di Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 28/8/2016, 28 agosto 2016
STAR BOSK
Chi rientra da un periodo di vacanza lontano dall’Italia potrebbe restare un tantino impressionato, per non dire sconcertato, da alcuni titoli che si leggono nei giornali e nei telegiornali: “No al referendum e Festa dell’Unità: tra l’Anpi e il Pd intesa impossibile: ‘Rispettate le posizioni del partito o la convivenza sarà difficile’”, “Referendum il Pd cerca la tregua con l’Anpi”, “Gozi: ‘Nel Pd non c’è posto per il No al referendum’”, “Delrio: ‘Spazio per tutti alle Feste, ma l’Italicum non si tocca’”, “La minoranza Pd: ‘Ricucire con l’Anpi’”, “Orfini invita l’Anpi, ‘però niente banchetti’. Serracchiani: ‘Ma niente ricatti’”, “Serracchiani: ‘Sono iscritta all’Anpi, vediamo se espellono anche me’”, “Disgelo tra l’Anpi e Renzi”, “Renzi invita Smuraglia, presidente dell’Anpi”, “Sul referendum l’Anpi dice sì al duello con Renzi”. Naturalmente la guerra aperta dal Pd contro l’Anpi, colpevole di aver deciso – con votazione democratica delle centinaia di suoi dirigenti, per giunta all’unanimità – di schierarsi per il No al referendum costituzionale viene spacciata per un’astiosa ripicca senile dei pochi partigiani che osano mettersi di traverso alle magnifiche sorti e progressive della nuova Costituzione Boschi-Verdini.
Un temporale estivo, una guerricciola dappoco, una scaramuccia da niente. Mica come la “rivolta”, la “rissa”, la “bufera” e la “guerra” che – sempre a leggere i titoli di tg e giornali – si sarebbero scatenate tra i 5Stelle romani contro la giunta Raggi e le sue nomine: focolai rivoluzionari, moti di piazza, tumulti, barricate, colpi di mortaio, assalti ai forni, cavalli di frisia e sacchi di sabbia alle finestre di una Capitale peraltro semideserta. Quelle sì che fanno paura. Eppure l’ingresso delle Feste dell’Unità vietato all’Anpi è una notiziona, tipo il classico uomo che morde il cane. Un po’ come se il Billionaire mettesse alla porta i miliardari, la Lega Nord i bergamaschi, il Vaticano i frati e le suore, Belén Rodriguez i paparazzi. Se il Pd avesse seri problemi di incomunicabilità con Verdini, Alfano, Formigoni, Comunione e Liberazione, Confindustria, banchieri, Al Sisi, Erdogan, Putin, si capirebbe: invece, con i suddetti soggetti, va d’amore e d’accordo. È proprio con l’Associazione nazionale partigiani italiani che non c’è feeling. Una novità assoluta, e anche piuttosto imbarazzante. Non che le Feste dell’Unità siano la culla del dialogo e del confronto che qualcuno vuole accreditare: chi scrive partecipava a una trentina di edizioni all’anno quando scriveva sull’Unità, anzi solo dal 2002 al 2004.
Poi disse una cosa che dispiacque a D’Alema e ne fu bandito: bando che dura tuttoggi, a 12 anni di distanza, a opera dei presunti rottamatori del dalemismo, ansiosi di “confrontarsi sul merito della riforma”; talmente ansiosi che, quando li inviti al confronto sul merito alle feste del Fatto, se la danno a gambe.
Ma l’Anpi e la sinistra italiana sono sempre andate d’amore e d’accordo, soprattutto quando si trattava di difendere la Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, dagli assalti ora di Craxi, ora di Cossiga, ora di B. (fu soltanto 10 anni fa, quando la Costituzione per il centrosinistra, Renzi e Napolitano compresi, era ancora “la più bella del mondo”). Ora che la minaccia viene dal Pd, invece, c’è non solo il dissenso (che è fisiologico), ma un conflitto senza esclusione di colpi. Merito di quel genio di Maria Elena Boschi che, dopo aver accomunato il fronte del No (Anpi compresa) ai fascisti di Casa Pound, aggiunse pure che “i veri partigiani votano Sì”, mentre quelli del No “sono venuti dopo” la Liberazione: i soliti imbucati. Quelli del Sì, due o tre in tutto, furono portati in processione come la teca di Padre Pio, e si esaltarono al punto di riesumare le care salme di Togliatti, Berlinguer, Iotti, Dossetti e ultimamente persino di Pertini, per arruolarli al renziboschismo (fortuna che gli interessati sono morti, altrimenti avrebbero già dissotterrato le colubrine e le spingarde). Poi la stampa renziana, praticamente tutta, s’è inventata di sana pianta l’epurazione mai avvenuta di un dirigente dell’Anpi favorevole al Sì. E infine, a completare l’opera, lo stato maggiore pidino – un trust di cervelli mica da ridere – ha disposto l’ostracismo dalle Feste dell’Unità per chiunque voti No. Ora, bontà loro, Renzi&his friends accettano qualche dibattito con l’Anpi, ma a patto che non apra stand o banchetti per illustrare la sua posizione sul referendum.
In pratica l’Associazione, da sempre presente alle feste, dovrebbe dedicarsi a temi di più croccante attualità: l’oro di Dongo, piazzale Loreto, l’amnistia di Togliatti, il governo Tambroni, il Piano Solo, cose così. Ma la Costituzione no, quella è tabù. In attesa di sapere se alla fine l’attesa sfida all’Ok Corral fra il vecchio Smuraglia e il giovane Renzi (si parla naturalmente dell’anagrafe, non della lucidità mentale) alla festa dell’Unità di Bologna si terrà oppure no, una certezza c’è: la sicura presenza alla kermesse del capoluogo emiliano di William Shatner, più noto come il capitano James Kirk di Star Trek, comandante dell’Enterprise. Chi vuole ammirare il suo show e portarsi a casa una sua foto con autografo (“pacchetto completo”), non ha che da sborsare la modica cifra di 150 euro, alla portata di ogni metalmeccanico e disoccupato che si rispetti. Del resto, quella di Bologna non si chiama più polverosamente Festa dell’Unità, ma molto più vezzosamente “Democratic Party”. E Star Trek suonava così bene. Constitution, invece, maluccio.
Ps. Ora, per carità, non vorremmo mai che si scoprisse, Dio ne scampi, che il Capitano Kirk vota No.
di Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 28/8/2016