci ha confortato dicendoci che era tutto troppo generico per sapere di cosa si stava parlando. Non appena si saprà qualcosa di più preciso si prenderanno provvedimenti. Le carte sono state chieste alla procura dall’assessora e dal suo legale".
Roma, Muraro: "Ho saputo a luglio di essere indagata"
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La richiesta formale. "Informo la commissione di aver inoltrato oggi alla orocura di Roma" ha detto il presidente "una richiesta formale per conoscere se Paola Muraro sia persona sottoposta ad indagini. La procura ci ha risposto che si procede nei suoi confronti per il seguente reato: art. 256 comma 4, legge 152/2006. Muraro è stata iscritta nel registro degli indagati il 21/4/2016. Non sussiste segreto investigativo visto che il 18/7/2016 è stato rilasciato a Muraro il certificato attestante l’iscrizione e che la stessa ha nominato difensore l’avvocato Salvatore Sciullo.

I due faldoni. E ciononostante l’avvocato Sciullo ha detto che: "Noi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria. Ma siamo a disposizione della magistratura - prosegue l’avvocato - e siamo pronti a consegnare ai pm i due faldoni che la Muraro presenterà in commissione Ecomafie".
Roma, Raggi e Muraro in commissione Ecomafie - La diretta
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Il dossier. La procura di Roma è intenzionata ad acquisire l’intervento dell’assessora Muraro. Il pm Alberto Galanti chiederà di allegare al fascicolo di indagine anche l’ampio dossier che Muraro ha annunciato di voler depositare. Riguardo all’intervento di Muraro in commissione, l’avvocato Sciullo precisa che: "Comincia l’operazione verità. L’assessora è intenzionata una volta per tutte a fare chiarezza su questa vicenda e non a parlare di cose prive di riscontro".

Le reazioni. Durissime le reazioni alla notizia che l’assessora è iscritta nel registro degli indagati: "Paola Muraro ha mentito. Sapeva da tempo di essere indagata e ha continuato, con sangue freddo, a sostenere di non sapere nulla di indagini della procura nei suoi confronti", ha per esempio dichiarato Stella Bianchi, deputata e componente Pd nella Commissione sul Ciclo dei rifiuti. Il senatore Fi Francesco Giro dice: "Fuori dalle stanze del Campidoglio gente indagata per reati ambientali gravissimi. Muraro se ne vada via subito. Fuori ! È indagata dal giorno del Natale di Roma? Evidentemente una data provvidenziale". E poi su Twitter il senatore pd Stefano Esposito scrive: "Muraro in commissione ecomafie: sapevo di essere indagata da luglio. Quindi ieri suo legale ha mentito. Raggi sapeva? #bastabugiea5s". Alessia Morani, vicepresidente del gruppo pd alla camera, sempre su Twitter ha scritto: "Muraro ha ammesso che sapeva di essere indagata dal 18 luglio. Fino ad oggi ha sempre negato. Raggi sapeva?".

"Sotto attacco mediatico". E se la sindaca nel suo intervento iniziale dice: "Dobbiamo intervenire unitamente alla regione e al ministero per ammodernare il nuovo piano di smaltimento rifiuti, attualmente fermo al 2012", il senatore Augello chiede: "Perché - pur essendo a conoscenza di illeciti riguardo allo smaltimento dei rifiuti, come documentato da articoli giornalistici - la sindaca non si è recata subito in procura per denunciare il fatto?" Raggi ha risposto che "non sempre quello che viene scritto sui giornali è vero". Se fosse vero tutto quello che scrivono i giornali "dovrei essere in procura ogni giorno". Mentre la Muraro ha specificato di essere "sotto attacco mediatico".

Le mail. Poco prima il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Marcello Taglialatela, componente della commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ha rivolto al sindaco di Roma Virginia Raggi e all’assessore all’ambiente Paola Muraro tre domande: "Il sindaco Raggi ha avuto modo di leggere o ha chiesto di leggere le email che il suo assessore Muraro, in qualità di consulente dell’Ama, aveva inviato all’azienda nel corso di questi ultimi 12 anni? Perché l’assessore Muraro, per rendere trasparente il suo operato prima della chiamata in Giunta, non pubblica tutto il carteggio avvenuto nel corso della sua esperienza in Ama? Che cosa ha intenzione di fare nel caso in cui arrivasse un avviso di garanzia?".

