varie, 2 settembre 2016
TIENITI LA LEUCEMIA
Repubblica.it 1/9/2016
Morta a causa di una leucemia dopo che i genitori, con il suo assenso, avevano scelto nei mesi scorsi di rifiutare la chemioterapia proposta dei medici, affidandosi a cure alternative, a base di cortisone e vitamina C. E’ la vicenda di Eleonora Bottaro una giovane padovana 18enne, studentessa dell’istituto agrario. Secondo ’Il Mattino di Padova’, i genitori avevano perso la patria potestà, su decisione del Tribunale.
La ragazza, residente a Bagnoli, in provincia di Padova, era stata colpita dalla malattia all’inizio di quest’anno, quando era ancora minorenne. I medici avevano consigliato cicli di chemioterapia, ma i genitori si erano rifiutati. Lino Bottaro e la moglie Rita seguono infatti la filosofia dell’ex medico tedesco Ryke Geerd Hamer, considerato un "guru" della medicina alternativa per la lotta contro i tumori e padre del giovane ucciso da un colpo di fucile esploso da Vittorio Emanuele di Savoia all’isola di Cavallo.
Secondo Hamer, le malattie non sarebbero altro che una risposta dell’organismo a traumi psicologici irrisolti. Nel caso specifico, per i due coniugi, la leucemia sarebbe insorta dopo la morte prematura del fratello Luca a soli 22 anni: il giovane nel 2013 venne stroncato, sempre in estate, da un aneurisma mentre si trovava in vacanza a Folgaria.
I genitori della ragazza avevano firmato le dimissioni della figlia dal reparto di Oncoematologia dell’ospedale di Padova. Immediata la segnalazione al tribunale dei Minori da parte della direzione dell’Azienda ospedaliera.
Nel giro di poche settimane il tribunale aveva tolto la patria potestà a Rita e Lino Bottaro, fotografo e giornalista, creatore del sito Stampa Libera, ora chiusa che si occupava, come scriveva lo stesso Bottaro in una lettera di commiato sul suo blog delle "notizie dei terremoti indotti in ogni luogo d’Italia, le irrorazioni chimiche composte di nanoparticelle di metalli pesanti e polimeri effettuate da centinaia di bombardieri che operano ogni giorno sopra le nostre teste, i vaccini invalidanti e mortiferi, la chemio con le controindicazioni mortali stampate sul bugiardino data ai pazienti sotto tortura negli ospedali".
I due si erano quindi rivolti all’avvocato Gian Mario Balduin per gestire la situazione. Tutore di Eleonora era stato nominato il professor Paolo Benciolini di Medicina legale. Dopo una complessa mediazione la famiglia era riuscita a ottenere che la figlia venisse ricoverata in Svizzera all’ospedale di Bellinzona, dove è stato possibile seguire percorsi alternativi alla medicina tradizionale: una terapia a base di cortisone e, nelle ultime settimane, di dosi di vitamina C.
"È stata un’esperienza molto dura e triste", ha raccontato l’avvocato Balduin. "Continuavano a darci degli assassini. Non abbiamo fatto altro che ricordare che ci deve essere una libertà di cura". Il legale padovano ha dovuto tutelare marito e moglie di fronte al tribunale dei Minori, dove sono state presentate anche centinaia di firme di compaesani che attestavano la serietà della famiglia.
L’avvocato ha dovuto anche accompagnarli anche a tutti gli incontri con i medici che stavano seguendo la ragazza, che aveva compiuto 18 anni il 14 agosto scorso. "Sembrava che dopo le cure in Svizzera si fosse ripresa" racconta ancora Balduin. "Ma la situazione è nuovamente precipitata". Eleonora è stata quindi ricoverata all’ospedale di Schiavonia ma ormai era allo stremo delle forze. L’ultimo ricorso presentato è stato quello in cui si chiedevano dosi massicce di vitamina C. Poi è arrivata la morte. E ora le polemiche si fanno ancora più dure.
"Magistratura, ministero della Sanità, Rapporti con Unione europea e Ordine dei giornalisti faranno o almeno diranno qualcosa sulla morte per leucemia della ragazza? O dobbiamo aspettare altre morti?", scrive su Facebook il deputato Pd, Michele Anzaldi, che auspica che venga fatta immediatamente chiarezza sulla vicenda.
E il professor Roberto Burioni, del San Raffaele di Milano, specialista in Immunologia fa notare nella sua pagina Facebook come la ragazza sia morta di leucemia, ma non a causa dell’inefficacia delle cure, ma poiché curata con medicine alternative, nonostante la volontà dei medici dell’ospedale in cui era ricoverata la ragazza di curarla con le efficaci terapie con cui l’80-90 per cento dei malati di leucemia guariscono.
