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 2016  agosto 27 Sabato calendario

VIRI PROBATI E NON PRETI SPOSATI

Anche i preti potranno sposarsi, ma soltanto ad una certa età, come diceva una famosa canzone di Lucio Dalla? Non proprio, anche se da tempo di parla di un prossimo Sinodo dedicato ai preti sposati e quindi l’abolizione, per la Chiesa cattolica di rito latino (quella in cui si trova praticamente tutto l’Occidente, salvo qualche eccezione) del celibato obbligatorio.
Diciamo subito che si tratta solo di una tradizione introdotta nel Medioevo e che si può abolire anche adesso: ma su questo tema Francesco, ha detto nel 2014, vorrebbe a suo supporto il consenso dei vescovi del mondo.
Il dibattito sui preti sposati, mai sopito nella Chiesa specie dagli anni dopo il Concilio Vaticano II, ha accompagnato questo Papato quasi sottopelle. Il 12 agosto scorso è riapparso su Crux, prestigioso magazine online americano che ospita un articolo di Austen Ivereigh, vaticanista inglese per il quale il nuovo Sinodo sui preti sposati potrebbe essere nel 2018-’19. Una delle idee che potrebbe essere discussa è quella dei viri probati, già presenti nelle prime comunità cristiane e a quanto pare gradita al Papa. Piccoli gruppi di laici già sposati o vedovi, con figli adulti, impegnati in parrocchia e di una certa età (il precedente è negli Atti degli Apostoli) che potrebbero lavorare secondo una sorta di sacerdozio parallelo e complementare a quello dei preti che escono dal seminario e sono tenuti al celibato. Qualcosa di più rispetto a un diacono, qualcosa di meno rispetto a un prete, per coprire zone del mondo nelle quali i sacerdoti siano pochi.
Una cosa simile ai viri probati è l’esperienza dei Delegados de la Palabra honduregni, che dal 1966 si occupano di animare le celebrazioni liturgiche e in particolare esercitano la celebrazione della Liturgia della Parola (la prima parte della Messa: poi c’è l’Eucarestia, e quella tocca ai sacerdoti) dove non possono giungere o sono scarsi i preti a disposizione. Sono 15 mila, scelti dai vescovi e possono essere anche donne.
Da tempo si parla di un possibile esperimento con i viri probati supervisionato dalla Santa Sede nella diocesi brasiliana di Xingù, appena 27 preti per 330 mila abitanti. Niente abolizione del celibato sacerdotale, dunque, ma una soluzione intermedia che recupera un pezzo di storia della Chiesa.
Successe così pure al Concilio con i diaconi, allora di fatto un semplice step di passaggio verso il sacerdozio. Si recuperò la possibilità di ordinare diaconi sposati accanto a quelli tenuti al celibato e fu boom: erano 368 nel 1970, oggi tutti insieme (ma quelli celibi non possono sposarsi dopo l’ordinazione e quelli sposati restano celibi se diventano vedovi) sono quasi 30 mila ripartiti tra Europa e Nordamerica.
Eppure in Italia i preti cattolici sposati ci sono: sono quelli di rito orientale (precisamente bizantino-cattolici), che potete trovare nelle Eparchie (Diocesi) di Piana degli Albanesi (PA) e Lungro (CS), con sconfinamenti in Basilicata e anche a Pescara). Più il monastero di Grottaferrata, dove ci sono i monaci basiliani. I sacerdoti bizantino-cattolici possono avere famiglia, prendere i voti dopo le nozze e nessuno si scandalizza. Anche se la cosa ha i suoi inconvenienti: a Piana degli Albanesi è stato necessario un commissariamento dal 2013 al 2015 perché l’eparca Sotir Ferrara non aveva un successore: tutti i preti erano sposati e l’eparca invece è tenuto al celibato. La soluzione? Nel 2015 è stato scelto monsignor Giorgio Demetrio Gallaro da Pozzallo (RG), classe 1948: emigrato in Usa nel 1968, era sacerdote dell’eparchia di Newton dei Melchiti. Lo hanno quindi “importato” in Italia e consacrato eparca per i fedeli orientali siciliani. Per dire.
Antonino D’Anna, ItaliaOggi 27/8/2016