Le domande. Virginia Raggi alle domande: intende riconfermare l’impianto di 50mila tonnellate di Rocca Cencia oppure no? A Roma c’è una elevata quantità di utenze che non sono iscritte a ruolo e molte non pagano la Tari e incombono sulle casse: cosa intende fare come amministrazione per diminuire fino ad azzerare questa evasione? L’assessore Muraro è indagata dal 21 aprile e lei ha detto che è venuta a conoscenza alla fine di luglio di queste indagini: ma appena l’assessore ha saputo di essere indagata ha comunicato al suo sindaco questi fatti che sono di grande rilievo? E poi: il 27 giugno era con il presidente Fortini e gli ha chiesto report giornalieri e settimanali e di trasmetterli alla dottoressa Muraro che allora non era ancora assessore e poi anche al deputato Vignaroli.

I report. Raggi ha risposto di aver "scoperto solo successivamente che questi report erano inviati all’assessore Muraro. Ma io non l’ho mai chiesto. Ne tanto meno li ho chiesti per Vignaroli. Ho chiesto dei report soltanto per me, in qualità di sindaco. Per quanto riguarda la notizia delle indagini, lo ribadisco: mi sono trovata con il vicecapo di gabinetto e abbiamo ritenuto che l’articolo 335 del codice penale non contenesse sufficienti riferimenti. Venendo poi alle utenze non trasmesse, stiamo incrociando i dati con Acea. È questo però un fatto gravissimo di cui ancora non abbiamo piena contezza. Vorrei però prima delimitare bene la questione e poi informare la autorità.
E poi venendo alla questione sugli impianti" ha concluso la sindaca. "Sicuramente è stata una mia dimenticanza quella di dire di voler incrementare gli impianti di compostaggio e di volerli fare anche di quartiere. Ribadisco però che non vogliamo aprire inceneritori nel Lazio".

Lo sciopero. La ex governatrice del Lazio Renata Polverini ha poi chiesto a Virginia Raggi chiarimenti sullo sciopero che si prospettava appena insediata. La sindaca ha risposto: "Quando sono arrivata e mi è stato prospettato un imminente sciopero di tutti gli operatori ecologici nazionali: uno sciopero di questo tipo può portare a gravi disagi per la ccittadinanza, in quel momento già incisa da un’amministrazione non capace di far fronte ai bisogni dei cittadini. Volevo perciò capire se fosse possibile evitare che tutto questo ricadesse sui cittadini. Non volevo precettare o impedire l’esercizio del diritto di sciopero: volevo insomma evitare che si paralizzasse la città per i rifiuti".

Avviso di garanzia. Renata Polverini ha voluto chiarimenti anche all’assessore Muraro sul motivo per il quale "si è ostinata a negare, non ultimo ieri in un’intervista al Fatto Quotidiano di essere indagata". E lei ha risposto: "I giornalisti mi chiedono: hai avuto un avviso di garanzia? questo è quello che mi chiedono. Con una domanda così cosa posso rispondere? No, non ho ricevuto un avviso di garanzia. Essere indagato o ricevere un avviso di garanzia sono due cose molto diverse".
Roma, Muraro: "Attacco mediatico. Mai mentito su indagine, mi chiedono solo di avviso"
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L’impianto sulla Salaria. Polverini ha anche chiesto: "Con l’impianto della Salaria che intendete fare?". L’assessore Muraro ha risposto: "Sul Salario è un tema pesante perché va fatta la modifica dell’autorizzazione per non prendere in giro ancora una volta i cittadini, entro fine anno dobbiamo depositare un progetto e su quella base si va a modificare la collocazione. L’impianto tmb del Salario però è di proprietà Ama e non possiamo chiuderlo definitivamente ma verrà utilizzato per quei materiali tipo recupero materassi, ingombranti che oggi sono bloccati per i quali ama paga molto. Diventerà un polo tecnologico di materia prima e seconda. Diventerà un polo tecnologico di materie prime e seconde".