CURE CHE AMMAZZANO
Elena Dusi, la Repubblica 2/9/2016
Bicarbonato e escrementi di capra, veleno di scorpione e madonnine nei preservativi. Altro che pozioni magiche: chi si affida agli stregoni sembra bersi di tutto. Il metodo Hamer è solo uno dei rimedi che sembrano usciti dal Medioevo, e invece circolano, a volte uccidendo, nell’Italia di oggi.
Una donna col melanoma è morta a Torino nel 2014, trattata col metodo Hamer: "Liberati dai sensi di colpa", le prescriveva la dottoressa. Lo stesso anno è scattata la condanna per il "dottor antichemio" Paolo Rossaro. Anche lui aveva usato con un malato di linfoma il metodo di Ryke Geerd Hamer, nato in Germania nel 1935 e ammalatosi di cancro, a suo dire, per lo shock della morte del figlio.
Secondo la "nuova medicina germanica", a provocare il cancro sarebbero gli squilibri psichici: risolti quelli, la malattia dovrebbe sparire. Quando però, anziché sparire, uccide, il caso finisce in procura. Se sono gli Ordini dei medici a intercettare lo stregone, possono provare a radiarlo. A volte - come nel caso di Stamina - la "pozione magica" viene somministrata in un ospedale pubblico. Ma nella maggior parte dei casi, è nel sottobosco social che i ciarlatani prosperano indisturbati.
"Mille italiani sono venuti a Cuba in due settimane", esultava nel 2010 l’inventore del Vidatox, presunto farmaco anticancro a base di veleno dello scorpione azzurro, che vive solo sull’isola. La Finanza continuò per mesi a bloccare i flaconi commercializzati da una ditta albanese e somministrati a San Marino. Sempre a Tirana, il 16 ottobre 2012, una "gravissima alcalosi" da bicarbonato uccise Luca Olivotto, 28enne con un tumore al cervello che era finito nelle mani di Tullio Simoncini.
L’autore di Il cancro è un fungo era stato radiato da un Ordine inorridito di fronte alla tesi secondo cui i tumori sarebbero causati da funghi, e per debellarli basterebbe creare al loro interno un ambiente alcalino. "Il chirurgo aveva detto a Luca che non poteva operarlo subito. E lui, per non aspettare, scelse la strada alternativa", racconta Luigi Conte, segretario Fnomceo, la federazione degli Ordini dei medici.
Nel 2008 è toccato a Clara Palomba, 16enne di Firenze, malata di diabete. La sua curatrice, l’americana Marjorie Randolph, le consigliò di passare dall’insulina alle vitamine. Per nemesi, la stessa santona fu trovata morta in casa l’anno dopo, con le tracce di una pozione fai-da-te. Mentre Simoncini sembra passarsela meglio: a maggio 2015 due giornalisti, fintisi pazienti, lo rintracciarono in una clinica di Roma. Registrarono le sue parole ("Se fa la chemio è finita") e la proposta di un’infusione in Albania.
"Possiamo radiare queste persone", spiega Roberta Chersevani, segretaria della Fnomceo. "Ma loro possono fare ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti professioni sanitarie". Peccato che le decisioni di questo organismo siano state sospese a data da destinarsi da una sentenza di Cassazione del 2015. Ecco allora che Gabriella Mereu, 62 anni, di Cagliari, inventrice della "terapia verbale", continua a dare consigli su Facebook. "Mi ero accorta che la mia anima non era più congruente con alcune parti del mio corpo. Avevo bisogno di reintegrarla. Così sono guarita", racconta ad esempio sul social Alessandra Olgiati, ex malata di cancro. Radiata, la santona ha sfruttato l’opzione del ricorso. "Avevamo decine di pazienti a protestare sotto le finestre", racconta Raimondo Ibba, presidente dell’Ordine di Cagliari. La più folkloristica fra le terapie della Mereu prevede di inserire una madonnina in un preservativo contro infezioni e infertilità.
"È surreale che in casi simili nessuno prenda una decisione perentoria", chiosa Luca Pani, direttore dell’Agenzia italiana per il farmaco, che ha pubblicato un opuscolo anti-bufale. Quando ha attecchito, però, una stregoneria è dura da sradicare. Eleonora Brigliadori ha fatto ad esempio proseliti raccontando l’abitudine di bere urina per avvicinarsi all’immortalità.
Il metodo Di Bella, diffuso a fine anni ’90, viene ancor oggi portato avanti dal figlio del dottor Luigi, Giuseppe. "Un caso di recente mi ha fatto male", racconta Umberto Tirelli, primario del Centro oncologico di Aviano. "Era un giovane con un tumore ai testicoli. Poteva curarsi, ma voleva evitare la chemio e ha perso un anno cercando di guarire con il metodo Di Bella".
