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 2016  settembre 03 Sabato calendario

VIENE DAI BALCANI LE RETE JIHADISTA CHE RECLUTA IN ITALIA

Da Torino a Udine, dall’hinterland milanese di Cinisello Balsamo fino alla enclave kosovara di Monteroni d’Arbia in provincia di Siena o alla banlieue di via Campo sportivo di Ceriale (Savona). Corre lungo questa dorsale il nuovo rischio jihadista in Italia. Una minaccia con profili etnici legati ai Balcani. Le aree dei nuovi mujaheddin sono quella Gornja Maoca in Bosnia Erzegovina, quella di Restelica in Kosovo e quella della regione montuosa di Gora tra Albania, Macedonia e Kosovo. L’allarme viene rilanciato da un recente report dell’antiterrorismo in cui si legge: “Le intensificate attività di proselitismo radicale in alcune zone dei Balcani presentano rilevanti profili di minaccia per l’Italia, in virtù della sua contiguità geografica e della presenza sul territorio nazionale di compagini originarie di quei paesi che rimangono chiuse e autoreferenziali laddove i vincoli etnici risultano più forti della spinta all’integrazione”.
Una pericolosità, quella dei combattenti di origine balcanica, data dal fatto di “essere accomunati dalla frequentazione personale dei referenti spirituali”. Da qui anche il rischio di “un ritorno di questi elementi che, dopo essere stati addestrati tra le file della guerriglia-islamista, potrebbero essere determinati a proseguire l’impegno militante sul territorio nazionale”. Il ragionamento dell’intelligence si basa su “recenti acquisizioni informative” di nuovi combattenti ingaggiati in Siria e partiti dall’Italia, “dove hanno subito la diretta influenza di predicatori residenti o passati nel nostro Paese”. Alcuni di questi reclutatori, legati alla linea intransigente dei salafiti wahabiti segnata dall’imam austriaco Nusret Imamovic e dal suo vice Husein Bosnic, alias Bilas “hanno favorito la nascita di un network per il reclutamento dei combattenti”. La regia si trova a Vienna “considerata la centrale europea dei wahabiti bosniaci”.
Uno dei personaggi segnalati dall’antiterrorismo, ma non indagato, è Sead Bajraktar, imam dell’enclave kosovara di Monteroni d’Arbia, il quale “svolge un ruolo di cerniera tra l’Italia e il suo paese dove si reca (…) per rilanciare l’impegno ideologico, incontrare leader wahabiti e partecipare ad addestramenti militari”. Fu Bajraktar, per la nostra intelligence, ad accelerare il percorso di radicalizzazione di Eldin Hodza, 25enne kosovaro-gorano, coinvolto poi nell’inchiesta del Ros di Trento per i suoi legami con il mullah Krekar. In Kosovo Bajraktar avrebbe incontrato oltre al reclutatore Bosnic (oggi in carcere a Sarajevo e in passato di casa tra Veneto e Lombardia, ndr), anche leader di alcune Ong costituite a Zenica (Bosnia) da ex combattenti della brigata El Mujahid impegnati, nel 1992, contro i serbi di Slobodan Milosevic. Secondo l’antiterrorismo Bajraktar “avrebbe plagiato diversi giovani kosovari-gorani di Monteroni e di Restelica”. Come lui anche il cognato Idriz Idrizovic, il quale ha inneggiato ai combattimenti durante un intervento nella moschea di Cinisello Balsamo. “Opera di convincimento” è stata svolta in Italia anche dall’imam di Pristina Mazllam Mazzlami. L’intelligence segnala un suo incontro, avvenuto nella moschea della comunità rom kosovara di Motta Baluffi (Cremona), con il kosovaro Resim Kastrati, espulso nel gennaio 2015 ma subito rientrato in Europa.
E quando il contatto diretto non è possibile, c’è sempre la Rete. L’intelligence segnala i rapporti tra Bosnic e uno studente kosovaro di Udine. Sul suo profilo Facebook il giovane ha pubblicato il testo del defunto imam americano-yemenita Anwar al Awiaki dal titolo “44 modi per sostenere il jihad”. Mentre Idrizovic ha avuto contatti con Elvis Elezi, kosovaro residente nel Canavese, arrestato nel 2015 con l’accusa di essere un reclutatore di Daesh, poi scarcerato dal Riesame. Sentenza questa ribaltata dalla Cassazione. I Balcani, dunque, tornano d’attualità nella mappa del rischio jihadista in Italia. Tanto più, conclude l’antiterrorismo, che “specifiche segnalazioni, in via di approfondimento, hanno dato conto di pianificazioni terroristiche evidenziando quale avamposto verso l’Italia proprio l’area balcanica”.
NUOVE GUIDE SPIRITUALI
Nell’informativa dell’antiterrorismo vengono elencati i nomi delle nuove guide spirituali del jihad che sono passati in Italia. Tra questi, l’imam della enclave kosovara di Monteroni d’Arbia. Si tratta di Sead Bajraktar il quale, ragiona la nostra intelligence, avrebbe “plagiato diversi giovani kosovari-gorani di Monteroni e di Restelica (cittadina kosovara). Inoltre secondo gli 007 italiani, in questo momento la centrale dei “wahabiti bosniaci” si trova a Vienna
di Davide Milosa, il Fatto Quotidiano 3/9/2016