L’opportunità. Alla domanda del presidente della commissione Bratti: "Non ha ritenuto a luglio che fosse inopportuno mantenere la delega e l’attività della gestione rifiuti a un assessore sottoposto a indagine proprio nel suo settore?", la risposta della sindaca è stata: "Per il fascicolo Muraro, fino alla chiusura delle indagini non è possibile sapere quali sono le questioni per cui si sta indagando. Se lei mi chiede un giudizio di opportunità politica, io le rispondo che fino a che non leggo le carte non so quali sono i fatti che vengono contestati all’assessore Muraro, non so le date, non sappiamo niente, l’unico che conosce il fascicolo è il pm e nessuno ha il potere di andare a vedere quel fascicolo".

Mafia Capitale. "Se mi avessero chiesto se la Muraro era stata rinviata a giudizio, e nessuno l’ha fatto, avrei risposto di no. Se mi avessero chiesto che era indagata avrei detto di sì" ha specificato poi la sindaca Raggi. E un senatore le chiede: "Ma si è sentita tradita nella fiducia quando ha saputo che Paola Muraro parlava con Buzzi?". Le intercettazioni (tra l’assessore Muraro e Salvatore Buzzi, ndr) "sono state ritenute penalmente irrilevanti, quindi non credo ci sia nulla da aggiungere" spiega Raggi. "Nel bene o nel male - e abbiamo scoperto il male con Mafia Capitale - Buzzi, che era un operatore economico che operava con il comune di Roma, era invischiato in fatti illeciti. Chi non era direttamente invischiato nelle operazioni finite nell’inchiesta lo considerava, ritengo, un operatore come gli altri. Altrimenti questi contatti avrebbero determinato effetti che poi sarebbero finiti in Mafia Capitale. Se erano interlocutori abituali non si può pretendere che tutti fossero a conoscenza dei fatti che sono poi stati svelati. Bisogna chiedersi perchè Buzzi era un interlocutore privilegiato del pd".

Le tre telefonate con Buzzi. "Si tratta di tre telefonate in tutto, di cui un messaggio in cui gli do del lei e gli comunico il mio numero di telefono" dice Muraro, "perché ero stata chiamata a seguire la documentazione tecnica e le ditte che avevano partecipato e dovevano fare un sopralluogo:
era un mero lavoro di segreteria ed era stato affidato a me perché bisognava correre, a ottobre chiudeva Malagrotta e bisognava procedere. Era una questione tecnica: Buzzi mi da del lei e tutto si chiude lì".
Alla domanda qual è stato il ruolo dell’onorevole Vignaroli e del non ancora assessore Muraro, nella trattativa Colari?, la sindaca ha risposto che "Vignaroli è stato indicato da Fortini, dovreste chiedere a lui".


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Protagonisti:
paola muraro
virginia raggi
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DAGOSPIA DA REPUBBLICA
Se nelle carte della Procura ci sarà più di quel che Paola Muraro ha detto finora. Se le accuse saranno così pesanti da portare a un probabile rinvio a giudizio, il Movimento 5 Stelle chiederà a Virginia Raggi di mollare il suo assessore ai Rifiuti.



virginia raggi paola muraro
virginia raggi paola muraro

Nessuno lo dice ancora ufficialmente, ma chiunque stia parlando in questi giorni con i leader del direttorio e con Beppe Grillo sa che il suo posto non è affatto sicuro come l’ex consulente Ama dice di credere. «Aspettiamo le carte», diceva ieri Luigi Di Maio a chi gliene chiedeva conto, ma il suo monito, «non facciamo sconti», è suonato da avvertimento. Tanto che Virginia Raggi si è adeguata, istruendo il suo portavoce nel dire: «Non commentiamo le ipotesi », ma preparandosi ad approfondire non appena ci saranno più elementi.



FILIPPO NOGARIN SINDACO DI LIVORNO
FILIPPO NOGARIN SINDACO DI LIVORNO

La linea inaugurata dopo l’avviso di garanzia al sindaco di Livorno Filippo Nogarin è: vedere cos’hanno in mano i pm, pretendere che ogni notizia sia condivisa con il Movimento e poi decidere. «Di certo non ci giochiamo nulla per difenderla - dice un deputato di peso - è con noi, ma non è una di noi. Le dimissioni di Marcello Minenna e il suo rimpiazzo dimostrano che c’è sempre un domani. Se dovremo fare a meno anche di Paola Muraro, lo faremo senza esitazioni».



