di Marco Maroni, il Fatto Quotidiano 3/9/2016, 3 settembre 2016
GRUPPO AGNELLI, L’ULTIMO ADDIO ALL’ITALIA
L’ultima assemblea italiana per Exor, la holding della famiglia Agnelli, a capo di Fca, Ferrari, Cnh Industrial e Partner Re si terrà oggi. Poi, della galassia Agnelli in Italia non rimarrà nulla. Gli azionisti Exor si riuniscono al Lingotto per deliberare sul trasferimento della sede in Olanda. Subito dopo toccherà ai soci della Giovanni Agnelli e C. Sapaz, cassaforte della famiglia e detentrice del 52,99% della finanziaria.
L’obiettivo ufficiale dell’operazione – tecnicamente una fusione transfrontraliera con la Exor Holding Nv, interamente controllata dalla stessa società degli Agnelli – è “creare una struttura societaria più semplice che risponda meglio al profilo internazionale del gruppo”. Il percorso è analogo a quello seguito da Fca, Cnh Industrial e Ferrari, ma con due differenze: Exor porta in Olanda sia la sede legale sia quella fiscale (quest’ultima per le altre società è a Londra) e manterrà la quotazione esclusivamente a Piazza Affari. Non solo. Il meccanismo di attribuzione dei diritti di voto ai soci che rimangono azionisti per lungo tempo sarà diverso dai precedenti: 5 diritti di voto per ogni azione posseduta ininterrottamente per 5 anni e altrettanti se il periodo copre l’arco di dieci anni.
Amsterdam – dove sarà aperto un ufficio – diventerà il quartiere generale del gruppo. Secondo i vertici della società, niente cambierà per quanto riguarda gli impegni a sostegno delle società controllate: gli investimenti in Italia, hanno assicurato Elkann e il vicepresidente di Exor, Sergio Marchionne, andranno avanti e l’obiettivo resta la piena occupazione in tutti gli stabilimenti.
Un matrimonio, quello tra Exor spa e Exor Holding Nv, che secondo Marco Bava, un piccolo azionista che da decenni fa le pulci ai grandi gruppi intervenendo alle assemblee sociali, non s’avrebbe da fare. Bava, che segue la Fiat da decenni, ha puntato nelle settimane scorse a mettere insieme un gruppo di soci contrari all’operazione. Serviva almeno il 4% del capitale, quota con la quale si sarebbe bloccata la fusione. Ma alla cordata anti-fusione non si è presentato nessuno.
Delle recenti operazioni di fusione e traslochi all’estero nell’ex gruppo Fiat a Bava non gliene è andato giù uno. “Questa fusione – dice – è un’operazione già sperimentata con Fiat, Fiat Industrial e Ferrari con notevoli danni per gli azionisti. Basti considerare il calo che hanno avuto in Borsa quelle società, per la mancanza di contendibilità”. Secondo l’azionista il principale motivo per cui è stata architetta l’operazione, non è tanto il vantaggio fiscale (le società controllate italiane pagheranno le tasse in Italia) ma proprio quello di cercare di liberarsi dalla scocciatura dei piccoli azionisti come lui, che intervengono alle assemblee evidenziando magagne, e poi di diventare soggetti a un sistema di vigilanza sulle società più leggero, come è quello olandese.
Il prezzo per i soci che optassero per il recesso, vale a dire che non accettano la fusione e il trasferimento in Olanda, è stato fissato in 31,2 euro per azione. Tra i big che hanno dato la disponibilità ad acquistare le quote provenienti dall’eventuale recesso degli azionisti contrari all’operazione nei giorni scorsi si sono fatti i nomi di Cascade Investment di Bill Gates, Jacob Rothschild e Nassef Sawiris, oltre alla Giovanni Agnelli & C. che di Exor è il socio di Controllo.
In questi giorni il titolo quota attorno ai 37,2. Quindi il recesso non sembra effettivamente conveniente. “L’azione l’hanno tenuta su apposta”, commenta Bava. La Exor è una gallina dalle uova d’oro. I risultati al 30 giugno, approvati il 29 agosto scorso registrano un utile netto di 430,3 milioni di euro, 211 milioni in più rispetto a un anno fa, anche per effetto dell’acquisizione nel marzo scorso del 100% della già controllata PartnerRe, redditizio colosso delle riassicurazioni.
di Marco Maroni, il Fatto Quotidiano 3/9/2016