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 2016  settembre 05 Lunedì calendario

DI NUOVO: ITALIANA “SUICIDA” AL CAIRO

Il corpo di una donna italiana trovato senza vita ai piedi di un hotel di lusso. Il fatto che la scena si svolga al Cairo, con vista sul Nilo e a due passi da piazza Tahrir, contribuisce a trasformare il caso in un probabile affare di stato bis nei confronti dell’Italia. E’ ancora troppo viva la ferita del caso di Giulio Regeni, morto esattamente sette mesi fa. La vittima, di lei si conosce soltanto l’età al momento, 41 anni, è stata trovata ai piedi dell’hotel Conrad, un 5 stelle lungo la Corniche del Cairo, in un buco stretto pochi metri tra l’edificio e l’attiguo parcheggio multipiano.
Nessun dubbio, secondo la polizia egiziana si tratta di un suicidio. La donna si sarebbe lanciata dalla sua stanza al 17esimo piano: “La cliente aveva dei problemi, soffriva di alcuni disturbi e non aveva fatto amicizia con nessuno. È stata vista entrare nella sua stanza alle 16 di venerdì e sabato mattina è scattato l’allarme” hanno riferito gli investigatori e sostenuto i responsabili dell’hotel.
Eppure i dubbi restano. Un corpo, dopo un volo dal diciassettesimo piano di un edificio, dovrebbe presentare traumi indicibili; al contrario quello della 41enne, come testimonia una foto scattata da un anonimo, forse un cliente o un dipendente del Conrad, appare in ordine. La figura distesa supina, le braccia incrociate, poco sangue attorno. La procura della capitale egiziana ha avviato le indagini, affidate al generale Ashraf Ezz al-Arab, capo della polizia turistica del Cairo. La comunicazione all’ambasciata italiana, tuttavia, seppur ancora sprovvista della figura chiave dell’ambasciatore – ritirato dal governo italiano a marzo dopo i tentativi di insabbiamento del caso Regeni – è stata fatta soltanto ieri mattina. Un giorno di silenzio che induce a strani pensieri.
Dagli ambienti diplomatici e dalla Farnesina bocche assolutamente cucite. Al Cairo, oltre all’assenza forzata dell’ambasciatore Giampaolo Cantini, nominato a maggio al posto di Maurizio Massari, ma che non ha ancora messo piede in Egitto, sono in corso altri movimenti dirigenziali, ma la funzionalità dell’apparato è garantita. Inutile negarlo, sull’intera vicenda aleggia, oscuro, lo spettro dell’assassinio di Giulio Regeni e, anche stavolta, le analogie non mancano. Una, su tutte: gli inquirenti hanno liquidato il caso della nostra connazionale parlando di suicidio, mettendo subito in chiaro le pessime credenziali della vittima: sola, problematica, scarsamente comunicativa e amichevole. Sono passati esattamente sette mesi dal ritrovamento del cadavere brutalizzato di Giulio Regeni, abbandonato su un terrapieno lungo l’autostrada verso Alessandria d’Egitto. Anche allora la polizia del dittatore al-Sisi parlò di suicidio, inaugurando una lunga scia di depistaggi, tutti miseramente crollati.
La famiglia Regeni sta seguendo con attenzione lo svolgimento della vicenda della 41enne. A proposito del giovane ricercatore italiano, oggi la Corte del Cairo dovrà emettere la sentenza decisiva sul rilascio dell’avvocato della famiglia Regeni in Egitto, Ahmed Abdallah, dopo il via libera per la scarcerazione sotto cauzione. Tutto dipenderà dall’esito del ricorso del procuratore, ma, al netto delle sorprese, mercoledì Abdallah potrebbe tornare libero dopo quattro mesi e mezzo di detenzione.
Pierfrancesco Curzi, il Fatto Quotidiano 5/9/2016