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 2016  settembre 05 Lunedì calendario

I TRIBUNALI DEI MINISTRI, NUOVI PORTI DELLE NEBBIE

La maggior parte dei casi sono stati archiviati, per altri lo stop è arrivato dal Parlamento, in rarissime occasioni ci sono stati processi veri e propri. L’attività dei Tribunali dei Ministri, i collegi “speciali” che giudicano i membri del governo, i quali a differenza dei cittadini comuni non si sottopongono alla giustizia ordinaria, è inaccessibile. Di rado si conoscono gli stati dei procedimenti, ancor di più gli atti anche dopo che il caso viene chiuso. Ma quante volte onorevoli ministri accusati per reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni sono finiti sotto processo? Per capire l’andamento generale dell’attività di questi collegi “speciali”, il Fatto ha ricostruito 26 inchieste dei Tribunali dei Ministri degli ultimi dieci anni, dal 2007 ad oggi: ben 19 sono state archiviate. Nel restante dei casi, quando non vi è stata la richiesta di archiviazione, è intervenuta la mano santa di Camera e Senato che raramente concede l’autorizzazione a precedere. E se di rado dai collegi “speciali” sono arrivate richieste di processi, le condanne definitive, ossia in Cassazione, che la storia repubblicana può rammentare risalgono ai tempi di Mani Pulite.
Numeri più precisi sono invece quelli dal 2013 al 1 settembre 2016. Stando alla rilevazione dell’attività del Tribunale dei Ministri in tutta Italia, effettuata dal dicastero della Giustizia nel 2013 i “procedimenti iscritti”, ossia le inchieste avviate erano 9; nel 2014, 11, l’anno scorso 13. Nel 2016, 3.
Di tutti questi, sei ad oggi sono ancora procedimenti aperti. In altri casi ci sono state quattro “sentenze di non doversi/non luogo a procedere”, e tanti registrati alla voce “altre modalità di definizione”. Con una specificazione: “La maggior parte dei procedimenti è stata archiviata”.
LA LEGGE DEL 1989 DEGLI “INGIUDICABILI”
Ma procediamo con ordine. Nel rito speciale, i magistrati delle Procure una volta aperto un fascicolo su un ministro devono trasmettere entro 15 giorni le carte al Collegio del distretto di competenza aggiungendo un suggerimento anche sul da farsi: se archiviare o iniziare un procedimento. Lo prevede la legge costituzionale 1 del 16 gennaio 1989. Il Tribunale dei ministri è composto da “tre membri effettivi e tre supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto che abbiano da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o abbiano qualifica superiore” e che restano in carica due anni. Questo vuol dire che a formare il Tribunale dei ministri, possono essere anche magistrati “civilisti”.
Per lo più negli anni le inchieste sui politici sono state archiviate: la magistratura non ha rilevato alcun reato. Si tratta quindi di ministri non colpevoli. Dei 19 casi che in 10 anni siamo riusciti a ricostruire, ne elenchiamo alcuni. Il più recente riguarda il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che è stato indagato a Roma per abuso d’ufficio in merito al trasferimento da Enna dell’allora prefetto del paese siciliano, Fernando Guida. Il Tribunale dei Ministri di Roma ha archiviato per mancanza di elementi che facciano pensare a pressioni arrivate, anche indirettamente, al titolare dell’Interno. Anche l’inchiesta sul volo di Stato usato dal Ministro Roberta Pinotti ha avuto lo stesso esito. In questo caso, l’indagine era nata da una denuncia di alcuni parlamentari del M5s che accusavano la Pinotti di aver usato un Falcon 50 dell’Aeronautica militare per farsi accompagnare a casa a Genova, approfittando di un volo di addestramento programmato dal 31simo stormo dell’Aeronautica. Indagata a Roma per peculato d’uso, gli atti sono stati inviati al Tribunale dei Ministri con il suggerimento (consentito ai pm) di archiviare. E così è stato.
BERLUSCONI CHE HA VOLUTO PROVARE PIÙ VOLTE
I voli di Stato hanno creato qualche problema, anni fa, pure a Silvio Berlusconi, finito nel mirino del collegio “speciale” per un volo di blu, atterrato a Olbia, in occasione di feste a Villa Certosa, il 24, 25 e 31 maggio e il primo giugno 2008. Su quegli aerei ospiti dell’ex premier c’erano anche suoi ospiti, come il cantante napoletano Mariano Apicella e alcune ragazze. Il Tribunale dei Ministri di Roma, nel 2009, sentenziò che non vi era alcun reato.
Ma Berlusconi è finito sotto inchiesta del Tribunale dei Ministri anche nell’ambito di un’indagine su presunte pressioni per far sospendere Annozero di Michele Santoro. Il Tribunale dei Ministri archiviò su due ipotesi di reato ipotizzate dai pm (minaccia a un corpo amministrativo dello Stato e concussione), configurando, invece, l’abuso d’ufficio. Fu il gip poi ad archiviare.
Anche l’ex ministro Maurizio Lupi, in passato, è stato indagato, e poi archiviato da questi collegi. Lupi era finito nel mirino dei pm cagliaritani dopo la nomina a commissario straordinario della Port Authority di Cagliari di Piergiorgio Massidda. Questione archiviata dal Tribunale dei ministri della Sardegna.
GLI ALTRI CASI: C’È CHI È STATO MENO FORTUNATO
Non è stato così fortunato Altero Matteoli. Il Collegio “speciale” di Venezia dopo aver analizzato gli atti chiese l’autorizzazione a procedere al Senato. Matteoli, ministro dell’Ambiente prima, alle Infrastrutture poi, era accusato di aver ricevuto “denaro contante da Mazzacurati (ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, ndr) e Baita (imprenditore, ndr)” consegnati, secondo l’accusa, tramite altre persone. L’Aula il 2 aprile 2015 ha concesso l’autorizzazione a procedere e ora il processo è in corso in primo grado.
Non ha avuto lo stesso esito il procedimento contro Giulio Tremonti, ex ministro dell’economia in era berlusconiana. Il Tribunale per i reati ministeriale di Milano aveva chiesto l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti con l’accusa di corruzione perché “in concorso con Enrico Vitali, socio fondatore allo studio professionale Virtax inducevano il presidente di Finmeccanica spa Pier Francesco Guarguaglini e il direttore finanziario Alessandro Pansa, nella fase di acquisizione della società statunitense Drs, a promettere prima e corrispondere in seguito allo studio Virtax 2,5 milioni di euro pagata in diverse soluzioni delle quali l’ultima nel febbraio del 2009, pagamento apparentemente giustificato come corrispettivo di una consulenza”. Per i pm, si sarebbe quindi trattato di una presunta tangente versata da Finmeccanica per ottenere, nel maggio 2008, dopo un primo parere negativo, il via libera all’acquisizione del gruppo Drs. Il Senato ha restituito gli atti alla procura, spiegando che qualora ci fosse stato un reato, non sarebbe ministeriale. I pm hanno fatto una richiesta di archiviazione. Il gip ha respinto la richiesta dei pm e ha sollevato il conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato su cui si dovrà pronunciare la Corte Costituzionale.
di Valeria Pacelli, il Fatto Quotidiano 5/9/2016