Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 29 Lunedì calendario

PILOTI ITALIANI PER LA FERRARI

«Abbiamo aggiustato la Fiat, per non parlare della Chrysler, sono convinto che la Ferrari tornerà a vincere». Parola di Sergio Marchionne, un manager che quando si prefigge un obiettivo non molla finché non l’ha raggiunto. E, vista la situazione di difficoltà in cui sembra incagliato il team del Cavallino, Marchionne sta mettendo in atto una rivoluzione che parte dal basso per arrivare molto in alto. Una rivoluzione made in Italy. Prima c’è stata la nomina di Mattia Binotto come ingegnere capo tecnico al posto di James Allison. La seconda fase prevede la selezione di piloti tricolori da far crescere e maturare, per portarli un giorno – non troppo lontano – alla guida di quello che è uno dei maggiori simboli del nostro Paese nel mondo.
Le giovani speranze ci sono, basti pensare che quest’anno nel campionato cadetto della F1, ovvero la Gp2, sono ben tre i driver italiani presenti: Raffaele Marciello alla sua terza stagione in Gp2, corre nel team Russian Time; Antonio Giovinazzi è al debutto nella categoria con il team Prema; Luca Ghiotto, vice campione della Gp3 lo scorso anno, guida una monoposto del team Trident. Giovinazzi vincitore del Masters di Formula 3 e secondo nel campionato europeo F3, ha dimostrato al mondo intero il suo talento. Mentre Marciello è considerato da tutti un vero talento, nonostante il suo 2015 sia stato caratterizzato da molta sfortuna in pista e fuori. Cresciuto nella Ferrari Driver Academy, ne è uscito a fine 2015 per divergenze con Maurizio Arrivabene.
A questi tre c’è da aggiungere Antonio Fuoco, calabrese classe 1996, già Test Driver della Ferrari, ora in forza al team Trident in Gp3.
Proprio la fabbrica di giovani talenti del Cavallino, la Ferrari Driver Academy, la scorsa primavera è stata radicalmente rinnovata. È cambiato il respondabile – ora Massimo Rivola – e sono cambiati i ragazzi che studiano al volante: a parte il già citato Fuoco, i due diamanti grezzi da valorizzare sono il diciottenne monegasco Charles Leclerc, il francese Giuliano Alesi, classe ’99 e figlio dell’ex campione di F1 Jean, e il sedicenne cinese Guan Yu Zhou che ha chiuso al secondo posto il Campionato Italiano di Formula 4 nel 2015.
Su di loro la Rossa conta molto. Anche perché sono ormai cinque stagioni che non ci sono piloti italiani in Formula 1: l’ultimo è stato Jarno Trulli. E addirittura è dal 1953 che un nostro connazionale non conquista il titolo mondiale: per trovare l’ultimo bisogna risalire infatti al 1953, quando a Alberto Ascari trinfò alla guida proprio della Ferrari. Da allora a oggi più nulla. È il momento di dare una sterzata alla storia. E Marchionne questo lo sa bene: La Ferrari è un bene del Paese, dobbiamo proteggerla, essere fieri di questa creatura concepita da uno dei più grandi talenti italiani: il grande Enzo».



“Where are the Italian Drivers?” titolava un anno fa il Wall Street Journal . L’Italia è forte in molti sport e sta emergendo a livello mondiale anche nel rugby, scriveva Jonathan Clegg sul Wsj, «ma nessuno sport racchiude le qualità italiane del glamour, la sofisticata visione della vita e la tendenza a guidare in maniera folle come la Formula 1». Eppure, nonostante la sua gloriosa storia sui circuiti mondiale, l’Italia non «produce più buoni piloti», argomentava Clegg ricordando che la vittoria di un italiano manca (a tutt’oggi) da 2006 allorché Fisichella salì sul gradino più alto del podio nel Gran Premio della Malaysia. Da allora l’inno di Mameli ha risuonato solo per il costruttore, la Ferrari, naturalemente».
Così quindi la Rossa ha avviato la sua rivoluzione verde (e interna): nel mirino c’è la Mercedes, sperando che la Red Bull sia solo un impiccio temporaneo. «Voglio chiudere questa stagione con onore, con decenza, dando tutto ovviamente a ogni Gran premio. Ma dovevamo cambiare, non possiamo perdere altro tempo. La Ferrari è un bene del Paese, dobbiamo proteggerla, essere fieri di questa creatura concepita da uno dei più grandi talenti italiani: il grande Enzo».