VARIE 30/8/2016, 30 agosto 2016
APPUNTI PER GAZZETTA - APPLE STANGATA PER LE TASSE LA UE PRETENDE 13 MILIARDI DALLA APPLE 109 768 MILANO - Vantaggi fiscali illegali ottenuti grazie alla propria forza e dimensione, in trattative private con l’Autorità fiscale di uno Stato membro: secondo la Commissione europea, la Apple è riuscia a spuntarli dall’Irlanda, ma ora deve versare 13 miliardi di euro al Fisco dell’isola per ripianare quanto risparmiato tra il 2003 e il 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - APPLE STANGATA PER LE TASSE LA UE PRETENDE 13 MILIARDI DALLA APPLE 109 768 MILANO - Vantaggi fiscali illegali ottenuti grazie alla propria forza e dimensione, in trattative private con l’Autorità fiscale di uno Stato membro: secondo la Commissione europea, la Apple è riuscia a spuntarli dall’Irlanda, ma ora deve versare 13 miliardi di euro al Fisco dell’isola per ripianare quanto risparmiato tra il 2003 e il 2014. Si tratta di una cifra enorme, rispetto alle attese della vigilia, anche se ancora suscettibile di revisioni al ribasso; sia Apple che l’Irlanda faranno ricorso. Per farsi un’idea delle dimensioni basta pensare che si tratta di quasi 3mila euro a cittadino; si possono poi ricordare i recenti casi di Starbucks (con l’Olanda) e di Fiat Finance and trade (con il Lussemburgo), nei quali la Commissione ha ordinato ai rispettivi Paesi di recuperare tra i 20 e i 30 milioni di euro. A dispetto di una tassazione imposta alle aziende a un livello del 12,5%, secondo la ricostruzione di Bruxelles Apple è riuscita a spuntare un’imposizione sui profitti europei dell’1% nel 2003, per poi scendere addirittura allo 0,005% alla fine del periodo messo sotto inchiesta. La settimana scorsa, in una mossa piuttosto rara, gli Stati Uniti avevano avvertito Bruxelles: "State diventando una autorità sovranazionale in tema di tasse e così facendo minacciate gli accordi internazionali sul piano fiscale". Ma a quanto pare la commissaria Margrethe Vestager non si è fatta intimidire: "I Paesi membri non possono dare benefici fiscali selettivi ad alcune compagnie", ha commentato nella nota con la quale si annunciava la maxi-sanzione. "L’indagine della Commissione ha concluso che l’Irlanda ha garantito benefici fiscali illegali ad Apple, che le hanno permesso di pagare meno tasse - in misura consistente - rispetto alle altre aziende". "Quando vengo a sapere che Apple ha pagato di tasse l’1% dei profitti, per poi arrivare a pagarne lo 0,005%, come cittadino che pago le tasse io mi sentirei arrabbiato", ha commentato la Vestager, in conferenza stampa a Bruxelles. "La questione di oggi non riguarda che il pagamento di tasse, e condividiamo con gli Stati Uniti la necessità di una tassazione equa", in quanto "un’equa tassazione fiscale è un beneficio per i contribuenti di ogni Paese". Leggi: "Apple, il mostro a due teste creato per evadere il Fisco" Alla base dell’indagine europea ci sono due "tax ruling", accordi tra l’impresa e l’Autorità fiscale (in sé legali), in base ai quali la società di Cupertino è riuscita a spostare in maniera fittizia i profitti in due società controllate irlandese, non pagando di fatto le tasse sugli utili generati dalle vendite in Europa. Gli accordi risalivano addirittura al 1991, ma la Commissione può richiedere il recupero degli aiuti di Stato illegali fino a un decennio prima dell’avvio delle indagini: la prima richiesta di informazioni della Commissione risale al 2013, da cui il conteggio che risale fino al 2003. Alla cifra di 13 miliardi di euro si devono sommare gli interessi. L’ammontare potrà però esser ridotto in considerazione del fatto che la struttura fiscale adottata da Cupertino, spiega la Commissione, è "al di fuori della competenze del controllo Ue sugli aiuti di Stato". Per questo, "se altri Paesi" europei ora "richiedessero a Apple di pagare più tasse sui profitti" relativi allo stesso lasso di tempo, verrebbe automaticamente ridotta "la somma da recuperare per l’Irlanda". L’Italia ha, ad esempio, siglato un accordo con Apple, che si è piegata al pagamento di 318 milioni all’Erario tricolore. "Sono in profondo disaccordo con la decisione della Commissione. Il nostro sistema di tassazione è fondato sulla stretta applicazione della legge, come stabilito dal Parlamento, senza alcuna eccezione", ha dichiarato il ministro delle Finanze irlandese, Michael Noonan, presentando il ricorso. E la stessa azienda ha alzato le barricate. "Faremo appello" fa sapere con una nota la società di Cupertino assicurando di "pagare le tasse in tutti i Paesi in cui opera". Per Apple la decisione è "nefasta e avrà un effetto profondo