Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 26 Venerdì calendario

PROSSIMAMENTE FOREVER IL TRAILER RICOMINCIA DA TRE


Secondo le storie del cinema, a inventare il trailer fu Georges Méliès che più di un secolo fa, nel 1898, usava proiettare la prima bobina delle sue pellicole per attirare spettatori nel Théàtre Robert-Houdin dalui stesso gestito a Parigi. Ma quello che in principio era visto come un semplice traino (questo il significato del termine inglese, dovuto al fatto che i corti promozionali venivano inizialmente proposti al termine del film in programmazione) si è ben presto evoluto, fino a diventare un prodotto a sé, curato in tutti i particolari, grazie all’attenzione di grandi registi come Hitchcocke Kubrick.
Oggi il trailer gode di un prestigio particolare, anche perché grazie a Internet ha una possibilità di penetrazione impensabile ai tempi del vecchio “prossimamente” proiettato solo nei cinematografi. E il suo posizionamento su YouTube, che avviene di solito in simultanea su tutte le piattaforme social, offre dati preziosi per verificare la qualità delle views , monitorandone la crescita nel tempo. Così preziosi, questi dati, che rispetto all’uscita di un film, in particolare di quello che si prevede sarà un blockbuster, il trailer comincia a circolare con un anticipo sempre maggiore, come nel caso di Cinquanta sfumature di grigio il cui promo, trainato a sua volta dal successo del libro di E. L. James, è arrivato in Italia ben 7 mesi prima del film. Del resto, a seconda del tempo di permanenza su YouTube, dell’importanza e del tipo di film, le pellicole italiane registrano tra le 100 mila e il milione di visualizzazioni, mentre per quelle straniere si arriva anche a 5 milioni, con una media del 70% di persone che guardano un trailer dall’inizio alla fine.
Non solo: i trailer si moltiplicano. Per Io prima di te, attesissima love story tratta dall’omonimo best seller di Jojo Moyes, protagonista la Emilia Clarke di Game of Thrones, ne sono state prodotte tre versioni, ognuna caratterizzata in modo diverso. Gabriele D’Andrea, direttore marketing della Lucky Red, che distribuisce il film, conferma a pagina99 che «certamente gli investimenti corrono di pari passo con le prospettive economiche», anche se «l’investimento su un trailer deve sempre essere commisurato alla bontà del film che si promuove, in coerenza con la strategia di fondo che orienta la comunicazione, puntando soprattutto sugli elementi che possono suscitare il maggiore interesse nel pubblico, piuttosto che seguendo un semplice automatismo economico». E si parla di investimenti piuttosto consistenti, che possono superare i 50 mila euro, a seconda anche del numero di versioni, e della presenza o meno di una versione già esistente in un’altra lingua.
Il caso di Io prima di te non è isolato. Nel caso di Piuma, opera terza del pisano Roan Johnson in concorso a Venezia, il 28 luglio, cioè il giorno stesso della comunicazione ufficiale delle pellicole presenti al Lido, la Lucky Red ha pubblicato su YouTube quello che ha definito esplicitamente il primo trailer del film. «L’idea», dice ancora D’Andrea, «è di averne almeno tre (il secondo esce in concomitanza con il festival) a cui si aggiungono altri contenuti video che arricchiranno ulteriormente la comunicazione. In questo modo i trailer rispecchiano i vari livelli di lettura e interpretazione presenti all’interno del film e dunque la sua capacità di parlare a diversi pubblici e con diversi linguaggi».
Se il doppio (o triplo) trailer è una scelta sempre più frequente per i film che si preannunciano di maggiore successo, l’opzione è pressoché obbligata per i sequel, dal momento che l’obiettivo è rivolgersi a due tipologie di pubblico, gli spettatori già fidelizzati e quelli potenzialmente nuovi. Ne sono una dimostrazione i doppi trailer di Independence day – Rigenerazione, sequel di Independence day e di Bridget Jones’s baby, terzo capitolo della saga che ha come perno l’eroina creata da Helen Fielding. In entrambi i casi, il primo trailer crea un gancio con il film precedente, mentre il secondo si concentra maggiormente sulla storia del nuovo film. «Al di là dei casi specifici, la pluralità dei trailer», commenta D’Andrea «appartiene ormai a un modello di comunicazione trasversale a tutti i generi. E più un film è in grado di toccare corde diverse, sottogeneri e segmenti di pubblico differenti, meglio si presterà a presentazioni video molteplici», anche se in fondo la storia raccontata è sempre la stessa. Prendiamo il caso dei tre trailer di Io prima di te. Il primo presenta in maniera chiara l’escalation della storia d’amore tra un ragazzo in sedia a rotelle e la ragazza che gli fa da badante. Non è molto differente il secondo che, rispetto al precedente, offre semplicemente un numero maggiore di clip, con battute di dialogo più lunghe tra i due, e la cui principale differenza consiste in una scelta musicale che fa apparire il film genericamente meno drammatico. Il terzo e “nuovissimo” trailer riprende la musica, la struttura e il contenuto del primo trailer aggiungendo, a mo’ di prologo, una scena del ragazzo prima dell’incidente. In sostanza, sono bastate un’inversione, una sostituzione, un taglio di montaggio posticipato, un cambio di musica, l’aggiunta di una scena per produrre tre versioni diverse, ma non troppo, tra loro. Nel caso di Piuma, invece, ogni trailer ha un suo specifico obiettivo. Se il primo è un assaggio iniziale del film attraverso i suoi aspetti più immediati (la coralità, la presentazione dei vari personaggi, nonché la spiegazione del titolo), i trailer successivi – a quanto afferma D’Andrea – «inquadrano più in profondità alcune figure chiave del film, mettendo in risalto i temi più rilevanti e potenzialmente più divertenti, come il rapporto padre-figlio. Infine, si tenderà a sottolineare l’aspetto autoriale e “adulto” del film, coerente con il suo posizionamento all’interno della kermesse veneziana». Ogni trailer al momento giusto, dunque. Senza dimenticare che si scrive “trailer” ma tra le righe si legge “pubblicità”.