I suoi primi difensori, il deputato Stefano Vignaroli - che l’aveva indicata per quel ruolo - e la senatrice Paola Taverna, ieri non hanno voluto dire nulla. Nei giorni della burrasca, quando lo scontro con l’ex ad di Ama Daniele Fortini aveva fatto emergere la questione dei compensi e le presunte responsabilità, avevano tenuto duro sicuri della sua competenza. «Se sarà indagata, è un’altra storia», diceva allora - solidale - l’esponente del direttorio Carla Ruocco.

paola taverna
paola taverna



L’altra storia adesso è cominciata. In Campidoglio, nelle ultime ore, c’è chi sostiene che lo stesso Vignaroli abbia chiesto all’assessora di fare un passo indietro. Che le abbia consigliato di ritirarsi per il bene della giunta, già in terribili difficoltà. Perché se è vero che al posto di Minenna è arrivato un giudice come De Dominicis, è anche vero che il titolare all’urbanistica Paolo Berdini è considerato a un passo dal lasciare l’incarico.

ROBERTO FICO E LE PIZZE
ROBERTO FICO E LE PIZZE



Danilo Toninelli - deputato molto vicino a Luigi Di Maio - la definisce una «falsa partenza », ma è certo «della buona fede del sindaco e della sua squadra. Il metodo 5 stelle non è venuto meno e se continueremo a seguirlo gli errori commessi si possono aggiustare ». Per farlo, Virginia Raggi sta cercando di “coccolare” i suoi consiglieri. Quelli cui ha promesso, già da oggi, una sforbiciata agli stipendi del suo staff (entro i 76mila euro).



Ieri nel suo ufficio in Campidoglio hanno lavorato insieme alla scelta del nuovo assessore al Bilancio. Ordinando panini al prosciutto su un sito on line e preoccupandosi, ovviamente, di postare una foto che mostri su Facebook questa ritrovata unità di intenti. La cura funziona: a chi chiede loro della Muraro, i pochi consiglieri che decidono di rispondere dicono solo: «È tutta fuffa, ancora non c‘è neanche un avviso di garanzia, siamo tranquillissimi ».

DI MAIO RAGGI 2
DI MAIO RAGGI 2



Lo sono meno i parlamentari più ortodossi del Movimento: che per ora tacciono, evitano perfino - come Roberto Fico di aggiornare la loro pagina Facebook, oppure parlano d’altro. Ma si rivedranno tuti questa settimana ed alcuni sono pronti a chiedere un’assemblea congiunta di Camera e Senato già nei prossimi giorni.



Raffaele Marra - l’ex braccio destro di Gianni Alemanno, sempre al fianco della sindaca - è destinato, conferma chi lavora nelle stesse stanze, ad avere più potere, non meno. Il direttorio M5S pare rassegnato a non insistere più perché le cose cambino. Certo non intendono farlo Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, convinti della linea della «piena autonomia».

di battista
di battista



Tanto che ieri notte, chiudendo - insieme - la tappa di Amalfi del “Costituzione Coast to Coast” - hanno chiesto alla piazza di urlare «Virginia, Virginia... ». A quell’urlo di sostegno non si uniscono ancora Carla Ruocco, Carlo Sibilia, Roberto Fico. Prima di partire per le ferie, il presidente della Vigilanza Rai aveva lanciato ai suoi collaboratori una frase sibillina: «Se qualcuno non lavora con il metodo del Movimento, se qualcuno pensa di usarlo solo per ottenere potere, io sono pronto a distruggerlo ».

DAGOSPIA
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”



[...] «Ho accettato con spirito di servizio perché Roma non sta messa bene e tutti a questo punto dobbiamo dare una mano». Così Raffaele De Dominicis, ex procuratore generale della Corte dei conti del Lazio commenta la sua nomina ad assessore al Bilancio al posto di Marcello Minenna.



Come nasce la sua candidatura?

«Un amico, l’avvocato Sammarco, mi ha chiesto la disponibilità e io ho ritenuto di dovermi mettere a disposizione».



