Davide Comunello, Quattroruote 9/2016, 30 agosto 2016
IN MACCHINA FAREMO TUTTO– [Carlo Ratti] La rivoluzione urbana è vicina e l’automobile sarà fondamentale per innescarla e sostenerla
IN MACCHINA FAREMO TUTTO– [Carlo Ratti] La rivoluzione urbana è vicina e l’automobile sarà fondamentale per innescarla e sostenerla. Al Massachusetts Institute of Technology c’è chi studia queste trasformazioni: è Carlo Ratti, ingegnere e architetto, già indicato da Wired Magazine come una delle «50 persone che cambieranno il mondo». Al Mit Senseable City Lab studiate l’impatto delle nuove tecnologie sulle città: come cambieranno? «Le metropoli, coperte di sensori e di reti elettroniche, stanno già cambiando. Si può dire che l’Internet delle cose stia invadendo lo spazio fisico. Siamo all’esordio di una realtà ibrida, tra mondo digitale e mondo materiale, che sta trasformando il nostro modo di vivere. “Senseable city” è un termine che mette in luce una dimensione più umana della città di domani: è in questo contesto che si sta sviluppando una nuova idea di mobilità, basata sui veicoli intelligenti». L’auto connessa e la guida autonoma aprono scenari finora inediti: quali sono le potenzialità? «Negli Stati Uniti una macchina viene usata solo per il 5% del tempo, per il restante 95% è parcheggiata. Con i veicoli driverless le cose potrebbero cambiare. Per esempio, l’automobile, dopo averci portato al lavoro la mattina, potrebbe rimettersi di nuovo sulla strada, per dare un passaggio a scuola a nostro figlio, a quello del vicino o a chiunque altro: il 30% dei veicoli oggi in circolazione potrebbe coprire le esigenze di mobilità dei cittadini di una metropoli e il numero si potrebbe ridurre di un ulteriore 40% se le persone fossero pronte a condividere gli spostamenti. Un altro aspetto interessante riguarda la funzione del veicolo, che può diventare un’estensione delle nostre case o dei nostri uffici: potremo utilizzarlo per mangiare, lavorare, dormire, incontrarci, più di quanto non avvenga già oggi». La guida autonoma diminuirà davvero, il numero d’incidenti e il traffico? Se sì, come? «Certamente sì. Sebbene sia impossibile escludere del tutto il rischio di un errore, le auto senza guidatore promettono di essere più affidabili di quelle che guidiamo oggi». La tecnologia eliminerà la segnaletica? «Le macchine autonome sono già una realtà, ma ci vorranno diversi anni prima che l’intero sistema diventi tale. A quel punto la segnaletica potrebbe scomparire, rimpiazzata da regole digitali. Anche il traffico, allora, potrà essere gestito senza semafori. Al Mit abbiamo lavorato su un progetto chiamato Light Traffic, un sistema d’intersezioni intelligenti basato su “slot”, come nell’aeronautica. È un concept molto efficiente, ma potrà funzionare solo nel momento in cui le auto saranno tutte oltre un determinato livello d’intelligenza». Traffico adattivo, autostrade senza spartitraffico o corsie: il futuro dei pendolari è davvero questo? «Si tratta di sistemi già testati: a Boston, per dire, il numero delle corsie sulla highway cambia secondo le ore della giornata, in modo da assecondare picchi e flussi. Si tratta solo di renderlo più semplice». Come cambieranno i parcheggi? «Se la mobilità dei cittadini verrà davvero soddisfatta con una frazione delle autovetture oggi in circolazione, avremo bisogno di molti meno parcheggi. Le conseguenze? Meno veicoli e molte aree da ripensare, magari riconvertendo la sosta in spazi pubblici o verdi». Elon Musk ha detto che le auto a guida manuale «potrebbero diventare fuorilegge»... «Il piacere della guida resterà. Quello delle driverless car non sarà un regime, ma solo un’opportunità per chi deve muoversi con meno stress». Si fiderebbe ciecamente di un taxi-robot? «Per indole e deformazione professionale, sì. Tendo a fidarmi dei robot, perché di solito sono più affidabili degli uomini». Come s’immagina il “volto” delle città del futuro? «Una città con più verde, in cui non cambia tanto la forma fisica, quanto il nostro modo di vivere». Davide Comunello