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L’ULTIME CENE
Angelo Aquaro la Repubblica 1/9/2016
La notte prima di morire Marilyn Monroe cercò di recuperare l´amore perduto di Bob Kennedy con tutte le armi che lui e suo fratello John conoscevano già a fondo, servendogli però un segreto ancora più piccante: un bel gazpacho. Finì come tutti sappiamo: la bionda più bella del mondo trovata morta all´alba del 5 agosto 1962. Il gazpacho, naturalmente, doveva essere solo l´antipasto: seguiva buffet rigorosamente messicano ordinato a domicilio nella dimora hollywoodiana di Brentwood.
Adolf Hitler, invece, aveva gusti più ariani. Ma l´addio nel bunker non fu esattamente quel festino a cui i suoi gerarchi erano abituati. L´ultima cena prima del suicidio con i suoi fedelissimi fu un misero pasto di zuppa vegetale e purè di patate.
Lontani i tempi in cui questo carnivoro appassionato, che diventò vegetariano dopo il suicidio dell´amata nipotina, si deliziava tra zuppa di cipolle e piccione arrosto. Quando non cedeva, biecamente, alla sua prima passione, e si tuffava sul purè di fegato amorosamente preparato da Marlene Kunda: la sua cuoca personale poi frettolosamente licenziata perché ebrea.
C´è tutta la vita di un uomo, e di una donna, nella sua ultima cena. Sai che scoperta: Nostro Signore ci ha costruito sopra un´intera religione. Andrew Caldwell, che si è autonominato /"The History Chef/", ci ha costruito, più prosaicamente, un libro, intitolato appunto /"Their Last Suppers/", le loro ultime cene. Da Marilyn a Hitler passando per il generale Custer e il comandante del Titanic, ecco a voi la prima guida gastronomica all´ultimo pasto dei protagonisti della storia.
Certo quello delle fonti è un problema. Nessuno può contestare a Andrew, che di mestiere non fa lo storico ma lo chef di un lussuoso resort turistico messicano, le undici portate del Titanic: dalle ostriche alla russa al waldorf pudding, passando per il filet mignon lili e l´insalata d´asparagi con l´aceto di champagne.
Un po´ più avventuroso è scegliere tra le tante delizie amate da Alessandro Magno: e qui il nostro cuoco promuove nell´ultimo menu perfino quella /"aragosta della Sardegna/" che il costruttore del più grande impero dell´antichità si fece portare fino alle porte di Babilonia. «Sebbene indebolito dai sudori e dal freddo della febbre, Alessandro permise ai suoi amici Medi di organizzare l´ennesimo party a Babilonia in suo onore, nel 323 avanti Cristo.
Evento al quale non sarebbe sopravvissuto: il suo corpo già stremato pagò il dazio per tre giorni di festini e di bevute». Una morte degna di una rockstar ante litteram, e al cui raffronto impallidisce l´ultima cena di Elvis Presley: spaghetti, polpette, biscotti ghiacciati e gelato.
No, non sempre si muore come si vive. E, trattandosi di evento difficilmente pronosticabile, non sempre per propria scelta. Prendete due eroi della storia Usa, Abramo Lincoln e ancora lui, John Fitzgerald Kennedy. Il presidente che liberò gli schiavi la sera prima di venire assassinato cenò placidamente seguendo il gusto suo e dell´epoca: ingurgitando anche quella /"finta zuppa di tartaruga/" che è un classico del Sud (e in realtà è un piatto di carne) di cui andava ghiottissimo.
Al povero Jfk, invece, la storia concesse soltanto una veloce colazione, prima di venire massacrato a Dallas: toast e marmellata, succo e caffè. Altro che la zuppa di vongole di Hyannis o l´"aragosta cotta su pietra", alla quale aveva dato perfino il suo nome: à la Kennedy.
La curiosità dello History Chef è letteralmente insaziabile. Va a pescare perfino l´ultima cena di Montezuma, da noi famoso per una maledizione gastronomica legata ai mondiali di calcio del Messico, e che forse un´occhiata al menu dell´imperatore ormai prigioniero degli spagnoli oggi giustifica: chi sarebbe sopravvissuto a quintalate di frutti di mare innaffiate da litri di cioccolata?
Non è un caso che Caldwell abbia già progettato un secondo e un terzo volume. Le loro ultime cene, qui negli Usa già bestseller, spiegano tante cose, più e meglio di tanti volumi di storia. Basta dare un´occhiata, per esempio, all´ultimo pasto di Dodi Al Fayed con Diana per intravedere la tragedia che verrà: una bella bottiglia di Taittinger. Champagne, e nulla più.
