Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 04 Domenica calendario

LA FESTA DEGLI EX PAPÀ

«Dads’ army», l’armata dei papà, e come simbolo l’orma di una mano nera. Il manifestino che ci era capitato in mano nei giorni scorsi appariva combattivo, quasi truce. Poi arrivi al parchetto di Brugherio che ospita il Festival della Paternità, che poi sarebbe il ritrovo annuale dei padri separati e offesi e maltrattati da una società per cui la-mamma-è-sempre-la- mamma-e-ha-sempre-ragione-, e di minaccioso c’è proprio nulla. T’aggiri fra i banconi da festa di paese, in fondo il piccolo palco con l’orchestrina che suona, al centro la pista da ballo, e inaspettatamente noti che di donne ce n’è mica poche «sposati?» chiediamo a una coppia che parla fitto fitto, «ma figuriamoci, non sia mai» è la risposta fra il serio e il faceto. C’è chi indossa la maglietta bianca col cuore rosso e la scritta «papà c’è». E oltre a musica da balera, pizza, birra, lotteria, salamelle, risate con i comici invitati all’evento, si parla anche, convegni con esperti e momenti di riflessione.
DUE MILIONI
«Il cuore di papà è uguale a quello di mamma», così dovrebbe essere, ma nelle cause di separazione così è quasi mai. In Italia sono due milioni i padri senza fede al dito che non vedono più i loro figli. Tra scartoffie giudiziarie, assegni di mantenimento e mutui da estinguere, dopo la separazione circa la metà finisce inevitabilmente sul lastrico. Una vera piaga sociale di cui si parla ogni tanto, ma senza approfondire. «Perché è un argomento che infastidisce ci spiega un signore che ha appena finito un giro di mazurka e noi, noi padri separati, siamo pur sempre visti come dei rovina famiglie. Siamo la polvere da nascondere sotto il tappeto».
Lo spirito della festa è quello giusto, tutto è organizzato nel dettaglio. I volontari che battono gli scontrini solidali e servono la cena, i tavoli di legno apparecchiati con le tovaglie a fiori, voglia di divertirsi senza pensare al cellulare che squilla per l’ennesima lite con l’ex moglie. C’è chi si è rifatto una vita e balla il liscio con la nuova compagna, chi sorseggia un bicchiere di vino in compagnia dell’amico di “sventura”. Per quanto possibile si cerca di mistificare la realtà, quella che salta fuori non appena ci si siede in disparte su una panca a fare due chiacchiere. Basta una stretta di mano per conquistarsi la fiducia di Antonio, lui è un fiume in piena. «Da quando ci siamo separati non ho più pace si sfoga con la voce rotta dall’emozione, mi sta portando via tutto». Si scusa per le lacrime, tira un sospiro e continua: «A volte penso sia meglio sparire, dargliela vinta a quella là. Ma io voglio troppo bene ai miei figli per abbandonarli».
Antonio è giovane, avrà trent’anni, è uno dei tanti papà che, dopo aver perso casa, lavoro e voce in capitolo nelle decisioni familiari, ha trovato nell’associazione lombarda dei papà separati un punto di riferimento. Se non altro perché i suoi problemi sono gli stessi delle altre 400 persone iscritte alla Onlus che da anni lotta per il riconoscimento di diritti troppo spesso calpestati.
ACCUSE E ASSEGNI
Sono storie di rabbia e tenacia, quelle di questi papà, che trascorrono più tempo tra studi di avvocati e aule di tribunale che con i propri figli. E mentre si attende che sul palco salga Leonardo Manera per intrattenere con uno spettacolo di cabaret, a un tavolo tre papà lamentano identiche vicissitudini: «Le sentenze tardano ad arrivare, le battaglie giudiziarie si protraggono a dismisura e nel frattempo noi vediamo i bambini solo poche ore a settimana, giusto il tempo di un gelato». Di mezzo accuse da parte delle ex mogli che loro assicurano essere false, roba che si arriva persino ad accusare il padre di abusi sessuali e violenza nei confronti del minore «ma non è che lo diciamo noi che sono falsità, ci sono le carte». E poi decisioni poco felici da parte dei giudici. Poi è vero, ci vuole prudenza, la verità sta spesso nel mezzo, ma è un fatto che più volte la Corte Europea ha condannato le toghe italiane per aver violato l’articolo 8 della “Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali” proprio riguardo a diritti lesi di padri separati.
Emblematico è il caso di Guido, sulle spalle il peso di una denuncia per pedopornografia archiviata per infondatezza e la mancanza di una piccola di dieci mesi, mai potuta presentare a famiglia e amici. La sua ex compagna, una dottoressa inglese, gliel’ha portata via praticamente appena nata, quando va bene gli concede di vederla 15 minuti via computer, su Skype. «Mai un abbraccio, mai una carezza, solo un bonifico di 833 sterline da versare ogni mese e nessun risarcimento per un’accusa che mi è costata la faccia». Quando si racconta, a parlare sono anche i suoi occhi, lucidi e bassi: «Mi ha rovinato la vita sbotta rotolando nervoso una sigaretta tra le mani, mi sento solo, povero dentro e fuori». Non lo è. Grazie al network di inclusione sociale creato dall’associazione, sono diverse le collaborazioni che permettono ai papà separati e in difficoltà economica di vivere dignitosamente: Caritas, Opera San Francesco e Fondazione Pellegrini, ad esempio, contribuiscono con pacchi di alimenti settimanali. Poi ci sono i fondi stanziati da Regione Lombardia per le famiglie separate, 400 euro al mese per sei mesi, e gli appartamenti Aler o quelli confiscati alla mafia, che l’associazione si è aggiudicata attraverso bando e gestisce grazie alle donazioni del 5 per mille.
NIENTE TUTELE
A mancare sono invece tutele e leggi specifiche a garanzia dei papà. Peraltro, se da un lato marito e moglie si perdono tra beghe e litigi, a piangerne le conseguenze sono i figli. Come Gabriele, 15 anni, che quest’anno non potrà frequentare la scuola di calcetto perché mamma ha deciso di non firmare l’autorizzazione. Sono tante le volte in cui papà Sergio si è dovuto arrendere ai «mamma non vuole». Così tante che Amedeo Gagliardi, attore e papà separato, ha voluto intitolarci un film che racconta della PAS, la Sindrome da alienazione genitoriale, che troppo spesso costringe i padri a mettersi silenziosamente da parte. Perché di separazione, e di ingiustizia, ci si può anche ammalare.