PIEREMILIO SAMMARCO
PIEREMILIO SAMMARCO

Quando ha incontrato Virginia Raggi?

«Io sono fuori Roma quindi ci siamo sentiti al telefono due giorni fa e ho capito che abbiamo gli stessi obiettivi. Ho avvertito un intento comune. La prossima settimana rientro a Roma e comincerò questa avventura. Siamo d’accordo che il mio ruolo sarà quello di fornire le linee di indirizzo che i funzionari dovranno poi mettere in pratica».



La giunta Raggi vive un momento di crisi, l’ultima notizia è l’assessore Muraro indagata. Crede che dovrebbe dimettersi?

«Da uomo di legge le dico che in questo caso ognuno risponde di quello che fa a titolo personale e seguendo la propria coscienza».


Franco Bechis per “Libero Quotidiano”



VINCENZO SPADAFORA
VINCENZO SPADAFORA

Il problema se lo sono posti ovviamente da tempo, da quando si è capito che il M5S sarebbe pesato non poco nella politica che conta. Con chi parlare? Come avvicinarlo? Come fare conoscere il proprio lavoro, i propri piani, magari anche le proprie ambizioni?



La domanda è rimbombata in ogni salotto della Capitale, e in tutti i posti di quel potere che a Roma è abituato a sciogliere con sapienza da secoli le resistenze di chi vorrebbe e potrebbe metterlo in riga. L’ esigenza di quel mondo è diventata ancora più grande da quando sia pure in modo scomposto M5S ha conquistato l’ amministrazione di Roma.



E la risposta a chi cercava da qualche tempo è una sola: «Bisogna parlare con Vincenzo, è l’ unica strada». Lui è il solo anello di congiunzione fra il vecchio e il nuovo mondo del potere a Roma. Si chiama Vincenzo Spadafora, è un ragazzo campano di Afragola (ma residente a Cardito) che in pochi anni ha fatto un carrierone. Il trampolino di lancio lo ebbe con il governo Prodi del 2006, quando fu nominato da Rutelli capo di gabinetto al ministero dei Beni culturali.



vincenzo spadafora 5
vincenzo spadafora 5

Dopo quella esperienza, a fine giugno 2008, Spadafora fu nominato presidente dell’ Unicef Italia, esperienza fondamentale per intessere rapporti sempre più di alto livello. Da lì ha intessuto relazioni con l’allora governo in carica guidato da Berlusconi e soprattutto con il ministro delle Pari Opportunità dell’ epoca, Mara Carfagna. Fu quasi disegnata per lui la carica di Garante per l’infanzia stabilita da una delle ultime leggi di quell’ esecutivo, e che portò Spadafora su quella poltrona su indicazione dei presidenti delle Camere Fini e Schifani nel novembre 2011.



Una carriera sempre in salita, con una piccola disavventura superata agevolmente: il suo nome era finito nei brogliacci delle intercettazioni nell’inchiesta sulla cricca degli appalti, che portò all’ arresto di Angelo Balducci e Diego Anemone e una scia di guai anche per Guido Bertolaso. Spadafora era più volte al telefono con Balducci, e gli inquirenti annotarono «numerose conversazioni, sintomatiche di un loro rapporto di amicizia».

Mara Carfagna e Vincenzo Spadafora
Mara Carfagna e Vincenzo Spadafora



Incontri, appuntamenti e favori vicendevoli. Da una parte uno stage pagato all’Unicef per il figlio di Balducci, dall’ altra un incarico di consulenza per Spadafora nella struttura di missione per le celebrazioni del 150° anniversario dell’ unità di Italia. Il nome del giovane Vincenzo in carriera spuntava in decine di pagine per sms, telefonate e incontri, ma lui ha superato indenne anche quella vicenda scivolosa privo di avvisi di garanzia.



Dall’aprile scorso Spadafora affianca Luigi Di Maio come responsabile delle sue relazioni istituzionali. Lo segue come un’ombra in qualsiasi occasione (anche ai recenti funerali delle vittime del terremoto di Amatrice) ed è molto apprezzato. Cosa che a Roma si è notata subito (anche il suo lungo colloquio con la Raggi su un barcone sul Tevere), con soddisfazione..






Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”



Esisteva un accordo illecito tra l’ex dirigenza di Ama e il ras dei rifiuti Manlio Cerroni per spartirsi lo smaltimento della spazzatura. Un patto segreto concluso grazie alla mediazione di Paola Muraro, che negli ultimi dodici anni è stata consulente dell’ azienda municipalizzata ed era delegata proprio al controllo di quegli impianti. È questo il sospetto che nei mesi scorsi ha convinto il pubblico ministero Alberto Galanti a iscriverla nel registro degli indagati per abuso d’ ufficio e violazioni delle norme ambientali. Una scelta effettuata ben prima che fosse nominata assessore all’ Ambiente del Campidoglio.

virginia raggi paola muraro
virginia raggi paola muraro



I carabinieri del Noe guidati dal generale Sergio Pascali hanno già sequestrato la documentazione nella sede dell’ azienda pubblica e acquisito atti e delibere negli uffici di Provincia e Regione. Ora l’inchiesta prosegue e si concentra anche su altri filoni: la regolarità dell’ incarico da oltre un milione di euro in dodici anni siglato dalla stessa Muraro e i suoi rapporti con Franco Panzironi e Giovanni Fiscon, amministratori quando sindaco era Gianni Alemanno e ora imputati nel processo di «Mafia Capitale».



IL CONTRATTO BOCCIATO

PAOLA MURARO
PAOLA MURARO

Nel 2012 l’ Ama sigla un contratto che la obbliga a «conferire per dieci anni» i rifiuti solidi urbani presso gli impianti di Cerroni. Il consiglio di amministrazione lo boccia, ma quella strana intesa finisce comunque all’ attenzione della Procura di Roma. La copia del contratto è già nel fascicolo, così come il verbale del Cda che negò la ratifica.



E adesso sarà proprio Muraro a dover chiarire chi propose di agire in quel modo e quale potesse essere il vantaggio per l’Ama. I tre filoni investigativi - coordinati dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino - contemplano infatti la possibilità che ci fosse una vera e propria direttiva che aveva come obiettivo il coinvolgimento delle ditte di Cerroni.



manlio cerroni
manlio cerroni

LA SPARTIZIONE ILLECITA

Nella delega consegnata al Noe i magistrati chiedono di controllare, per ogni anno, i quantitativi di spazzatura trattati e prodotti. Il motivo è ben spiegato nell’ ordinanza di custodia cautelare che nel 2014 fece finire agli arresti lo stesso Cerroni per l’ accusa di traffico illecito di rifiuti e fece emergere i problemi legati agli impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico). Il provvedimento specificava che l’ allora prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro aveva mandato i carabinieri a controllare il funzionamento dei Tmb di Malagrotta accertando che «uno funzionava soltanto al 23 per cento del potenziale e l’ altro al 57 per cento». Non solo.



giovanni fiscon
giovanni fiscon

Scriveva il gip: «La cosa interessante è vedere come, dei 4 impianti, i due di proprietà dell’ Ama lavorano rispettivamente al 60 per cento e a pieno regime, mentre i due di proprietà di Cerroni fino a poco tempo fa lavoravano uno al 60 per cento, mentre l’ altro era spento». Ed è questa circostanza ad aver alimentato il sospetto che si fosse deciso di andare a ritmo «ridotto» proprio per favorire una vera e propria spartizione.



L’AUDIZIONE

Oggi Raggi e Muraro sono convocate davanti alla commissione parlamentare Ecomafie. L’ assessore ha fatto sapere che non si tirerà indietro, anzi rilancerà consegnando un dossier su tutti gli illeciti che, a suo dire, sarebbero stati compiuti durante l’ ultima gestione affidata a Daniele Fortini.



DANIELE FORTINI 2
DANIELE FORTINI 2

Ai magistrati, che potrebbero interrogarla nelle prossime ore, dovrà invece chiarire quale fosse realmente il suo ruolo in Ama e soprattutto quali altri appalti e affari abbia seguito per conto di Panzironi e Fiscon visto che - almeno in un caso - fu delegata anche ai rapporti con Salvatore Buzzi.