e negativo sugli investimenti e la creazione di posti di lavoro in Europa". L’ad Tim Cook, in un messaggio alla comunità della Mela in Europa, ha rimarcato: "Il parere della Commissione sostiene che l’Irlanda avrebbe riservato a Apple un trattamento fiscale di favore. È un’affermazione che non trova alcun fondamento nei fatti o nella legge. Noi non abbiamo mai chiesto, né tantomeno ricevuto, alcun trattamento speciale". MASSIMO SIDERI SUL CDS DI STAMATTINA Addio alle tasse «morsicate». Oggi per la Apple potrebbe essere il giorno più importante dopo quello del lancio dell’iPhone, il 9 gennaio del 2007: il 30 agosto del 2016 sarà ricordato come il tramonto dell’«iTax», il metodo «innovativo» con cui la società fondata da Steve Jobs è riuscita in questi anni a pagare poco o nulla di tasse sui propri utili. L’Europa, secondo fonti riportate dall’«Ft», ha preso la sua decisione: la Apple dovrà pagare una maxi-multa miliardaria per aiuti di Stato illegali, nella fattispecie quelli irlandesi, che hanno avuto effetti sui bilanci degli ultimi anni. La notizia era attesa ed era considerata probabile. Oggi si passerà alla certezza. Non si conosce il valore esatto della maximulta: tempo addietro una stima interna a Bruxelles era partita da 18 miliardi. Ma quella dimensione dovrebbe essere lontana. Il commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, dovrebbe svelare oggi questo numero di 9 cifre, lungo come gli utili Apple. La società e l’Irlanda hanno già negato qualunque accusa ed è probabile che si sfoci nelle corti europee. Sotto la lente di un’indagine partita nell’estate del 2012 c’erano due «tax rulings» firmati nel 1991 e nel 2007. E, in particolare, il metodo del cosiddetto «double irish», una sottile e ingegnosa architettura fiscale con cui la Apple riusciva anche a eludere il 12,5% previsto a Dublino (il vantaggio irlandese si sostanziava in posti di lavoro). Il meccanismo prevede due società: la prima che risiede in Irlanda e che fattura gli acquisti conclusi nei diversi Paesi europei e la seconda che ha sede sempre in Irlanda ma che risiede fiscalmente in un paradiso fiscale. Questa seconda società è quella che detiene i diritti intellettuali della Mela morsicata e a cui finiscono quasi tutti i soldi. Risultato? Prendiamo per esempio il 2013 quando la società di Cupertino ha venduto iPhone, iPad e affini per 170 miliardi di dollari nel mondo. Di questi 62 negli Usa e 108 fuori dal territorio americano. Il risultato è stato di 19 miliardi di utili negli Usa e 30 e rotti fuori. Ma il bello arriva alla voce tasse: 11,9 miliardi quelle pagate all’amministrazione Obama (61%) e 1,1 miliardi quelle pagate nel resto del mondo (3,7%). E così anno dopo anno. Peraltro si tratta anche di anni in cui il governo irlandese chiedeva e riceveva aiuti dall’Europa. Il caso ha già creato anche tensioni diplomatiche nei giorni scorsi: il Tesoro Usa ha accusato l’Europa di volersi trasformare in «un’autorità fiscale sovrannazionale». Per Bruxelles l’obiettivo è invece chiaro: le tasse sugli utili europei si pagano in Europa. Un cambio di chiarezza non indifferente rispetto all’opacità del passato. Apple ha già anticipato alla Sec che in caso di multa il bilancio cambierà significativamente. M. Sid. msideri@corriere.it FILIPPO SANTELLI SU REPUBBLICA FILIPPO SANTELLI ROMA. A gennaio Tim Cook in persona era volato a Bruxelles per blandire i tecnici comunitari. Qualche giorno fa ci aveva provato il governo americano, in un estremo e inusuale tentativo di difendere il suo campione: «La Commissione non si trasformi in un’autorità fiscale sovranazionale». Tutto inutile. Oggi l’esecutivo comunitario, stando a quanto rivelato da fonti interne, notificherà a Apple una maxi sanzione da «diversi miliardi di euro». L’aliquota assicurata dall’Irlanda alla Mela, meno dell’1% rispetto al 12,5 “di mercato”, sarebbe un aiuto di Stato illecito. Dunque quelle tasse risparmiate negli anni ora andranno restituite. Più di una voce, visto che ieri il documento di 130 pagine, frutto dell’indagine triennale dell’Antitrust Ue, ha iniziato a circolare tra i collaboratori del commissario Margrethe Vestager. Sarà lei a presentarlo oggi, ultimo atto della battaglia comunitaria contro le pratiche di ottimizzazione fiscale delle multinazionali, in particolare i giganti Usa della tecnologia. Una bella incognita sui conti di Apple, a pochi giorni dalla presentazione del nuovo iPhone, annunciata per il 7 settembre. Vestager non fisserà la cifra da restituire, sarà compito del governo irlandese calcolarla, ma indicherà una forchetta. Che nel peggiore dei casi, hanno stimato gli analisti