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 2016  settembre 01 Giovedì calendario

SENZA GOVERNO IL PIL CRESCE MA SI LOGORANO LE ISTITUZIONI

Era già accaduto con il Belgio. Dopo le Legislative del 13 giungo 2013, rimase senza governo per 541 giorni. E si riaffaccia oggi tra i cittadini l’idea che in fondo, come ha scritto Elisabetta Rosaspina sul Corriere del 23 agosto, anche altri Paesi come la Spagna per un po’ possano prosperare senza guida. Il che è però possibile solo se i governi in carica negli anni precedenti hanno fatto un buon lavoro. Contrariamente a ciò che spesso si pensa, i governi non lavorano per ottenere un consenso alle elezioni. Operano per il futuro. E questo significa fare scelte che sono impopolari e richiedono grossi sacrifici. Il cosiddetto miracolo spagnolo poggia sulle decisioni prese dal premier dei Popolari Mariano Rajoy quando a cavallo della crisi economica, nel 2012, varò riforme molto poco gradite dagli spagnoli. Prova ne sia il fatto che la maggioranza che ha permesso a Rajoy di procedere spedita non gli è stata confermata alle ultime due elezioni. Ha concesso agevolazioni alle aziende, ha accettato i consigli dell’Europa in cambio dei 41 miliardi ricevuti per il salvataggio delle banche. E ha varato la riforma del lavoro che ha significato licenziamenti più facili, dimezzamento dei costi per le aziende delle indennità ai lavoratori messi fuori dalle imprese, tagli più facili nel pubblico. Nel 2013 la disoccupazione in Spagna raggiunse il picco del 26,94%, ma oggi si preferisce guardare alla crescita di Madrid nell’ultimo trimestre dello 0,8%, ritmo che la Spagna tiene da quattro trimestri consecutivi e che la porterà a crescere del 3,2%. Mentre Rajoy ieri non ha ottenuto la fiducia del Parlamento, poniamoci delle domande: quale governo ora sta lavorando alla crescita degli anni venturi? Il deterioramento delle istituzioni quale peso avrà nei prossimi anni? Immersi in un lungo presente preferiamo evitare il fastidio di darci delle risposte.