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 2016  settembre 02 Venerdì calendario

“LO SO, VORREI MERITARE DI PIÙ QUESTO SUCCESSO” – [Intervista a Fabio Rovazzi] – Non so chi sono, non saprei definirmi

“LO SO, VORREI MERITARE DI PIÙ QUESTO SUCCESSO” – [Intervista a Fabio Rovazzi] – Non so chi sono, non saprei definirmi. Sono un personaggio poliedrico che ama fare tante cose”. Forse è più un pifferaio di Hamelin, Fabio Rovazzi, questo 22enne di Lambrate capace di trascinare folle oceaniche di bambini (e non solo) come pure lo sgraziato ballerino Matteo Salvini (“pensavo di aver visto tutto”, ha commentato Rovazzi su Facebook dopo il video in cui il leader della Lega stravolge la sua canzone). “Andiamo a comandare” è disco d’oro, col solo streaming, e doppio disco di platino; è primo in classifica Fimi/Gfk, secondo su iTunes e undicesimo su Spotify Italia. Il video ha 61 milioni e mezzo di visualizzazioni su Youtube. Rovazzi, alla fine sta comandando… Sono molto contento, non riesco a provare emozioni diverse dalla gioia. Certo, è un po’ stressante il cambiamento così rapido. Prima ero abituato ad andare a fare la spesa sotto casa… Ci racconta com’è nato il fenomeno Rovazzi? Ero al quarto anno di liceo artistico. A un certo punto, mentre disegnavo, mi sono detto: “Ma cosa farò tra un po’, i ritratti davanti al Duomo?”. Allora ho mollato tutto e ho provato a mettermi in gioco con i video, una cosa che già mi interessava molto. Volevo portarla avanti e svilupparla da solo. E la sua famiglia come ha preso la scelta? All’inizio non bene. Ma del resto non penso sia una scelta da sostenere: se fossi un genitore sarei contrario. Da un anno a questa parte, invece, hanno capito che è stato giusto. Poi chissà, magari tra dieci anni mi rimetto a studiare… I video, dunque. Cominciai su Facebook. Non avevo un format preciso, volevo solo trovare il modo di farli diventare virali. Era una specie di esperimento. Anche la musica è stata un esperimento? Facevo tante cose: tra le altre stavo lavorando ai video musicali di Merk & Kremont (due famosi dj italiani, ndr). Sono sempre stato appassionato di musica elettronica. Allora ho pensato: sarebbe figa una cosa mia. Avevo già conosciuto Fedez e J-Ax, collaborando alla trasmissione “Sorci verdi”. Gliene parlai. E loro? L’idea era simpatica, e hanno accettato subito. Non avevo nulla di pronto, così ci siamo messi in studio, senza alcuna fretta. Non volevamo un tormentone. È vero che adesso creerete una cosa tutti e tre insieme? Ci stiamo lavorando. Posso dirle solo che andiamo nella stessa direzione, senza però la pretesa di fare un follow-up. I video, la musica. Che altro? Mi piacerebbe lavorare nella cinematografia, ma non è un progetto realizzabile a breve. E poi non lo so, sono nella fase in cui un mese mi piace fare una cosa, poi il mese dopo mi prende il trip di farne un’altra. La mia vita è molto casuale. Rovazzi non ha punti fermi? Mi piace stare in casa, vivo da solo da quattro anni. Per ora sono in affitto a Milano, magari un giorno una casa riesco a comprarmela. Non ho una ragazza, perché ora è difficile comprendere se una vuol stare con me perché sono io o perché ha altri obiettivi. Il 13 settembre salirà all’Arena di Verona per la serata conclusiva del Festival Show 2016. Ed è solo l’ultimo palco di questa lunga estate. Paura? All’inizio ero spaventato, perché non ero abituato a essere guardato in faccia. Il batticuore c’è sempre, ma adesso sono più tranquillo. Si sente arrivato? Per niente. Mi sono ritrovato con tutto in mano senza aver fatto un minimo di gavetta. Vorrei meritarmi un po’ di più questo successo. Come sono i rapporti con Fedez e J-Ax? Di amicizia. Sono due persone diverse ma ugualmente interessanti. Da loro imparo molto, divertendomi. Mai uno scazzo? Mai. Anche se ci sono argomenti che io non tratto. Per esempio? La politica. Non ho un’opinione mia e quindi sto zitto. Però insieme avete scelto di aderire alla campagna del Fatto e donare tre mesi dei vostri diritti alla ricostruzione della scuola elementare e dell’asilo di Amatrice. Lo abbiamo spiegato nei nostri video. Non volevamo dire: “guardate quanto siamo fighi”, volevamo spingere le persone a fare altrettanto. E volevamo che Google e Apple, che detengono il 30% di quei diritti, facessero altrettanto. E lo stanno facendo? Google si sta muovendo. Che idea si è fatto del post terremoto? Preferisco uno che fa qualcosa concretamente piuttosto che quello che scrive “preghiamo”. È bello che venga fuori il patriottismo, ma è meglio che si dia un sostegno materiale a queste persone. di Silvia D’Onghia, il Fatto Quotidiano 2/9/2016