: Notizie tratte da: Luca D’Ammando, La Juve. La cronologia. Le immagini più belle di sempre, Edizioni Clichy, 188 pagine, 12,90 euro, 5 settembre 2016
LIBRO IN GOCCE NUMERO 117 (La Juve. La cronologia. Le immagini più belle di sempre) Vedi Blob FDF:2367506 Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database libro in scheda: manca STORIA DELLA JUVE DA MARISA AL «BELLO DI NOTTE» – Sempre/1
LIBRO IN GOCCE NUMERO 117 (La Juve. La cronologia. Le immagini più belle di sempre) Vedi Blob FDF:2367506 Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database libro in scheda: manca STORIA DELLA JUVE DA MARISA AL «BELLO DI NOTTE» – Sempre/1. «Uno scudetto vinto da altre è sempre perso dalla Juventus» (Gianni Brera). Sempre/2. «Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta a uno juventino, mi conto le dita» (l’avvocato Peppino Prisco, a lungo vicepresidente dell’Inter). Rosa. Nel 1900, all’esordio ufficiale, la Juventus gioca con la maglia rosa e il cravattino nero: il padre di uno dei fondatori, industriale tessile, aveva delle rimanenze di tessuto rosa da sfruttare. La prima casacca in assoluto era stata una camicia bianca. La divisa diventerà a strisce bianconere solo nel 1903, quando verrà acquistato uno stock di magliette dall’Inghilterra su consiglio di John Savage – il primo calciatore straniero della storia – che aveva chiesto a un amico in patria di spedirgli un kit di divise del Notts County. Breve. Giovanni Trapattoni, che alla prima conferenza stampa da allenatore della Juventus, stagione 1976-’77, si presenta con un indimenticabile «Sarò breve e circonciso». Marisa. Boniperti, tra l’altro, era soprannominato Marisa. «Nel precampionato un’amichevole Novara-Juve c’era sempre. La rivalità era grandissima con l’aggiunta di un po’ d’astio nei miei confronti, novarese traditore che aveva scelto Torino. Fu in una di quelle amichevoli che all’ingresso in campo delle due squadre si presentò anche Marisa, avvenente miss Piemonte, pure lei in calzoncini e maglietta bianconera. Mi porse un mazzo di fiori, ero il capitano, ci fu lo scambio di baci e il pubblico cominciò a urlare: Marisa, Marisa. Il coro poi cambiò destinatario e con cattiveria continuò; ogni volta che toccavo palla i tifosi mi beccavano: Marisa, Marisa». Notte. Nel presentarlo a Henry Kissinger, l’avvocato Agnelli lo descrive così: «Ecco Boniek, il bello di notte» (il riferimento è agli sbalzi di rendimento, strepitoso soprattutto nelle partite serali di coppa). Sogni. Vialli, che ancora si sogna i gol sbagliati. Cavalli. Zibì Boniek, grande appassionato di cavalli. Oggi ha una sua scuderia, la Wind (già Kar Tom). Ha messo nome Platini a un suo puledro un po’ pigro, che corse senza fortuna nel 2012 nell’ippodromo romano di Tor di Valle. Cowboy. «Capita di sbagliare, l’importante è capirlo. Ho tifato vent’anni per i cowboy dei film western e solo ora mi rendo conto che forse invadere gli indiani e sparargli contro non era una bella cosa» (Alessandro Del Piero). Caffè. Boniperti e la sua fama di avaro. Pietro Vierchowod, in bianconero nella stagione 1995-’96: «Nella mia carriera ho stabilito un record: sono riuscito a farmi pagare un caffè da Boniperti». Sigarette. Alla domanda di Gianni Agnelli, che lo sorprese all’intervallo di una partita con la sigaretta in bocca, «Ma come Michel? Un atleta come lei fuma nell’intervallo?», Platini rispose: «Avvocato, l’importante è che non fumi Bonini, è lui quello che deve correre. Io sono Platini». Caviale. «Platini lo abbiamo preso per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il caviale» (Gianni Agnelli). 330. Trecentotrenta milioni di lire più Carmignani e Fernandini: tanto era costato alla Juventus Dino Zoff, arrivato nell’estate ’72 dal Napoli. Fino alla stagione 1982-’83 non avrebbe più saltato una partita di campionato. Otto. Il numero di maglia di Boniperti era l’8, come precisò sdegnato una volta che la Gazzetta dello Sport, volendo fare una squadra composta dai più forti juventini della storia, gli assegnò il 10. Rivoluzione. «Tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere il risultato della Juventus?» (Palmiro Togliatti a Piero Secchia). Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 5/9/2016