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 2016  settembre 03 Sabato calendario

DA GOJI AD ACAI: OSSESSIONE PER I SEMI MAGICI (E CARI)

Come abbiamo potuto sopravvivere millenni senza bacche di goji? Come è stato possibile tirare avanti senza sgranocchiare grani di acai? Senza spiluccare semi di chia? Che vita grigia (e breve) dev’esser stata quella delle generazioni che hanno preceduto l’arrivo sulle nostre tavole dei cosiddetti “superfood”, quegli alimenti, cioè, colmi di nutrienti benefici. Ma non vi preoccupate: si può rimediare subito, basta andare in un qualsiasi supermercato. I biscotti? Quelli della linea “Nutriceutica” con mirtilli e frutti rossi, ricchi di antiossidanti: “Il selenio aiuta a mantenere normale la funzione tiroidea e la funzione del sistema immunitario”.
Lo zinco contribuisce al normale mantenimento di: capacità visiva, funzione del sistema immunitario, ossa e pelle”. Poi naturalmente un bel sacchetto di goji “Bacche del benessere”. Sono “fonte di manganese, che contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo”. Costano 62,25 euro al chilo, più dell’inviso culatello (vade retro insaccati cancerogeni!). E ancora una tisana con goji e acai, un po’ di olio di pesce per il cervello e una goccia di semi di zucca per la prostata.
Travolti da quest’ondata di marketing della salute, viene da chiedersi: come ho fatto a stare in piedi, fino a oggi? Manteniamo la calma, invece: in condizioni normali, con una normale alimentazione variata, il nostro corpo, grazie al cielo, fa tutto quello che deve fare senza bisogno di extra. Né, peraltro, l’efficacia di questi è seriamente documentata. “Non c’è nessuna prova che aumentare il consumo di olio di cocco, di semi di chia o d’aceto di sidro produca l’effetto promesso – spiega Duane Mellor, portavoce della British Dietetic Association al Guardian –. È solo un’idea di marketing. ‘Antiossidanti’ e ‘radicali liberi’ sono parole spesso usate a sproposito”.
Ecco, questa degli antiossidanti è il cuore della questione, visto che buona parte dei “superfood” ne promette in quantità. Proviamo a capire. Molte reazioni chimiche nel nostro corpo producono dei radicali liberi, molecole di ossigeno instabili che per “ritrovare equilibrio” vanno a caccia di un elettrone, “rubandolo” altrove, anche al Dna, danneggiandolo. Questa situazione si chiama “stress ossidativo” e ha un ruolo in malattie come il Parkinson, l’Alzheimer, la Sla. Gli ‘antiossidanti’ sono i Buoni, quelli cioè che si sacrificano ossidandosi al posto degli altri, “catturando i radicali liberi”. Sono, dunque, importantissimi. E infatti il corpo se li produce da solo, il glutatione e l’acido urico, e li ricava normalmente dalle vitamine A, C ed E presenti in frutta, verdura, negli olii. Serve prenderne di più? Se uno ha un’alimentazione equilibrata, no: il New England Journal of Medicine ha seguito 10mila pazienti che non hanno avuto nessun beneficio nella prevenzione delle malattie cardiache da un supplemento di vitamina E.
Anzi, in alcune situazioni, troppi antiossidanti possono far male: secondo studi pubblicati su Nature e Science Translational Medicine e riportati dalla Fondazione Veronesi, la somministrazione di integratori a cavie cui erano state trapiantate cellule colpite da melanoma accelerava le metastasi. Nel 2013, Jim Watson – uno degli scopritori del Dna – ha scritto: “C’è una buona base di studi che ci permette di escludere l’efficacia degli antiossidanti nella prevenzione di alcuni tumori e nella possibilità di allungare la vita dei malati”. Lo European Food Information Council – l’organizzazione finanziata dall’Ue e da alcune industrie alimentari – riconosce l’importanza dei nutrienti nei “superfood” ma ne mette in dubbio l’efficacia nella dieta: “Le condizioni in cui gli alimenti vengono studiati in laboratorio sono spesso molto diverse dal modo in cui gli alimenti sono normalmente consumati… Un consumo frequente di cacao sotto forma di cioccolato, per esempio, aumenterebbe l’apporto non solo dei flavonoidi del cacao che promuovono la salute ma anche degli altri nutrienti dei quali viene raccomandato di consumarne meno”.
Insomma, dobbiamo rassegnarci: non esiste l’elisir di lunga vita, un alimento che da solo possa scongiurare le peggiori malattie e le nostre paure.
I “superfood” fanno male? Assolutamente no, ma sono una risposta semplice – e come tale sbagliata – a un problema complesso. L’alimentazione deve essere variata, e gli antiossidanti di cui necessitiamo sono normalmente garantiti da fagioli, cavoli, broccoli, asparagi, spinaci e, grazie al cielo, dal vino.
Duemilacinquecento anni fa, Ippocrate diceva “il cibo sia la tua medicina”. Ma allora non c’erano gli antibiotici e la speranza di vita era 25 anni. Oggi sarebbe meglio dire: “Mangia bene. Vivi bene. E se stai male, vai dal medico”.
Luca Iaccarino, il Fatto Quotidiano 3/9/2016