LE ULTIME 24 ORE DI HITLER
Jonathan Mayo e Emma Craigie dal libro “Hitler’s Last Day: Minute By Minute”
Dagospia 7/8/2016
29 aprile ore 11 - Heinz Linge, l’assistente di Hitler entra nella camera del capo per mettergli la cravatta. E’ una specie di rituale. Poi entra il barbiere che deve curare i baffi del dittatore. La forma serve a coprire le sue narici troppo grandi. Linge somministra la cocaina per lenire i dolori di Hitler, gli dà le pillole per fermare i crampi allo stomaco e le flatulenze. Oggi le iniezioni di anfetamina non si possono fare, se le è portate via il medico personale. Intanto i generali si incontrano nei corridoi del bunker per andare a bere nella Cancelleria, dove gli eccessi alcolici hanno portato alla disinibizione sessuale.
Ore 14 - Eva e Adolf pranzano insieme. Lui dice che non finirà mai nelle mani dei nemici, né morto né vivo. Dice di preferire la morte istantanea, una pallottola in testa. Eva inorridisce: «Voglio essere un bel cadavere quindi prenderò del veleno.Voglio morire in modo eroico ma almeno spero che non sia troppo doloroso». Hitler la rassicura, tutto finirà nel giro di qualche secondo. Prova la fialetta di cianuro sul suo cane preferito, di nome Blondi.
Alle 14.30 i dottori e le infermiere fanno festa nella parte superiore del bunker. Li raggiunge Eva, che si ubriaca con loro. Alle 4.30 del mattino una donna fa sesso sulla sedia del dentista. Di notte, quella stanza, è il luogo preferito dallo staff per fare sesso.
30 Aprile 30 ore 8.30. Mentre i sovietici bombardano Berlino, Joseph Goebbels e i sei figli fanno colazione nel bunker, la moglie Magda si riposa sul divano. Hanno quanto cibo vogliono ma non cambi di abito. Non si aspettavano di restare a lungo là sotto. Alle 11.30 Eva Braun, che ha sposato Hitler da un giorno, finisce di truccarsi nella parte inferiore del bunker. Convoca la segretaria Traudl Junge per parlare di tempi più felici, non sopporta di “stare sola coi suoi pensieri”. Alle 12 Hitler convoca i suoi generali e apprende che il morale è basso, le munizioni stanno finendo.
Alle 12.30 Eva sceglie il suo abito “finale”, nero e con rose banche al collo, tra i preferiti di suo marito. Intanto nel suo studio Hitler convoca Martin Bormann e dice: «E’ giunta l’ora. Fräulein Braun e io porremo fine alla nostra vita oggi pomeriggio». Al piano di sopra Constanze Manziarly sta cucinando l’ultimo pasto del dittatore: spaghetti e insalata. A pranzo Hitler parla del difficile futuro della Germania. Il suo staff non ne può più dei suoi monologhi sull’arte moderna, la razza, la filosofia, i cani, la stupidità del mondo, e si danno al bere.
Alle 14.45 Hitler convoca tutti per dire addio. Dà la mano a ognuno, la moglie ringrazia per ciò che hanno fatto. Joseph Goebbels all’improvviso si sente disperato. Ha giurato lealtà fino alla morte e ha condotto la sua famiglia nel bunker per morire insieme al leader, ma la situazione sembra insostenibile, quindi dice: «Mein Führer, possiamo ancora fuggire. La prego di considerare l’opzione». Il Führer replica: «Conosci la mia decisione e non cambierò idea. Tu e la tua famiglia potete lasciare Berlino, naturalmente».
Goebbels guarda Hitler negli occhi: «Resteremo e seguiremo il suo esempio». Alle 15.15 Magda Goebbels, in lacrime per la sorte dei suoi sei figli, supplica Hitler di ripensarci, ma la risposta di Adolf è secca. Nella cantina della cancelleria del Reich qualcuno mette su un disco e i soldati ballano con le infermiere. Traudl Junge dà da mangiare ai figli di Goebbels, convinti di essere al sicuro nel bunker. Chiede loro quali giochi vorranno fare dopo il pasto.
Alle 15.40 Heinz Linge e Martin Bormann entrano nello studio del capo e trovano i corpi di Hitler e sua moglie sul divano. Hitler si è sparato alla tempia destra, il tappeto è pieno di sangue. La faccia di Eva è invece contorta per via del veleno. Dieci minuti dopo i corpi vengono bruciati e salutati con un “Heil Hitler”.
Alle 19.30 Magda Goebbels mette a letto i figli. La mattina dopo dirà loro che devono vaccinarsi. I bimbi ingeriranno capsule di cianuro, i genitori si suicideranno subito dopo. Intanto, nella Cancelleria, nessuno sa che Hitler è morto. La cuoca continua a preparare il suo pasto a base di uova e patate. La notizia della morte di Hitler viene data il 1 maggio via radio. Agli ascoltatori viene detto che il Führer ha lottato fino all’ultimo respiro contro il bolscevismo e per la Germania. A Mosca Stalin dichiara: «E’ la fine del bastardo».