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 2016  agosto 30 Martedì calendario

DILMA CONTRO TUTTI: “È UN GOLPE, LA STORIA MI GIUDICHERÀ”

Ho visto per due volte la morte in faccia: quando sono stata torturata, sottomessa a sevizie che mi hanno fatto dubitare dell’umanità e dello stesso senso della vita, e l’altra, quando una grave e dolorosa malattia (un tumore, ndr) avrebbe potuto abbreviare la mia esistenza. Oggi temo solo per la morte della democrazia, per la quale molti di noi, in quest’aula, lottano con tutte le loro forze”. È un frammento del lucido e insieme emozionato discorso – probabilmente l’ultimo – della presidente Dilma Rousseff, che ha parlato di fronte a tutti gli 81 senatori che nei prossimi due giorni voteranno l’impeachment della prima presidente donna della storia del Brasile.
Il discorso dell’ex guerrigliera Dilma è durato trenta minuti, seguito subito dopo dall’inchiesta dei senatori, i quali hanno avuto ciascuno cinque minuti di tempo per fare domande sulle famose “pedalate fiscali”.
È il principale capo d’accusa contro la presidente, nel mirino non solo dell’opposizione ma anche del Pmdb, il principale alleato nel governo del Pt, il partito della Rousseff e dell’ex presidente Inacio da Silva. Lula ha seguito l’interrogatorio dal loggione gremito di gente, seduto accanto al compositore Chico Buarque.
L’economista Rousseff ha facilmente risposto ai quesiti dei senatori, che cercavano di accusarla per avere firmato i decreti fiscali nel 2014 dopo la bocciatura dei conti dello stato da parte della Corte dei conti brasiliana. Un fatto raro, la bocciatura del massimo organo contabile del paese: il solo precedente è datato 1937.
La presidente in sostanza ha preso in prestito circa 35 miliardi di euro da banche statali attraverso semplici decreti presidenziali, senza passare per l’approvazione del parlamento. Una procedura ammessa dalla stessa costituzione, ma oggi contestata nonostante sia stata realizzata in sostanza da tutti i precedenti presidenti, dal comunista Lula al super-liberista Fernando Henrique Cardoso.
Il question time in realtà ha avuto il tono di un vero processo politico e con un verdetto ormai dato per scontato da tutti, compreso il Pt, che però continua a non mobilitarsi per fare opposizione al governo interino del presidente Michel Temer. Vice di Dilma, Temer nei giorni scorsi ha iniziato lo smantellamento dell’agenda politica di Dilma, tagliando persino i fondi stanziati per la lotta contro l’analfabetismo, dopo aver fatto tagli alla salute, all’educazione e alla cultura.
“È un autentico golpe”, ha ripetuto Rousseff, menzionando anche il blocco dei fondi diretti alla spesa pubblica che per vent’anni saranno congelati dal governo Temer. Il provvedimento frenerà sicuramente la trasformazione sociale che il governo del Pt ha promosso tra gli strati sociali meno agiati, nonostante si sia strettamente mantenuto entro i parametri dell’economia di mercato.
“Ho la certezza che la popolazione non si sottometterà a questo governo usurpatore e illegittimo capitanato dal presidente interino Temer”, ha affermato l’ex ministro petista Miguel Rossetto. Titolare del delicato Sviluppo Agrario con Lula e Dilma, Rossetto annuncia che “se il golpe contro Dilma passerà”, il Pt mobiliterà le masse per un plebiscito con cui convocare elezioni anticipate. In piazza contro Temer ci andranno in molti: secondo le statistiche la popolarità del governo interino è tra le più basse della storia brasiliana.
di Giuseppe Bizzarri, il Fatto Quotidiano 30/8/2016