di JPMorgan, potrebbe allargarsi fino a 19 miliardi di euro. A giudicare dalla reazione del titolo Apple, che a Wall Street ha chiuso vicina alla parità, il mercato scommette su un totale più clemente. Finora la “multa” più salata staccata dalla Ue è stata quella al colosso energetico francese Edf, un miliardo e 370 milioni di euro. Mentre Olanda e Lussemburgo devono recuperare da Starbucks e Fca tra i 20 e i 30 milioni. Molto dipenderà da come verranno considerate quelle due “decisioni fiscali” del 1991 e del 2007, con cui il governo di Dublino ha concesso a Apple - questa la versione della Commissione - un’aliquota inferiore a quella pagata dalle altre società, in cambio di investimenti e posti di lavoro nel Paese. In Irlanda la Mela incanala gran parte dei profitti realizzati nella Ue, Italia compresa, abbattendo l’imponibile negli altri Paesi. Qualunque sia la cifra, sia Apple che il governo irlandese hanno già annunciato che ricorreranno in appello contro la decisione difendendo la liceità del loro accordo, come hanno fatto del resto anche Fca e Starbucks. Mentre Bruxelles indaga su un altro big americano della nuova economia, Amazon. MARCO BRESOLIN SULLA STAMPA DI STAMATTINA L’Europa all’attacco di Apple Oggi arriva la multa miliardaria Il produttore dell’iPhone sotto accusa per i benefici fiscali concessi dall’Irlanda Marco Bresolin Una maxi-multa è in arrivo da Bruxelles per Apple. Con ogni probabilità, oggi la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager annuncerà la sanzione per il colosso di Cupertino, accusato di aver beneficiato di un trattamento fiscale di favore da parte del governo irlandese. Lo “sconto” applicato da Dublino, che l’azienda della Mela dovrà restituire, è pari a un miliardo di euro. Ma non è tanto questo che preoccupa dall’altra parte dell’Atlantico: a Bruxelles si parla di una multa di “diversi miliardi”. Secondo le previsioni effettuate da Jp Morgan - citate dal Financial Times - la sanzione potrebbe arrivare fino a 17 miliardi. L’inchiesta sul presunto fisco su misura - che sarebbe stato in vigore dal 1991 al 2007 - è stata aperta due anni fa da Bruxelles (quando il commissario alla Concorrenza era Joaquín Almunia) e ora è arrivato il momento del verdetto. Soltanto ieri il documento con i dettagli dell’indagine, racchiusi in 130 pagine, è stato presentato dalla commissaria Vestager ai suoi colleghi dell’esecutivo comunitario. Per l’accusa, Apple e Dublino avrebbero messo in piedi un sistema che, attraverso diverse società con filiali fuori dall’Irlanda, avrebbe permesso all’azienda americana di pagare imposte a un livello nettamente inferiore rispetto ai ricavi effettivamente sostenuti in Irlanda (meno dell’1% anziché il 12,5%). Tutto questo in cambio di posti di lavoro (sono 5.500 gli irlandesi che lavorano per Apple). Per Bruxelles si tratta di un aiuto di Stato illegale che viola le norme Ue e crea distorsioni alla concorrenza. Casi più o meno simili, anche se di entità decisamente inferiore, avevano coinvolto in passato aziende come Starbucks in Olanda e Fiat in Lussemburgo (i dossier sono all’esame della giustizia europea), mentre altre indagini sono state aperte dall’Antitrust di Bruxelles su presunti trattamenti fiscali di favore per Amazon e McDonald’s, sempre in Lussemburgo. Finora la multa più pesante era stata inflitta al colosso francese dell’energia Edf, costretto a restituire al governo di Parigi 1,37 miliardi di euro perché accusato da Bruxelles di aver beneficiato di aiuti fiscali. Apple si difende respingendo le accuse di frode: “Secondo l’Ue, l’Irlanda ci ha permesso di avere un trattamento speciale – aveva detto Tim Cook in una intervista al Washington Post –, ma non è così. Tutto è stato fatto secondo la legge irlandese, che poteva essere applicata anche ad altre aziende”. In quell’intervista, Cook annunciava che certamente Apple farà appello alla Corte di Giustizia in caso di “condanna”. Lo stesso farà anche il governo irlandese, che sostiene di aver fatto le cose in regola. Per Cook il focus del problema è altrove e riguarda le relazioni internazionali tra i Paesi. E infatti il governo statunitense è corso in aiuto della Mela, accusando l’Ue di essere diventata un’autorità fiscale sovrannazionale che ha preso di mira in particolare le grandi aziende americane. Soltanto pochi giorni fa il dipartimento del Tesoro ha pubblicato un Libro Bianco in difesa delle proprie multinazionali. In caso di maxi-multa, dunque, le reazioni da Washington non si faranno attendere. E gli esiti dello scontro sono imprevedibili. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI pag. 2 di 2