Ugo Tramballi, Il Sole 24 Ore 27/8/2016, 27 agosto 2016
SPETTA ALL’ISLAM RIFORMARE COSTUMI E REGOLE DELL’ISLAM
Non avendo come preoccupazione il voto popolare ma le leggi e i valori nati dalla Rivoluzione, il Consiglio di Stato francese ha ripristinato appunto leggi e valori prodotti da quell’evento storico, fondamentale per la democrazia europea. Le donne musulmane saranno di nuovo libere di andare in spiaggia col burkini, come già le suore col velo, le laiche in due pezzi e le più “ardite” in topless.
L’estate, si dice, spinge la gente a occuparsi di temi leggeri e appassionarsi a problematiche da canarino, come appunto il burkini. Sembra tuttavia incredibile che sia potuto accadere anche in un’estate come questa, iniziata con la strage terroristica islamica di Nizza, continuata con il golpe in Turchia, l’eccidio di Monaco, l’assassinio di un sacerdote in una chiesa normanna, la lancinante questione dei migranti, l’assedio di Aleppo col massacro dei bambini, kamikaze e accoltellatori in ordine sparso nel mondo, e un terremoto in Centro-Italia.
Non occorre il dottor Freud per spiegare le ragioni di tanto interessamento sul burkini: il comprensibile desiderio di un tema leggero fra tanta angoscia. Senonché il divieto d’indossare il burkini sulle spiagge francesi è stato trattato con grande serietà. I cosiddetti intellettuali francesi hanno affrontato la questione con accanimento terapeutico. Gli italiani non sono stati da meno ma nessuno ha mai battuto su nulla la logorrea e la prosopopea dei primi. Tuttavia anche da noi sono stati tirati in ballo i valori più profondi dell’etica, del vivere civile, della parità di genere. Perfino Matteo Salvini ha condotto una piccola crociata in difesa della dignità delle donne musulmane, svilita dal burkini. Lo stesso segretario leghista che in un comizio pochi giorni prima si era presentato con una bambola gonfiabile, paragonandola a Laura Boldrini, la presidente della Camera.
Forse non erano necessari i sacerdoti della legalità repubblicana francese per constatare che il bando del burkini era «un serio e chiaramente illegale colpo a libertà fondamentali come la libertà di movimento, di coscienza e individuale». Ma per fortuna i saggi sono intervenuti a ripristinare la vera eredità della Rivoluzione. La stessa che avevano invocato i proibizionisti della destra xenofoba che governa molte località del Sud della Francia, del centro-destra repubblicano, perfino del partito socialista. Tutti a inseguire ma non a governare la comprensibile ostilità dell’opinione pubblica francese per tutto ciò che era islamico, dopo la strage di Nizza. Ognuno facendo calcoli sulle elezioni politiche del 2017.
Pensando ansiosamente al voto, hanno in realtà invocato la parte meno gloriosa e più illiberale della Rivoluzione – quella fra il Grande Terrore e il Termidoro – e non i valori costruiti nel tempo, a partire da un evento di lunga durata, iniziato il 14 luglio 1789. La questione del burkini –che non ha nulla a che vedere con il burqa che copre interamente il viso e che Angela Merkel ha giustamente negato alle insegnanti nelle scuole tedesche, criticando però il bando del burkini - riguarda le donne musulmane, la riforma delle regole e dei costumi dell’Islam. Tutto il mondo la attende. Che se ne sia occupato lo Stato francese è irriguardoso. Come reagiremmo noi cattolici, anche i meno osservanti, se per esempio i musulmani, gli ebrei o i buddisti mettessero naso nella questione del sacerdozio femminile?