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 2016  agosto 28 Domenica calendario

DA TARANTO A FIRENZE, MUSEI AUTONOMI MA SENZA CUSTODI

A Ferragosto in Puglia si è tenuta una singolare rievocazione della “disfatta” di Canne. Stavolta però non c’è stato bisogno di Annibale, è bastata una comune carenza d’organico per tenere chiuso l’Antiquarium, il sito archeologico dove si è svolta la terribile battaglia in cui nel 216 a.C. l’esercito romano venne annientato dagli opliti cartaginesi. Il monumento, vanto di Barletta e provincia, è rimasto chiuso sia il 14 sia il 15 agosto perché i tre dipendenti della struttura avevano già superato il limite del 50 per cento dei giorni festivi lavorati. Una storia che racconta bene i controsensi della riforma dei Poli museali, che da un lato esalta l’autonomia delle strutture più famose e dall’altro fatica a tenere aperte quelle più piccole.
Non è un caso isolato. Da Nord a Sud Poli museali, archivi, biblioteche e soprintendenze faticano a trarre beneficio dalla distribuzione di competenze e personale messa in atto dalla recente riforma del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Perché se il governo ha fatto vanto delle nuove procedure di selezione dei direttori degli spazi espositivi più prestigiosi, che hanno portato alla nomina di manager stranieri e di alto profilo, il rovescio della medaglia racconta ovunque carenze di organico soprattutto tra i custodi. Senza di loro è difficile tenere aperto qualsiasi museo.
Se a Canne l’Antiquarium stenta per carenza di organico, nel resto della Puglia non va meglio. La distribuzione regionale del personale tra musei e soprintendenze prevede 738 unità, di cui 74 andranno in pensione entro il 2020 e il concorso nazionale in corso per 500 funzionari non basta a rimpiazzarli.
Accade così che a Taranto il 29 luglio scorso è stata inaugurata in pompa magna la nuova ala del MarTa, museo archeologico tra i più importanti per studiare la storia della Magna Grecia. Quindici milioni di investimento, col premier Matteo Renzi, accorso per il taglio nel nastro, felice di inserire l’opera nella sua narrazione: “Museo archeologico, risanamento Ilva, le scuole del quartiere Tamburi, Arsenale, il porto, le bonifiche.
A Taranto i problemi non mancano ma il Governo c’è. E fa terribilmente sul serio”. Così tanto che, al momento, al MarTa mancano 6 funzionari archeologici e 8 figure professionali tra accoglienza e vigilanza per garantirne l’apertura. Un situazione già ampiamente nota al Mibact al momento dell’inaugurazione, visto che con una nota datata 5 luglio il direttore del museo aveva rappresentato al ministero la “grave carenza di personale” chiedendone la copertura.
Eppure il sito è stato inserito dalla riforma Franceschini tra i venti poli espositivi italiani dotati di autonomia gestionale. Risultato: se il museo vuole sopperire alla carenza di custodi ha bisogno di mettere mano alle proprie casse per pagarli. Operazione difficile per una struttura che, nel 2015, ha incassato 109.583 euro con 55.388 visitatori. Insomma, un problema “terribilmente” serio, parafrasando le parole del premier.
Anche le città d’arte, “il petrolio del nostro Paese”, come vengono spesso definite, soffrono gli stessi mali. A Firenze la situazione più spinosa la vive il Bargello, 240 mila visitatori annui forte di una collezione di sculture rinascimentali da Michelangelo a Donatello: qui manca il 50% del personale. Su una pianta organica da 118 unità al momento gli effettivi sono 59. E a poco serve che anche questo sito sia stato inserito tra i venti dotati di autonomia. Ancora negli scorsi giorni la direttrice del Bargello, Paola D’Agostino, è tornata a lanciare l’allarme: “Mancano 45 unità di vigilanza, al momento ne abbiamo solo 42, per garantire la piena e permanente apertura e una decina di amministrativi”. Per questo motivo, ha aggiunto: “Non possiamo fare il doppio turno di apertura, occorre poter avere l’organico per dare pienezza all’autonomia gestionale, che è l’obiettivo della riforma”. Insomma, a dispetto del nuovo assetto, senza il personale adeguato l’unico obiettivo rimane quello di riuscire a garantire l’apertura.
Situazione complicata anche in Veneto, dove la Fp-Cgil stima che su 190 unità di vigilanza necessarie alle strutture regionali ce ne sono in organico solamente 147. Va anche peggio in Lombardia, dove mancherebbero all’appello circa 100 lavoratori, con maggiore sofferenze nell’area di Mantova, col suo monumentale Palazzo Ducale. Anche quello, naturalmente, tra i siti dotati di maggiore indipendenza.
Destino comune a quello dei nuovi parchi archeologici, quello dei Campi Flegrei a Napoli è a corto di personale e attene anche il nuovo direttore, così come quelli dell’Appia Antica a Roma e di Ercolano.
“A oggi mancano 2.200 lavoratori in tutta Italia, solo col turn over (i pensionamenti, ndr) da qui al 2020 serviranno 5-6 mila persone”, spiega Claudio Meloni, coordinatore FP-Cgil del Mibact . Il 30 agosto è in programma un incontro a tema tra Franceschini e i sindacati, sperando nel frattempo i musei rimangano tutti aperti.
di Andrea Managò, il Fatto Quotidiano 28/8/2016